Ieri sera su Rai 1 ha debuttato I Leoni di Sicilia, la serie tratta dall'omonimo romanzo di Stefania Auci per Editrice Nord. La serie è composta da otto puntate e racconta le vicende della famiglia Florio nella Sicilia del 1800; la interpretano, tra gli altri, Michele Riondino, Miriam Leone, Vinicio Marchioni ed Edoardo Scarpetta, mentre la regia è di Paolo Genovese.
I Leoni di Sicilia oltre la tv: la storia vera
Ma i Florio sono esistiti davvero? Le risposta è si. Sono stati una famiglia di imprenditoriI leoni di Sicilia che, attraverso vicissitudini alterne, hanno scritto una pagina di storia siciliana (e non solo) tra il XIX e il XX secolo. Anzi, più che una famiglia, sarebbe meglio dire una vera e propria dinastia. Una curiosità? È grazie a loro che possiamo mangiare il tonno in scatola.
Fu infatti Ignazio Florio a sperimentare questo nuovo modo di conservazione. Anziché il tonno sotto sale, provò a conservarlo sott'olio, inscatolandolo nelle latte così come lo conosciamo oggi. Un'intuizione che diede lavoro a molti siciliani, esportando i prodotti dell'isola nel mondo. I Florio del resto, erano all'epoca anche i proprietari della prima compagnia di navigazione del Paese.
Le origini
La famiglia dei Florio ha origine in Calabria nel 1600; Tommaso, il capostipite, era fabbro e maniscalco. Di generazione in generazione, i Florio migliorarono la propria condizione economica divenendo proprietari di terreni e vigneti.
Palermo, il business delle tonnare e dei battelli
In seguito al terremoto del 1783, caduta in disgrazia, la famiglia lasciò la Calabria per trasferirsi in Sicilia, dove Paolo Florio rilevò un negozio di spezie, prodotti coloniali e chinino (che serviva a curare la malaria) di Palermo. L'attività ebbe successo, rendendo i Florio una delle famiglie più importanti della città. Alla morte di Paolo, fu il fratello Ignazio a portare avanti l'impresa e a prendersi cura del nipote Vincenzo, figlio di Paolo; Ignazio capì che bisognava espandere il business, e investì nell'affitto di due tonnare. Quando il nipote, Vincenzo Florio (in futuro sarà anche senatore), fu grande abbastanza da prendere in mano le redini delle imprese di famiglia, allargò ulteriormente gli affari: produzione dei vini Marsala, del tonno, del tabacco e del cotone. Nel 1840 fondò anche la "Società dei Battelli a vapore", che avrebbe collegato la Sicilia con l'America. L'eredità venne dunque raccolta dal figlio di Vincenzo, Ignazio Senior che, continuando sulla scia paterna, acquistò altre tonnare e diede il via alla produzione del tonno in scatola. La compagnia navale, nel frattempo, divenne la prima dello stivale.
La decadenza dei Florio
Così, di padre in figlio, i Florio sono stati imprenditori illuminati, senatori, mecenati che resero Palermo meta di artisti e politici. A loro si deve anche la fondazione del quotidiano L'Ora nel 1900.
A metà del secolo scorso però, come in ogni grande saga familiare, la famiglia Florio era ormai caduta in decadenza; Ignazio Junior morì dopo aver liquidato la maggior parte dei propri beni.
Ad oggi, le testimonianze della dinastia Florio sono nelle tante ville per le strade di Palermo. E nella saga di Stefania Auci, oltre che nella serie che vedremo nelle prossime settimane su Rai 1.