Bonding, Netflix "sculacciata" dalle regine del bondage: "La serie tv è inaccurata"

Bonding, la nuova dark comedy di Netflix sull'universo BDSM, ha attirato diverse critiche da parte di vere sex worker che la ritengono piena di falsi stereotipi.

La dark comedy Bonding è arrivata su Netflix lo scorso 24 aprile e, nonostante i toni parecchio leggeri, ha subito attirato parecchie critiche. Perchè? Apparentemente proprio per il suo tono leggero, ma non solo.

A "sculacciare" la piattaforma e il creatore dello show, Rightor Doyle, sono state alcune esperte della pratica del bondage, e accanto alle sex worker si sono già schierati esperti del settore. Secondo tutti loro Bonding non è abbastanza accurata ma soprattutto rischia di non dare la giusta importanza a problemi che, chi lavora con il sesso, è costretto ad affrontare ogni giorno. Anzitutto: Mistress May, l'identità fittizia con cui la protagonista Tiff lavora, ha un suo profilo Twitter (e questo nella realta!) con tanto di spunta blu. Il problema è che i sex worker sono spesso soggetti a shoadowbanning da parte dei social media - i lori profili hanno scarsa visibilità -, come ha fatto notare Jessie Sage, editorialista del Pittsburgh City Paper e attivista. Il fatto che un social che continua a fare la guerra a chi ha fatto del sesso un lavoro abbia concesso addirittura un profilo verificato a una serie tv che non tratta in maniera adeguata certi temi, è stato ritenuto abbastanza grave.

Ben peggiore, però, è il modo in cui la serie Netflix ha trattato i dettagli di un lavoro come quello della dominatrice: Mistress Couple, capo delle dominatrici per La Domaine Esemar, in una dichiarazione rilasciata a Rolling Stone ha fatto notare per esempio che Tiff non lavora in un ambiente idoneo a livello igienico per la presenza della moquette. In secondo luogo, non viene dato sufficiente spazio all'etica di queste lavoratrici, alle regole e ai limiti del rapporto tra dominatrice e cliente/sottomesso: "Il BDSM senza consenso, senza attenzione reciproca e senza una componente di sessualità è soltanto violenza [...] Trovo che Mistress May sia violenta non solo verso i suoi clienti, ma anche verso Pete e specialmente verso se stessa... compromette i propri limiti continuamente".

La critica più pesante è quella che arriva da Kitty Stryker, autrice di libri sul sesso, educatrice e sex worker, che ritiene Bonding un agglomerato di stereotipi senza fondamento sul feticismo. Il fatto, per esempio, che la protagonista Tiffany sia una studentessa cinica con un passato oscuro di traumi a sfondo sessuale è, per Stryker: "un clichè negativo, un luogo comune che incoraggia le persone a vederci come vittime". Da un lato, infatti, non esistono dati che mettano in relazione i sex worker con traumi passati, dall'altro non è vero che tutte le dominatrici siano "_principesse di ghiaccio vestite di latex___" come Mistress May, incapaci di gestire i propri scheletri nell'armadio se non con la violenza sui propri clienti. Insomma, per le sex worker di professione, la Tiff di Bonding non è altro che una ragazzina viziata e una mistress improvvisata che niente ha in comune con chi sceglie di fare del sesso un lavoro serio e rispettabile come ogni altro.