Berlinale 2024: Carlo Chatrian risponde alle polemiche causate dalla cerimonia di premiazione

Carlo Chatrian è intervenuto con un post sui social media per commentare le polemiche legate alla cerimonia di premiazione della Berlinale 2024.

Berlinale 2024: Carlo Chatrian risponde alle polemiche causate dalla cerimonia di premiazione

Carlo Chatrian ha condiviso online una lunga lettera per rispondere alle polemiche legate ai discorsi compiuti durante la cerimonia di premiazione della Berlinale 2024.
Il responsabile uscente del festival ha deciso di intervenire dopo che Yuval Abraham, che ha conquistato il premio come Miglior Documentario, ha rivelato di aver ricevuto più di una minaccia di morte e ha dovuto cancellare il suo volo per tornare a casa dopo che il suo discorso è stato definito antisemita.

Il messaggio di Chatrian e Mark Peranson

Sui social Carlo Chatrian, il direttore artistico del Festival di Berlino, ha scritto un comunicato firmato anche da Mark Peranson, responsabile della programmazione: "Abbiamo un grande rispetto per l'istituzione per cui lavoriamo e per la nazione che ci ha ospitati negli ultimi cinque anni. Il modo in cui la Germania ha gestito il proprio passato e l'ha superato, diventando una nazione guida nel sostenere i diritti umani e accogliere le persone in difficoltà è stato ammirevole, ed è uno dei motivi per cui siamo stati così orgogliosi di lavorare per la Berlinale. Conoscendo che il nostro passato non ci permette di comprendere totalmente la complessità dei sentimenti e di ciò in cui credono le persone, ci siamo sempre allineati con le decisioni del festival anche quando queste non erano esattamente le nostre e in momenti in cui non andavano nella direzione di quello che dovrebbe rappresentare un festival cinematografico internazionale". Il documento prosegue dichiarando: "Gli ultimi giorni ci hanno reso consapevoli del grande pericolo che la Berlinale, come le altre istituzioni in Germania, sta affrontando. Ed è per questo che osiamo alzare le nostre voci. Difendiamo il cinema, che non appartiene a nessun partito politico, non è di destra e nemmeno di sinistra. Crediamo nel potere che possiede il cinema nell'unire le persone. Il festival di questo anno è stato un posto per il dialogo e lo scambio per dieci giorni, tuttavia, quando sono finite le proiezioni dei film, un'altra forma di comunicazione ha preso il sopravvento sui politici e i media, una che trasforma l'antisemitismo in un'arma e lo strumentalizza per motivi politici. A prescindere dalle convinzioni politiche e i credo individuali, dovremmo tutti ricordarci che la libertà di parola è una parte essenziale in ciò che definisce una democrazia. La cerimonia di premiazione di sabato 24 febbraio è stata presa di mira in un modo così violento che alcune persone si ritrovano ora a ricevere minacce di morte. Questo è inaccettabile".

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Chatrian e Peranson hanno espresso la propria solidarietà ai registi, ai membri della giuria e agli altri ospiti del festival che hanno ricevuto vari tipi di minaccia e difendono le scelte prese nella selezione delle opere proposte. Il comunicato ha ricordato come ci sia preoccupazione e solidarietà nei confronti degli ostaggi ancora in mano ad Hamas, tra cui David Cunio che era stato ospite del festival, e al tempo stesso ci sia sofferenza per la vita di chi si trova in pericolo a Gaza, ribadendo che la sofferenza è universale e si può provare dolore per le perdite di entrambe le realtà.
Chatrian e Peranson hanno quindi espresso la propria speranza che la Berlinale "rimanga una 'finestra sul mondo libero'. Un posto dove ogni film possa essere proiettato. Un posto dove ogni ospite internazionale possa venire senza veder analizzate le proprie visioni politiche".

Abraham, nel suo discorso, aveva criticato la "situazione in stile apartheid" esistente a Israele e invocato un cessate il fuoco a Gaza. Al termine della cerimonia il festival aveva rilasciato un comunicato stampa in cui prendeva le distanze da alcuni commenti compiuti dai filmmaker in sostegno della Palestina.