A poche ore dalla sua partecipazione al Festival di Sanremo in qualità di 'super-ospite', Vincent Cassel fa tappa alla Casa del Cinema di Roma per presentare Nemico pubblico n°1 - L' istinto di morte, prima parte di un dittico dedicato alla figura del bandito francese Jacques Mesrine. Diretto da Jean-François Richet, il biopic è candidato a dieci premi César, gli Oscar del cinema d'oltralpe, tra i quali quello per il miglior attore. E in effetti non sono poche le chance di vittoria per Cassel, straordinario interprete di un ruolo difficile che ha richiesto una dura preparazione fisica e l'ha tenuto impegnato sul set per nove lunghi mesi. Fonte d'ispirazione principale per il film è il romanzo autobiografico dello stesso Mesrine, L'Instinct de mort, che racconta la sua ascesa nel mondo criminale di Parigi e le sue turbolente relazioni sentimentali. Il 13 marzo arriverà nelle sale, quindi, la prima parte del biopic, mentre per sapere come si concluderanno le gesta del gangster divenuto un mito per le giovani generazioni francesi dovremo aspettare il 17 aprile, giorno in cui verrà distribuito Nemico pubblico n°1 - L'ora della fuga. Il protagonista Vincent Cassel ha incontrato la stampa romana per parlare del suo ruolo, probabilmente il più importante della sua carriera, ma inevitabili sono anche le considerazioni sulla sua imminente apparizione sul palco dell'Ariston.
Signor Cassel, i film su persone reali sposano sempre un punto di vista parziale. Che idea si è fatto lei del gangster Jacques Mesrine?
Vincent Cassel: Prima di fare il film con questa troupe, ero stato coinvolto in un altro progetto riguardante Mesrine. In principio, infatti, questo biopic aveva un altro sceneggiatore e doveva essere diretto da Barbet Schroeder, ma sono uscito dal progetto perché quella era la storia di un eroe e per me lui non lo è. Mesrine ha provato a far pensare al mondo di essere una sorta di Robin Hood, ma non ha mai dato niente ai poveri. Preferisco fare un film che fa cambiare continuamente idea allo spettatore, che giudica in modo totalmente differente il protagonista da una scena all'altra. Insomma, lui è un tipo simpatico, carismatico e coraggioso, ma è anche un figlio di buona donna. Nemico pubblico n°1 mette bene in mostra queste sue differenti facce e io amo i film dove non si sa con certezza chi è buono e chi è cattivo.
Che idea hanno oggi in Francia di questo personaggio?Vincent Cassel: Ancora oggi nessuno sa se Mesrine abbia mai ammazzato anche una sola persona. Nel suo libro racconta di quarantadue omicidi, le autorità parlano di due o tre, ma non sono mai state trovate prove di alcun omicidio. Quello che trovo terribile è che stato ammazzato dalla polizia per strada, senza intimidazione, ed è diventato una sorta di martire proprio perché è stato ucciso senza prove della sua colpevolezza in relazione agli omicidi. Per me più che un gangster è stato uno showman, un opportunista che ha preso posizioni politiche solo per giustificare i propri gesti.
I film di Richet sono sempre stati oggetto di polemiche. Pensa che anche questo accenderà discussioni provocatorie?
Vincent Cassel: Si tratta di una situazione diversa rispetto agli altri suoi film. État des lieux e Ma 6-T va crack-er parlavano di banlieue e sappiamo bene che parlare di banlieue in Francia è sempre un problema. In questo caso non si può parlare di polemiche perché la storia la conosciamo tutti. Io posso solo dire che trent'anni dopo la sua morte, le bugie non servono più. La polizia gli ha sparato a bruciapelo mentre era in macchina, senza 'presentarsi'. Le persone della polizia che lo hanno ammazzato oggi dicono 'Volete sapere la verità? Non la saprete mai' e secondo me questa è una dichiarazione di colpevolezza.
Quanto di quello che vediamo nel film è reale e quanto è stato romanzato?
Vincent Cassel: Mesrine era un bugiardo per natura. Per documentarci sulla sua vita abbiamo letto i due libri che ha scritto, ma anche quelli dei poliziotti e delle sue ragazze, e abbiamo fatto un minuzioso lavoro di collegamento per capire come siano andate veramente le cose ed escludendo i fatti chiaramente fuori dalla realtà. Alla fine però non abbiamo provato a fare un documentario storico su Mesrine; abbiamo realizzato due film di genere che parlano di questo personaggio, ma anche della Francia di quei tempi. I due film possono essere perciò considerati un'istantanea del paese tra gli anni '60 e '70. Comunque sia, Mesrine ha sicuramente fatto cose incredibili che hanno lasciato un'immagine forte di lui, ma ammetto che alcune delle cose che vengono raccontate nel film in realtà non sono mai accadute.
A trent'anni di distanza dalla sua morte, Mesrine è ancora nella memoria popolare?Vincent Cassel: Ancora oggi in Francia Mesrine è un'icona del contropotere e dela rivoluzione, ancora di più per i ragazzini. Nelle periferie c'è il culto di Mesrine, tutti i gruppi hip-hop parlano di lui nelle loro canzoni e in molti vanno in giro con le t-shirt con stampata sopra la sua faccia. Mesrine è un simbolo della ribellione e quindi fa molta presa sui giovani.
Non crede che portare questo personaggio sullo schermo possa essere pericoloso, per esempio per i giovani delle banlieue?
Vincent Cassel: Quale potrebbe mai essere questo pericolo? Che si ribellino? Ma questa è la normalità! Non credo che facendo cinema si abbia una tale responsabilità, e poi non si possono fare solo film 'carini' in modo che la società stia tranquilla. Un film non cambia niente.
Ha mai incontrato parenti o amici di Mesrine durante la lavorazione del film?
Vincent Cassel: Ho parlato tante volte con sua figlia Sabrina. La prima volta che l'ho incontrata ero sul set, vestito da Mesrine. Non sapevo della sua visita; ad un certo punto mi dicono che c'è sua figlia sul set, io mi giro e lei era lì che piangeva. E' stata sul set più volte, per capire, per essere vicina a suo padre. Sabrina e i suoi fratelli, Bruno e Boris, hanno sentito molto la mancanza del padre. Per loro è stato come essere figli di una rockstar senza mai conoscerla.
E' stata difficile per lei la trasformazione fisica richiesta per interpretare il personaggio?
Vincent Cassel: Nel primo film non si vede molto questa trasformazione. Ho gli occhi scuri, i capelli diversi e la barba, ma nulla in confronto a quello che ho dovuto passare per interpretare la seconda parte. Quando pensano a Mesrine in Francia, tutti se lo ricordano come un uomo grasso, dallo stile anni '70, e quindi ho dovuto ingrassare molto per calarmi al meglio nel ruolo. Non potete capire quanto sia difficile mangiare tanto. Certo, mi piace mangiare, è uno dei piaceri della vita, ma se devi farlo per lavoro diventa difficile, anche perché io sono magro per natura e faccio un lavoro stressante che fa dimagrire ulteriormente. Per interpretare il secondo film, ho dovuto tenere un peso costante per quattro mesi ed è una cosa estremamente complicata, non fa bene alla salute, ma se questo mi permetterà di vincere un César ben venga! Comunque sia, un attore deve subire una trasformazione del genere almeno una volta nella sua vita. Io l'ho fatto, ma ora basta, non lo farò mai più.
Crede che questa sia la sua miglior interpretazione?
Vincent Cassel: Migliore di Shrek? Ma dai! Seriamente, faccio sempre il mio lavoro nella maniera migliore. Sono più vecchio, più calmo, ma la passione per questo mestiere ce l'ho da sempre.
Quali sono state per lei le difficoltà maggiori nella realizzazione del film?Vincent Cassel: Sicuramente quella di lavorare sullo stesso film per nove mesi. Normalmente per girare un film ce ne vogliono due, ma nove è praticamente una gravidanza! Avevo paura di non riuscire a mantenere la stessa energia, la stessa passione, in un periodo così lungo. Io sono un tipo che preferisce starsene in spiaggia, e temevo perciò di non essere in grado di impegnarmi così duramente, ma mi sono preparato tanto e alla fine avrei potuto andare avanti per altri due mesi.
Tra poche ore sarà ospite al Festival di Sanremo. Conosceva questo evento? Se ne parla in Francia?
Vincent Cassel: Sanremo? Che cos'è? Noi in Francia abbiamo il Festival di Cannes, ma nessuno sa cosa sia Sanremo. Seriamente, so che è un festival di musica, ma non so nient'altro, anche perché la musica italiana è difficilmente esportabile.
Probabilmente stasera Paolo Bonolis le chiederà di parlare del suo rapporto con Monica Bellucci. E' disposto a farlo?
Vincent Cassel: Beh, ci sono cose che posso dire e altre che devono restare segrete.