Verso il finale di Lost, l'evento della nuova televisione

Dal 2 Febbraio in USA, il 10 in Italia su Fox, inizia il viaggio verso il finale della serie che ha cambiato la percezione del mondo delle serie TV. Un vero evento televisivo e non.

"Non è plausibile uno scenario in cui l'attesa di milioni di persone per la conclusione di Lost sia delusa dal Presidente".
Queste le parole con cui non più tardi di due settimane fa il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs rassicurava gli spettatori americani, annunciando lo spostamento del discorso del Presidente Obama per non accavallarsi alla premiere dell'attesa sesta stagione di Lost. Si tratta solo di un ultimo indizio che dimostra quanto sia atteso e sentito l'evento, anche al di fuori del suo naturale ambito televisivo. Un evento che prenderà ufficialmente il via il prossimo 2 Febbraio sulla ABC e che in Italia arriverà eccezionalmente ad una settimana di distanza, dal 10 Febbraio su Fox, in attesa della successiva programmazione in chiaro su RaiDue.

Un hype dovuto a diversi fattori: in primo luogo la consapevolezza, da tre anni a questa parte, di trovarsi alla vigilia dell'ultima stagione della serie. A differenza di molte serie infatti arrivano al loro termine per scarsi ascolti o altre motivazioni più estemporanee, la fine di Lost è stata chiesta, decisa e pianificata al termine della terza stagione, permettendo un ideale conto alla rovescia sia agli autori che ai numerosi e fedeli spettatori.

In secondo luogo l'attesa è stata stimolata e gestita da un marketing sempre molto attento, che ha saputo tener viva l'attenzione anche nelle pause estive tra una stagione e l'altra con la creazione di attività parallele, sia in quanto ad advertising vero e proprio (recentissima è l'immagine promo del cast in versione Ultima Cena, scimmiottando quanto fatto da Battlestar Galactica) che tramite dichiarazioni ad hoc e sibilline di autori ed attori, per accrescere la curiosità e l'attesa da parte del pubblico.
Non è un caso che siano molto poche le informazioni già note riguardo quello che vedremo e che a pochi giorni dalla messa in onda non siano circolate immagini dei nuovi episodi, con tutti i promo rilasciati dalla ABC focalizzati sulla promozione dell'evento, ma usando immagini delle stagioni precedenti.
Quello che è trapelato, a parte rassicurare sull'andamento lineare della storia già dopo i primissimi episodi, riguarda soprattutto il cast, con buona parte del cast storico di ritorno per questa volata finale verso la conclusione della serie, come ci si poteva aspettare sia giudicando l'importanta della stagione, sia osservando il primo poster avvistato lo scorso luglio in quel di San Diego in occasione del Comic-Con:
da Emilie De Ravin a Ian Somerhalder (strappato per poche ore al set di successo di The Vampire Diaries), da Cinthia Watros (che ha finalmente acconsentito al rientro nei panni di Libby) a Dominic Monaghan ed Harold Perrineau, quasi tutti gli interpreti storici della serie (con pochissime eccezioni, come quella di una Maggie Grace impegnatissima ed un Malcolm David Kelley troppo maturo per interpretare ancora Walt) si sono messi a disposizione per dare il giusto tributo e la meritata conclusione alle storie dei propri personaggi.

Ma il motivo principale, quello senza il quale i precedenti perderebbero tutta la loro importanza, è il significato che Lost ha avuto, ha ed avrà per il mondo della televisione, americana e non.
Il debutto di Lost, avvenuto il 22 Settembre del 2004 con uno dei pilot più dirompenti, intensi e potenti, nonchè costosi, della televisione, ha segnato un punto di svolta nel mondo delle serie TV, con ripercussioni a livello internazionale ed in particolare nel nostro paese. E' forse proprio in seguito all'arrivo della serie di J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber (quest'ultimo ormai presente solo a livello di credits) che la percezione del mondo dei serial americani è cambiata anche in Italia, elevandola da telefilm a serie TV.

E' solo negli ultimi anni, con un processo a cui probabilmente proprio Lost ha dato il via, che il nostro pubblico ha una percezione diversa dell'oggetto serie nella sua completezza e complessità, con una percezione delle stagioni in cui è suddiviso e della continuity che lo scandisce. Una percezione determinata dal (o che forse determina il?) maggior rispetto per queste produzioni che le reti tematiche, e di recente anche alcune generaliste, dimostrano: non sentiamo più promo ambigui come X-Files - Il film per pubblicizzare una coppia di episodi inediti o non capita più l'alterazione nell'ordine degli episodi così tristemente abituale fino a qualche anno fa.
Si tratta di un passaggio importante anche per lo sviluppo futuro delle produzioni italiane, spesso ancora troppo legate ad una visione antiquata, a cui farà bene acquisire la stessa maturità che il pubblico sta poco a poco costruendo.

Ma anche in ambito americano non va sottolineato l'impatto di Lost. Se è vero che la nuova generazione di show made in USA ha radici che scavano nel passato fino a venti anni fa ed alla folle genialità de I segreti di Twin Peaks, è altrettanto vero che proprio negli ultimi anni, grazie sia al più facile accesso a tecnologie e mezzi produttivi sia all'attenzione extra-televisiva che serie come Lost hanno ricevuto, la qualità delle produzioni dirette alla TV è cresciuta notevolmente, rendendo più sottile il divario qualitativo, in termini visivi ed estetici, tra cinema e televisione.

Un salto soprattutto estetico che purtroppo non sempre è stato accompagnato da una consapevolezza narrativa all'altezza e molti show che hanno attinto a caratteristiche della serie di Abrams & Co. non si sono dimostrate ugualmente coinvolgenti per il grande pubblico: basti pensare ad Heroes, impostato su un altrettanto ampio numero di protagonisti, ma incapace di creare la stessa affezione tra questi e gli spettatori, soprattutto nelle fallimentari stagioni successive alla prima, o l'ultima FlashForward, nelle intenzioni della ABC la potenziale sostituta di Lost dal prossimo anno, ma ancora in un limbo sia dal punto di vista creativo che da quello degli ascolti.

I giorni che ci separano dalla premiere della stagione 6 e le sue fantomatiche risposte sono ormai pochi. Le risposte, ci è stato assicurato, almeno quelle ancora possibili a sei anni da quella prima indimenticabile stagione, arriveranno e saranno diluite lungo tutto l'arco di questi mesi finali. Il tono, è stato dichiarato, è quello della prima stagione. Lo squalo, è stato ammesso, è stato saltato già una dozzina di volte.
Non ci resta che affidarci a Damon Lindelof e Carlton Cuse per questa ultima parte del viaggio, nella speranza di una conclusione che permetta a Lost di mantenere a posteriori la stessa importanza che ha avuto nel corso della sua prima programmazione.