Non è solamente il cinema americano a subire il fascino degli eroi dei fumetti. La tendenza alla contaminazione tra diverse forme artistiche (cinema, manga, serie televisive) è ormai da alcuni anni divenuta una costante anche in Giappone. E se Takashi Miike macina incassi su incassi con il suo nuovo Yattaman, iper-atteso evento di chiusura del Festival, sono molti altri i titoli nipponici che si ispirano a eroi in calzamaglia. Uno di questi è K-20: Legend of the Mask, personaggio nato dalla penna dello storico scrittore giapponese Edogawa Rampo e attualizzato per l'occasione. Ambientato in una sorta di passato alternativo in cui non è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale e in Giappone domina ancora il sistema delle caste, imbevuto di fascino retrò, il film vede fronteggiarsi da una parte K-20, uno spietato criminale (che ricorda un po' il Moriarty di Sherlock Holmes e un po' Fantomâs) e dall'altra Endo Keichi, acrobata da circo e difensore della povera gente. Quest'ultimo è interpretato dalla acclamata star internazionale Takeshi Kaneshiro, ormai lanciatissimo anche nelle grosse produzioni giapponesi. Sontuoso nella confezione e ricco di effetti speciali sofisticati, chiaramente ispirato a blockbuster americani come Batman e Spider-man, K-20 riprende soprattutto l'atmosfera ingenua e incontaminata delle più tradizionali comic-strip di supereroi, ancora senza super-problemi. La novità è che questa volta la regista è una donna: la giovanissima Sato Shimako, autrice di alcuni horror e molto attiva in campo televisivo. Durante l'incontro con il pubblico l'autrice ha ribadito anche l'ispirazione fumettistica che sta all'origine di K-20 ("volevo girare un film in live-action come se fosse un'opera di animazione, ispirandomi anche a Miyazaki") e ha sottolineato come le tendenze più forti del cinema giapponese contemporaneo siano da una parte la stretta interrelazione con il mondo televisiovo e dall'altra la tendenza a una forte "serializzazione" delle storie e dei soggetti.
Tratto da un manga di successo è invece Drop, film per adolescenti che si inserisce nel nutrito filone giapponese di lotte tra bande rivali all'interno dei licei. Il regista Shinagawa Hiroshi è l'autore anche del fumetto originale: non sorprende dunque, un adattamento decisamente fedele alla struttura del manga, anche per ciò che riguarda l'aspetto stilistico (la successione tra un episodio all'altro, ad esempio, è sottolineato da un freeze-frame in cui la pagina su carta si sostituisce all'immagine su pellicola). Nonostante la banda di teppistelli protagonista del film se le dia di santa ragione a ogni pie' sospinto, Drop in realtà sceglie la strada del racconto ironico e scanzonato, che non rinuncia a richiamare in continuazione il proprio universo fumettistico di riferimento (si sprecano le citazioni da manga famosi, da Dragonball a Gundam). Il divertimento non manca e la storia alla fine mostra scopertamente l'impianto edificante su cui si costruisce: le botte tra ragazzi sono anche uno strumento di crescita e di conoscenza dell'altro e si inseriscono in un percorso di formazione adolescenziale non esente da momenti drammatici. Non è tratto da un fumetto, ma è come se lo fosse The Triumphant General Rouge di Nakamura Yoshihiro, seguito delle avventure in salsa medical-thriller inaugurate dal precedente The Glorious Team Batista dello stesso regista. Il protagonista è, infatti, un personaggio che sembra uscito da un anime, e che ricorda molto da vicino il geniale chirurgo Black Jack creato dalla matita del maestro Osamu Tezuka. Il General Rouge è l'eccentrico responsabile di un efficientissimo ER nipponico, e non rifiuta mai nessuna richiesta di soccorso, anche le più problematiche. Un eroe senza macchia che lotta contro le storture della burocrazia nipponica e contro i dirigenti dell'ospedale, decisamente più interessati al proprio tornaconto che alle esigenze dei pazienti. Il finale altisonante del film è un utile strumento per entrare in contatto con alcuni tratti dominanti della cultura e della società giapponese: ciascun membro dell'ospedale fa la sua parte per mettersi al servizio della collettività e segue la guida rassicurante del "Generale", che non rinuncerà a sacrificare anche la sua vita personale per il bene comune.Come ogni anno, il Far East Film Festival fornisce un quadro illuminante delle ultime tendenze del cinema nipponico. Uno scenario dominato da grandi blockbuster che prendono a modello il sistema dei generi e le modalità stilistiche del cinema Hollywoodiano e li declinano secondo la propria cultura. Con un occhio di riguardo soprattutto verso il grande pubblico televisivo (visto che le principali case di produzione per il cinema in Giappone sono oggi le emittenti tv) e per i target di spettatori appassionati di animazione e serialità.