A volte i festival riescono a costruire il caso di un nuovo e giovane regista di talento, facendo in modo che le sue qualità attraversino in modo trasversale molte manifestazioni cinematografiche. Questo è stato il caso di Josephine Decker, artista a 360 gradi nel mondo dell'immagine che, ha conquistato la Berlinare con la sua opera seconda Thou Wast Mild and Lovely, accendendo di entusiasmo molta critica internazionale. La sua estetica è stata paragonata a quella di un giovane David Lynch, mentre il critico del New Yorker l'ha indicata, insieme a Wes Anderson e Terrence Malick, come uno dei registi americani contemporanei di cui vale la pena vedere un film, dichiarando chiaramente "è nata una stella".
Dunque, un festival come quello di Torino, concentrato da sempre sul cinema indipendente e le sue nuove forme, non poteva che ospitarla nella sezione Onde, proiettando il suo primo lungometraggio Butter on the Latch ed il film che ha conquistato l'ultima edizione di Berlino, in concomitanza con la fondazione Sandretto Re Rebaudengo, alla ricerca di giovani talenti.
Factory Girl
Senza togliere nulla allo spunto artistico e al fervore del filmaker, è inutile negare che la difficoltà nel reperimento dei fondi per realizzare una produzione rappresenta spesso un limite alla manifestazione di giovani voci. La Decker, però, sembra aver trovato una soluzione a questo inconveniente entrando a far parte di una vera e propria factory guidata, idealmente da Joe Swanberg. "Il gruppo dei miei amici è stato molto importante nello sviluppo della mia creatività. Abbiamo formato un circolo di persone che, successivamente, sono diventati dei veri e propri mentori. In modo particolare lo è Joe. Si tratta di una persona che ha molto da insegnare, soprattutto per quanto riguarda realizzare un film con un budget bassissimo. Reperire dei finanziamenti è sempre molto difficile e, pur cercando di arrivare fino al cielo nel tentativo di esprimere la propria visione, i soldi possono rappresentare un ostacolo. Ed anche in questo senso la comunità è importante. Quella newyorkese, ad esempio. È veramente ben amalgamata. Ci conosciamo tutti e ci scambiamo idee, soprattutto per quanto riguarda l'inizio di nuovi lavori. In fondo, con tutti questo movimento creativo, è un po' come essere all'università. Noi studiamo il cinema indipendente a New York."
Film Fatales
Nel cinema della Decker l'elemento femminile ha sempre una posizione di primo piano e l'interesse continua anche a cineprese spente attraverso l'organizzazione dell'associazione Film Fatales. Si tratta di un gruppo di registe che, riunendosi una volta al mese a New York, cerca di scandagliare nelle difficoltà del mestiere per una donna. "Si tratta di una realtà importante grazie alla quale discutiamo e ci confrontiamo scambiandole nostre esperienze. Attualmente, poi, riceviamo dei sostegni da parte del governo grazie al quale mettiamo in luce il lavoro realizzato da queste registe. L'elemento femminile non è stato totalmente assente dal mondo cinematografico, però ha avuto meno possibilità di esprimersi rispetto ai colleghi uomini."
Sognando un'orchestra
Londinese di nascita ma texana per crescita, la Decker è un'artista che si è messa alla prova con l'immagine in molti modi. Prima del cinema, però, a conquistare la sua attenzione è stata la musica sostenuta dal desiderio di diventare un direttore d'orchestra. "Ho iniziato ad elaborare questa idea mentre ero ancora al liceo. Dopo, durante gli anni a Princeton, ho seguito molti corsi riguardanti la musica. Per essere un direttore di orchestra, però, bisogna conoscere un gran numero di strumenti. Io avevo studiato solamente pianoforte e questo ha limitato molto le mie aspirazioni. Ricordo pomeriggi trascorsi nella mia camera nel dormitorio ad ascoltare musica e a riprodurre tutti i movimenti per creare armonia tra i diversi elementi. Da giovani si sogna, è bellissimo. Ed io avevo solamente diciannove anni."