Fresca del Nastro d'Argento al miglior film per il suo Miss Marx, Susanna Nicchiarelli è volata in Sicilia per la 67esima edizione del Taormina Film Festival, di cui è presidente di giuria. Con lei Nicola Guaglianone, Francesca Calvelli, Salem Bakri e Lolita Chammah. Nuovi direttori della rassegna cinematografica sono invece Alessandra De Luca, Federico Pontiggia e Francesco Alò.
In programma dal 27 giugno al 3 luglio, Taormina 67 ha puntato sulle donne, sia in giuria che per quanto riguarda i titoli selezionati. Dopo la chiusura delle sale lo scorso ottobre e la riapertura timida a fine aprile, finalmente si torna mostrare film su un grande schermo in mezzo al pubblico, al Teatro Antico.
Abbiamo incontrato la regista a Taormina e la prima cosa che ci ha detto è stata proprio: "La sala mi è mancata da morire, non ci sono parole per descriverlo. Sono tornata subito al cinema appena ha riaperto. Sono andata già tantissime volte. È stato veramente bello. La prima volta mi veniva da piangere. Sono stata fortunata, il mio film è uscito in sala e ho potuto incontrare il pubblico, fare dibattiti, che è una cosa che fa sempre molto crescere un regista. Sono stata fortunata: tanti miei colleghi sono usciti in piattaforma, quindi non mi posso lamentare."
La video intervista a Susanna Nicchiarelli
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Susanna Nicchiarelli su sala, streaming e pubblico
Quanto è importante condividere la visione con il pubblico? Un festival è anche questo.
Secondo me la condivisione col pubblico è l'esperienza fondamentale della sala. Poi il film cinematografico può continuare ad avere una vita, ed è bello che continui ad averla, su supporto, streaming. È bello che la vita di un film continui, che non sia limitata alla sala. Però la sala è la prima esperienza fondante di un film. Credo che l'esperienza della sala sia legata anche alle persone con cui vai. Oltre al discorso estetico di vedere un film al buio, con un grande schermo, vivere quel suono, immergersi. Poi io faccio sempre film ambientati nel passato: per me Miss Marx era come entrare nell'Ottocento, con quei quadri, quella visione, il costume. Quando fai un film pensi sempre all'esperienza che avrà lo spettatore in sala: quando si prendono le decisioni su suono, fotografia, scenografia, costumi è la prima cosa a cui pensi. Quindi ovviamente l'esperienza estetica della visione sul grande schermo di un film è importante, ma è importante anche l'esperienza di condivisione con le persone con cui si va. Con cui magari dopo si va a cena e si parla di quello che si è visto. È un'esperienza. Molto più significativa perché molto più straordinaria della visione a casa da soli. Il cinema porta insieme la gente. Porta insieme anche le persone che non si conoscono. E non soltanto quando c'è il dibattito, anche il cinema come fruizione normale. Io ho ricordi bellissimi di sale in cui collettivamente si è vissuta l'esperienza di ridere, di piangere, di applaudire. Queste cose succedono nei cinema, nonostante non sia uno spettacolo dal vivo. È comunque un'esperienza di condivisione importantissima.
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Ti stai ponendo il problema di pensare a un linguaggio diverso per un film pensato non per il grande schermo ma direttamente per lo streaming? Pablo Larrain ha detto che se prima una sua scena poteva durare anche 20 secondi, adesso, pensando al pubblico distratto sul divano, forse potrebbe farle molto più brevi?
Non mi sto ponendo il problema. Faccio i film per il cinema. Poi secondo me i film fatti per il cinema sono più belli anche sulla televisione. Si vede una differenza. Se invece ci si adatta a voler fare un linguaggio televisivo, quindi non usare i totali, usare dei tempi più brevi secondo me il linguaggio si impoverisce. La differenza fondamentale del cinema rispetto alle serie, che hanno i loro pregi, è che la serie è tutta trama. La trama diventa importantissima perché tu devi tenere inchiodata una persona che ha mille distrazioni a casa. Al cinema ti puoi permettere di avere meno trama, tanto quello ormai sta seduto lì! Puoi far vedere il mondo con occhi diversi. Che è una cosa che il film visto in televisione non fa mai, perché non ti cattura in quel modo lì.