Più di due anni dall'uscita di Elden Ring, eppure sembra ieri. E c'è un motivo reale e concreto che giustifica questa sensazione: in questi due anni non abbiamo mai smesso di giocare al capolavoro di From Software, non abbiamo mai rinunciato a passeggiare per le lande minacciose dell'Interregno, non abbiamo mai smesso di spulciare, scrutare, assaporare la magnifica lore del gioco, sviluppata dal director Hitedaka Miyazaki con il supporto di George R.R. Martin. Due anni, oltre 400 ore di gioco, due personaggi per cinque run, che passo dopo passo, colpo dopo colpo, hanno scolpito nella nostra mente la consapevolezza della mitologia che accompagna questo titolo.
E non ne eravamo sazi, tanto da aver iniziato di nuovo a speculare, ragionare e riflettere sulle possibili diramazioni che la storia avrebbe preso con Shadow of the Erdtree, l'imponente, e unico, DLC che lo studio ha pubblicato lo scorso 21 giugno, accolto con entusiasmo, dai fan, e critiche, dai detrattori, che parlano di una difficoltà eccessiva, squilibrata, ingiustificata. Non è così, almeno per noi, e cercheremo di spiegarvi il nostro punto di vista, sottolineando come questo nuovo e impegnativo viaggio nell'Interregno ci stia regalando nuove soddisfazioni e una maggior consapevolezza di una sensazione avuta già nel 2022: non c'è sempre bisogno di una trama vera e propria per raccontare qualcosa.
Shadow of the Erdtree e un racconto di dettagli e sensazioni
Non c'è un banale "c'era una volta..." nella costruzione narrativa scelta da Miyazaki e From sin dall'inizio, da Demon's Soul ai Dark Souls e Bloodborne. Non c'è un narratore esplicito che ci introduca a una storia, che tratteggi una trama, ma questo non vuol dire che questa non ci sia: ce n'é a bizzeffe di storia in Elden Ring, è lì sotto i nostri occhi, ricamata con sottile eleganza in ogni elemento del gioco, in ogni oggetto in cui ci imbattiamo, nei dialoghi con i personaggi che incrociamo, nei luoghi che percorriamo. C'è Storia con la S maiuscola nella spinta faticosa con cui apriamo una pesante porta, perché ci racconta la vita greve e sofferta che il nostro personaggio ha alle spalle: è appena nato, muoviamo insieme i primi passi, ma da semplici gesti percepiamo il suo vissuto e lo facciamo nostro. Da subito, ancor prima che Sepolcride si apre davanti ai nostri occhi stupiti.
Sulle orme di Miquella
Lo stesso identico stupore che ci assale quando i nostri occhi si posano per la prima volta sulla Terra dell'Ombra, l'ambientazione di Shadow of the Erdtree, un mondo di gioco separato e nuovo rispetto al precedente, nel quale muoverci sotto la guida del gentil Miquella, per seguire le sue orme incrociando il cammino di altri nuovi personaggi impegnati nella stessa missione con i loro diversi motivi da capire e scoprire per accrescere la nostra conoscenza della lore di Elden Ring. Un viaggio che compiamo in un mondo che definir magnifico è riduttivo: la Terra dell'Ombra ci viene presentata con lo stesso incredibile lavoro di direzione artistica che aveva contraddistinto già il gioco base, ma vira verso colori e atmosfere più cupe, luoghi e situazioni nuove, che riescono a essere insieme coerenti e sorprendenti: quello che vediamo È il mondo di Elden Ring, non abbiamo mai dubbi al riguardo, ma è allo stesso tempo nuovo, ricco, avvolgente.
Un mondo che si va a completare
Un lavoro incredibile è stato fatto sul level design, che va ad accompagnare l'impianto narrativo che vi si poggia sopra: la Terra dell'Ombra è enorme, non quanto il gioco base, ma nemmeno quanto la sola Sepolcride, tanto per trovare un metro di paragone, perché tale è la sua labirintica costruzione, tale la verticalità che ci offre, da far fatica a capire quanto ampia e densa sia l'esperienza di gioco. Abbracciamo da subito con lo sguardo una serie punti di interesse che ci colpiscono, ma da lì ad arrivarci, a capire come accedervi, non è sempre così immediato; altre volte scopriamo collegamenti tra un'area e l'altra che ci lasciano senza parole; altre ancora ci imbarchiamo nella ricerca della via per arrivare a qualcosa che abbiamo individuato da lontano, ma arriviamo altrove scoprendo location inaspettate.
Un viaggio che a ogni passo, a ogni volta, a ogni caverna scoperta va ad arricchire l'immaginario di Elden Ring che pensavamo di conoscere a menadito e che nel suo impianto mitologico diventa sempre chiaro e ricco, popolandosi di nuove creature, nuovi personaggi, nuove sfumature di una storia che riusciamo a respirare.
Miyazaki ci chiede di imparare e crescere
Un viaggio, dicevamo, non esente da insidie. Shadow of the Erdtree è difficile? Troppo difficile, come dicono molti? No, non secondo noi. E lo diciamo da giocatori di vecchia data, ma non certo power players. È però un DLC al quale si accede dopo aver già dimostrato il nostro valore nel gioco base, andando a sconfiggere un semidio come Radhan il Flagello celeste, un boss leggendario di Elden Ring, e Mohg, Signore del Sangue, che è addirittura un boss opzionale, non indispensabile per terminare la storia principale. Ciò detto, abbiamo mosso i primi passi nella Terra dell'Ombra al di sotto del livello suggerito di 150 eppure siamo riusciti a prendere le misure con la situazione che abbiamo trovato, cercando la nostra strada e i nostri tempi, costruendo il nostro cammino scegliendo con accortezza come, dove e quando muoverci.
È l'insegnamento che abbiamo tratto da Elden Ring, di cui abbiamo fatto tesoro con ancor più consapevolezza in un contesto fin da subito più impegnativo. Ma siamo andati avanti, con l'accortezza che la Terra dell'Ombra richiede, pronti a fare un passo indietro con umiltà e consapevolezza di sé, per tornare all'attacco una volta pronti, dopo aver lavorato e studiato, dopo esserci preparati a dovere. Dopo essere cresciuti, come personaggi e come giocatori, per poter affrontare e superare con soddisfazione e orgoglio quelle difficoltà che in prima istanza ci erano parse insormontabili.
Conclusioni
Non abbiamo dubbi: Shadow of the Erdtree è un DLC sorprendente, enorme e grandioso, che aggiunge un ulteriore livello all’esperienza di gioco di Elden Ring. Difficile, inutile negarlo, ma di una complessità gestibile dal giocatore esperto del gioco originale, come dovrebbe essere il target d’elezione di questo nuovo prodotto a due anni dall’uscita del precedente. Visivamente sorprendente, con una direzione artistica coerente con il mondo di Elden Ring ma peculiare e originale, il DLC si avvale di una mappa dal level design incredibile, di nuove categorie di armi, tanti nuovi oggetti, nuovi NPC con cui interagire e di cui portare a termine le quest. È un gioco che assicura decine di ore di gioco per essere concluso e spulciato nel dettaglio, per approfondire i nuovi livelli che aggiunge alla già mastodontica lore del gioco base. Imperdibile per gli appassionati di Elden Ring.
Perché ci piace
- La grandiosità, percepita a tutti i livelli, dall’ampiezza alla profondità con cui il contenuto va affrontato.
- Un level design incredibile, superiore a molte aree dello stesso Elden Ring, sviluppato su una mappa labirintica e verticale.
- Tanti nuovi oggetti, armi, personaggi: un’espansione vera e propria della lore del mondo di gioco.
- La direzione artistica, sontuosa, coerente col quella di Elden Ring ma originale e peculiare.
Cosa non va
- La difficoltà. Ma se arrivate a un DLC di un gioco From, e dopo aver già giocato a lungo a Elden Ring, cosa potevate aspettarvi?