C'è chi lo sostiene e lo ritiene un vanto del nostro Paese (come chi scrive), chi invece lo ascolta con disprezzo decantando il valore della lingua originale durante la visione di un film o di una serie. Premettendo che una visione non esclude l'altra, non possiamo non considerare che tuttora il doppiaggio sia una risorsa che permette la fruizione di determinati prodotti alla gran parte degli spettatori italiani, che non è avvezza alle lingue straniere oppure non riesce a seguire i sottotitoli durante la visione. La categoria è in sciopero da oramai quattro settimane, in cui continuano le negoziazioni per un maggior riconoscimento da parte dell'industria dell'audiovisivo. Ma andiamo con ordine, cercando di capire quali sono le cause e le conseguenze della situazione attuale.
Cosa richiedono i doppiatori
Lo sciopero, iniziato lo scorso 21 febbraio e che per ora non dà alcun segno di fermarsi, è nato dalla volontà e dal bisogno della categoria, spesso bistrattata e sottovalutata, di avere un riconoscimento adeguato alla propria professione, cosa che negli ultimi anni è peggiorata, tra pandemia che ha velocizzato senza sosta i tempi di produzione peggiorando inevitabilmente i ritmi e la qualità del lavoro, talent senza formazione sempre più coinvolti come voci italiane e soprattutto episodi (gravissimi) di lavoro a titolo gratuito. L'ANAD (Associazione Nazionale Attori Doppiatori) è quindi entrata in protesta per tutelare i suoi membri a livello di umanità, qualità e un quadro normativo non aggiornato ai tempi che stiamo vivendo. Tutto parte dal mancato rinnovo del CCNL Doppiaggio (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Settore Doppiaggio, che comprende anche direttori, assistenti, dialoghisti, adattatori), fermo alle retribuzioni di 15 anni fa (avete letto bene).
Inoltre, altra questione delicata e pericolosa è quella relativa ai diritti d'autore: i doppiatori pare debbano firmare a lavorazione finita contratti in cui cedono i diritti all'uso della propria voce, in modo estremamente generico ad aziende che lavorano con l'intelligenza artificiale, permettendo quindi loro di modificarla, tagliarla a proprio piacimento senza essere avvisati. Le IA attraverso il machine learning sono capaci di replicare in modo sempre più realistico le voci delle persone - facendo dire loro quello che vogliono - e gli utilizzi non si limitano a TikTok: pensiamo alla questione DeepFake nella politica, messa in scena in tv da serial come The Good Wife e The Good Fight. Un argomento, quello dell'intelligenza artificiale, attualissimo che ha già avuto esempi di impieghi nella realizzazione di fumetti, articoli giornalistici e così via. Le conseguenze sono pericolosamente inquietanti, se non verranno trattate con la dovuta attenzione e sensibilità.
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Cosa dice la controparte
C'è ovviamente un'opposizione e una controparte allo sciopero, ovvero le associazioni di categoria come l'ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali), che ha già fatto sapere, tramite un comunicato, che in realtà ciò che sta emergendo non è veritiero sullo stato delle negoziazioni. Nel senso che di strada pare ne sia stata fatta dal gennaio 2022 (quindi più di un anno fa) quando sono iniziati gli incontri per discutere la situazione che ha, ora, portato allo sciopero. C'è stata la sottoscrizione del CCNL, dopo troupe e doppiatori, da parte dell'AGI (Agenzia Giornalistica Italiana) e degli stuntman. Le società di doppiaggio fanno capo a queste associazioni di categoria che a loro volta devono rispondere a major produttive-distributive e reti televisive/servizi streaming, creando un processo a scarica-barile pericoloso. Mentre il Ministero della Cultura (nella persona di Gennaro Sangiuliano) si è tolto dall'equazione parlando di una vicenda "non di sua competenza".
Inoltre c'è la questione pandemia: tra il 2020 e il 2021 è stato siglato un Protocollo Covid per proteggere la salute nel lavoro dei doppiatori e permettergli di tornare ad esercitare la professione il prima possibile. Come sappiamo, molte sono state le categorie professionali il cui mondo si è fermato a marzo 2020, andando avanti per lungo tempo prima di poter tornare alla normalità e nel frattempo cercando di trovare gli strumenti adatti per poter lavorare. All'epoca, infatti, la programmazione di molte serie e film - soprattutto le prime, data la diffusione capillare delle piattaforme mentre eravamo tutti bloccati a casa in vari lockdown - venne rimandata più volte o fu disponibile solamente in lingua originale con sottotitoli, o addirittura con temporanei cambi di doppiaggio quando i lavoratori si erano ammalati proprio di Covid. Ora siamo tornati al rinvio di molte messe in onda, che rischia di protrarsi ulteriormente se lo sciopero continuerà. Anche se sembra che l'ANICA sia aperta al trovare una soluzione, che però allo stato attuale ancora non è pervenuta: "ANICA sta inoltre operando per sviluppare e migliorare le iniziative e gli accordi sui temi di parità e tutela di genere, nonché sugli adeguamenti per migliorare la sostenibilità ambientale di tutto il settore".
Ad essere al centro del dibattito non è solo l'adeguamento Istat non pervenuto a livello economico, ma anche i ritmi lavorativi, che da un paio di mesi nel doppiaggio di un film sono diventati un paio di settimane, con un'inevitabile "corsa" da parte di tutte le professionalità coinvolte. Una corsa che si ripercuote anche nella visione sempre più bulimica dei contenuti, come sappiamo, da parte degli spettatori. In termini pratici di turni e relative righe da doppiare, ci si trova oramai spesso a dover fare molto più di un tempo, costringendo tutte le figure coinvolte, come i fonici, ad adattarsi malamente a questo nuovo ritmo e portando ad una riduzione fisiologica della qualità del prodotto finale. Non c'è tempo di rifare registrazioni che non convincono, la voce (il bene più prezioso per un doppiatore, che deve allenarla e proteggerla continuamente) si affatica se esagera, come qualsiasi muscolo del corpo.
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Le serie e i film che vedremo in ritardo
Una delle prime ripercussioni dello sciopero dei doppiatori sta avvenendo soprattutto nella serialità, come c'era da aspettarsi. The Last of Us, serie che ha infranto ogni record negli Usa su HBO e da noi su Sky e NOW, non è stata doppiata negli ultimi tre episodi, che sono disponibili solamente in lingua originale con sottotitoli. Il doppiaggio della nona ed ultima stagione di The Flash, la serie che metterà un punto sull'Arrowverse televisivo, non è proprio iniziato perché sarebbe dovuto iniziare proprio in queste settimane. Ci aspettiamo altri episodi simili in divenire, come già sta avvenendo in alcune docuserie e serie coreane arrivate in questi giorni e disponibili solo in originale.
Non è il primo sciopero dei doppiatori nella storia italiana: ce ne fu uno nel 2014 che fece ritardare molti titoli Sky e Mediaset Premium, ma ci fu anche quello che nel 1998 colpì le soap pomeridiane e preserali e comportò inoltre vari ritardi distributivi di film al cinema: Sentieri andò in onda sottotitolato e Beautiful con una voce narrante. Un fenomeno che, se ricapitasse ora, non aiuterebbe certamente un'industria già fortemente in crisi come la sala.
Non ci resta che augurarci che le negoziazioni possano andare a buon fine, considerando anche il fatto che è stato istituito un fondo a sostegno dello sciopero da Nuovo Imaie e ANAD, dato che quattro settimane non sono poche e potrebbero anche raddoppiare se la situazione non dovesse migliorare. Soprattutto per tutelare una categoria che dovrebbe essere una nostra eccellenza e non essere ridotta a lavorare per un sistema che non si è preoccupato di aggiornare le condizioni economiche alla luce di un mondo che sta cambiando alla velocità della luce.