Dopo aver incontrato Paul Dano e i registi Jonathan Dayton e Valerie Faris, il nostro viaggio nell'universo di Ruby Sparks si conclude con l'artefice di tutto: Zoe Kazan. L'attrice, stimatissima nell'ambiente indie americano, si scopre adesso sceneggiatrice di successo, ma per una nipote e figlia d'arte come lei, che ha respirato cinema e letteratura fin dall'infanzia, il mondo dell'arte non ha segreti. Minuta, due enormi occhi celesti intenti a fissare l'interlocutore fino a metterlo in imbarazzo, Zoe Kazan è una persona estremamente diretta e non ha remore a parlare del suo rapporto con la parola scritta che l'ha portata a ideare e interpretare l'eccentrica fiaba sentimentale Ruby Sparks, in cui recita a fianco del compagno di vita Paul Dano. Ma come ci assicura lei stessa, i personaggi di Calvin e Roby hanno ben poco a che vedere con il privato suo e del compagno.
Come è nata l'idea di Ruby Sparks?
Zoe Kazan: Una delle opere letterarie che mi ha colpito di più è Pigmalione di George Bernard Shaw. Si tratta di un classico, rivisitato più volte, incentrato su un tema che ricorre spesso. Al centro dell'opera vi è un uomo che cerca di plasmare una ragazza trasformandola nella creatura perfetta. Questa storia, negli anni, è sempre stata raccontata da uomini e io, da donna, volevo fornire un punto di vista femminile sull'intera faccenda che mi riguarda da vicino. Anche io, nelle mie precedenti relazioni, mi sono trovata di fronte a uomini che si erano fatti un'idea precisa di me e io dovevo convivere con quell'immagine. Così ho cercato di fornire una prospettiva diversa. Ma Ruby Sparks è anche una riflessione sulla creatività, sul potere dell'amore e sul cambiamento che avviene nella vita di un individuo quando subentra la dimensione di coppia.
In realtà non è stato difficile perché della nostra relazione nel film c'è ben poco. Ho attinto soprattutto ad altre esperienze che ho vissuto in precedenza. Paul è una persona molto riservata e non avrebbe accettato l'idea di rendere pubblico il nostro vissuto. La cosa più complicata, forse, è stata recitare insieme perché per noi era strano passare così tanto tempo assieme ogni giorno senza poterci concentrare sulla nostra relazione.
Molte coppie, quando si trovano a lavorare fianco a fianco, finiscono per litigare.
Sì, a volte capita, ma devo dire che noi abbiamo una relazione lavorativa molto felice. Le discussioni semmai nascono fuori dal set, quando montiamo in macchina per tornare a casa e non ci troviamo d'accordo su quale musica mettere nell'autoradio o su cosa mangiare per cena.
Cosa sarebbe successo se Jonathan Dayton e Valerie Faris avessero deciso di scegliere un altro attore al posto di Paul?
Non avrebbero potuto farlo perché quando siamo andati da loro con la sceneggiatura abbiamo posto come condizione che ci lasciassero recitare insieme. C'erano altre persone interessate al progetto, ma sono molto felice di aver realizzato il film con loro.
La forza della tua scrittura sta in questo incredibile equilibrio tra comicità e potenza emotiva che caratterizza il film. In particolare questo aspetto si nota in alcuni momenti, come quando Calvin realizza che Ruby è una persona reale e non è frutto della sua immaginazione. Come hai ottenuto un simile risultato?
Per me i personaggi vengono sempre prima di tutto e le azioni sono subordinate al loro essere. La commedia nasce proprio dagli stati d'animo dei personaggi e dal loro comportamento in determinate situazioni. Nella scena che hai citato Calvin suscita la risata perché è convinto di essere pazzo e di sentire la voce di Ruby nella sua testa, ma poi si rende conto che lei è una ragazza in carne e ossa e tutti la possono vedere. L'effetto ottenuto è così forte perché la mia scrittura si è fusa con l'interpretazione di Paul e con la regia di Jonathan e Valerie. Abbiamo lavorato tutti assieme per ottenere un risultato simile e i registi sono riusciti a realizzare qualcosa che fosse percepito come divertente, ma anche come vero, reale, emozionante e pieno d'amore. Non penso che molti altri registi sarebbero stati in grado di realizzare un'opera così brillante con un materiale di partenza piuttosto cupo.
Si, li conoscevo perché sono amici di Paul perciò ho pensato subito a loro e Jonathan e Valerie hanno puntato sul mio progetto rifiutando altre proposte a budget più alto.
La colonna sonora di Ruby Sparks è fantastica. Tu non sei stata coinvolta nelle scelte musicali del film?
No, ma le ho amate molto. So che i registi hanno lavorato a stretto contatto col compositore in sala di montaggio, tagliando e aggiustando le scene in funzione della soundtrack e trovo che la cosa funzioni magnificamente. E' incredibile scoprire il potere della musica.
Quando scrivi tu ascolti musica?
Si e lo faccio in maniera ossessiva. Mi fisso su un album e lo ascolto a ripetizione per un numero infinito di volte.
Hai iniziato a scrivere quando eri giovanissima. Quali sono stati i tuoi modelli?
Non ho mai pensato di diventare una scrittrice professionista, è qualcosa che è successo per caso. Da quando ho iniziato a scrivere non ho mai smesso e a un certo punto ho cominciato a far leggere le mie cose in giro, così è nato l'interesse per i miei lavori. Tra gli scrittori che più amo ci sono Vladimir Nabokov, J.D. Salinger, Tennessee Williams, Haruki Murakami, Italo Calvino, inoltre mi piace molto la poesia. Sono cresciuta circondata da scrittori e ho sviluppato fin da subito un interesse nei confronti della parola scritta.
Nella tua carriera hai sempre privilegiato un certo tipo di cinematografia indipendente e hai dichiarato spesso di non sentirti a tuo agio nell'ambiente di Hollywood. Come vivi il tuo status di attrice?
Quello che mi infastidisce dell'ambiente è il modo in cui gli attori vengono percepiti. Spesso si diffonde questa idea di persone non professionali, inaffidabili, che si consumano tra i vizi e la droga, ma tutti gli attori che conosco sono grandi lavoratori e sono molto seri nei confronti del loro mestiere. Hanno un grande rispetto della loro professione e se devono preparare un'audizione non smettono un attimo di provare.
Se ti venisse offerto un ruolo in un blockbuster ad alto budget accetteresti?
Sicuramente. Nel business cinematografico siamo chiamati a fare delle scelte, ma se mi capitasse una buona opportunità in un blockbuster di qualità accetterei.
Oltre al cinema, hai lavorato spesso anche in teatro. In quale veste ti senti più a tuo agio?
Cinema e teatro sono due realtà lavorative completamente differenti. Quello che hanno in comune è la passione infusa nel lavoro attoriale, ma per il resto sono due mondi opposti. Nel cinema lavori in modo abbastanza rapido, se un regista ha le idee chiare gira pochi shot al giorno, mentre in teatro è necessaria una lunga fase di preparazione prima di andare in tournee. A me piace molto la fase di studio del personaggio, adoro le prove, ma non amo ripetere le stesse cose ogni giorno per mesi.
Quest'anno ho girato quattro pellicole indipendenti: In Your Eyes, che contiene venature fantascientifiche, Some Girl(s), The Pretty One e la commedia The F Word. Adesso sto valutando altre opportunità.
E l'ipotesi di tornare a scrivere un altro film non l'hai valutata?
Non lo so. Questo è stato un anno molto intenso dal punto di vista lavorativo e non ho avuto molto tempo per scrivere. E' una cosa che mi manca moltissimo e ho così tante idee, perciò non vedo l'ora di avere del tempo per mettermi davanti al mio computer e lavorare.
Stai parlando di un'altra sceneggiatura. E un romanzo invece?
A un romanzo non ho mai pensato, ma in passato ho scritto per il teatro. In realtà i film sono la mia vera passione. Il mio sogno è sempre stato quello di recitare perciò preferisco scrivere soprattutto per il cinema.