Rff2013, Melissa Bernstein da Breaking Bad a Rectify

Il Roma Fiction Festival ha ospitato la Masterclass con la co-produttrice di Breaking Bad e della nuova serie creata per Sundance Channel, la storia di un uomo che esce dal braccio della morte: 'Cerco i personaggi irresistibili come Walter White e Daniel Holden', ci ha raccontato.

Quando si pensa ad una serie di successo, la figura del produttore è l'ultima che viene in mente. Non si tratta di disattenzione, la verità è che si è naturalmente portati ad attribuire gli allori conquistati allo staff creativo, con showrunner e interpreti in prima fila; eppure vale la pena accendere i riflettori su un personaggio come Melissa Bernstein, Co-Executive Producer della serie di culto Breaking Bad e ora produttrice di Rectify, nuova proposta di Sundance Channel, rete sorella della AMC. Al centro della storia un uomo, Daniel Holden (Aden Young), che torna in libertà dopo aver trascorso 19 anni nel braccio della morte per l'omicidio e lo stupro della sua fidanzata. Scagionato dal test del DNA Holden può riprendere la vita di sempre, ma niente sarà più come prima. La Masterclass che abbiamo seguito ci ha permesso di conoscere una professionista di grande talento e con un certo fiuto. E se le chiedete cosa fa un produttore, risponde candidamente, "Risolvo problemi".

Melissa, puoi spiegarci qual è il tuo raggio d'azione?
Sono coinvolta quotidianamente in tutte le serie che seguo; comincio con lo sviluppo, poi mi assicuro che le immagini siano giuste per gli studios che le acquistano. Ogni singolo passo della pre-produzione passa da me e poi dal filtro dello showrunner. Principalmente faccio sì che venga rispettata la visione d'insieme sulla storia. E lo faccio trovando soluzioni creative. La verità è che dobbiamo risolvere problemi ogni giorno. Una volta ci serve il sole e piove; dobbiamo saper improvvisare e facendo così, riusciamo ad aggiungere cose nuove.

Qual è la crisi più grave che hai dovuto risolvere e che una volta superata ti ha dato la forza di proseguire?
Il momento in assoluto più difficile è quando nelle fasi preliminari devi spingere gli studios a compiere un vero e proprio atto di fede acquistando la tua serie; poi più si va avanti e più è facile risolvere l'emergenza. Il mio obiettivo è difendere la visione che hanno gli sceneggiatori e gli showrunner. Loro per primi però devono credere in ciò che fanno, altrimenti non potrei mai difenderli.

Breaking Bad è una delle serie che ha cambiato il modo di fare televisione; qual è il suo segreto?
Secondo me è tutto nello stile unico di Vince Gilligan che ha permesso di ideare un protagonista come Walter; certo, anche la tempistica ci ha favoriti. I nostri spettatori sono tutti molto affezionati e grazie ai social media hanno incuriosito gli altri. Per tornare allo stile di Vince, credo sia l'unico in grado di mescolare dramma e commedia in questo modo. Ci sono dei duetti tra Walter e Jesse che sono molto divertenti e quando si mettono insieme a lavorare sulle metanfetamine sembra che stiano cucinando.

L'eroe di Breaking Bad, Walter White, è un personaggio che scardina ogni tipo di giudizio morale...
In genere si è abituati ad avere dei protagonisti che restano uguali a sé stessi dall'inizio alla fine di un film o di una serie; Vince voleva invece raccontare la parabola di una personaggio che da Mr. Chips diventa Scarface, cioè da buono diventa cattivo, questo è un cambio di direzione significativo in televisione. Anche Rectify segue questo schema, l'evoluzione del protagonista, Daniel Holden, è raccontata molto lentamente, con tante sfumature. In entrambi i casi la trama si regge sulla forza degli attori.

E arriviamo a Bryan Cranston...
E' un comico nato, ha un grande talento, mi è venuto in mente quasi subito per il ruolo di Walter White perché lo ricordavo in alcuni episodi di X Files; forse era l'unico in gradi di reggere i due registri della serie.

Il protagonista di Rectify, Aden Young, è un attore australiano che si trova a dover interpretare un classico uomo del sud, come mai avete scelto lui?
Ci ha convinti perché aveva le caratteristiche per mantenere vivo il suo personaggio; Daniel Holden non ci dà punti di riferimento, è stato scagionato dall'omicidio della sua ragazza, ma non sappiamo se sia innocente, quindi in qualche modo incute timore. Abbiamo dovuto fare il giro del mondo per fargli leggere il copione.

Breaking Bad è una serie molto violenta e anche Rectify sembra essere nella stessa scia, esiste secondo te un limite da non superare?
Ogni produttore deve decidere per sé, non vogliamo essere violenti, né incoraggiare il pubblico a seguire l'attività criminale di Walt, ma in questo caso la violenza è legata alla storia che vogliamo raccontare. Walt è un uomo buono che prende decisioni cattive e questo comporta un certo numero di atti di violenza. Fortunatamente la tv via cavo ti permette di raccontare storie di personaggi che non sono commerciali o gradevoli.

Dopo l'exploit mondiale di Breaking Bad, una giovane produttrice di successo come te cosa si aspetta dal futuro?
Chi lo sa? Sono talmente fiera di Breaking Bad, di Rectify e degli altri show che sono in lavorazione che continuo a coltivare grandi speranze. Certo, Breaking Bad è il diamante della mia corona, ma c'è molto da fare ancora. Non voglio ripetermi, ma produrre qualcosa che sia nuovo e intelligente, magari iniziare a lavorare con un budget più alto per cercare storie dal ritmo e dal respiro completamente diversi. Soprattutto cerco il personaggio irresistibile.

Cosa deve avere un personaggio per essere irresistibile?
Deve essere complesso, trovarsi in situazioni straordinarie e affrontarle in maniera non convenzionale. Ad esempio, non sappiamo chi sia veramente Daniel o cosa stia pensando; non sappiamo nemmeno cosa farà dopo e questo è affascinante.

Quali sono i punti di forza di Rectify?
C'è un'intricata vicenda familiare, un giallo che resta sullo sfondo e un protagonista molto complesso.

Come ha reagito il pubblico alla prima stagione?
Nonostante Sundance Channel non abbia un numero altissimo di spettatori, il pubblico ha davvero apprezzato la complessità del protagonista; e dirò di più, hanno seguito la serie con interesse e curiosità.

Il rapporto con l'audience televisiva è sempre molto particolare...
Noi ci impegniamo per piacere al pubblico, ma allo stesso tempo vogliamo anche sorprenderlo. Vince, ad esempio, non legge le recensioni perché sa che rischia di fissarsi sulle critiche negative; non cambiererbbe la storia per una reazione negativa del pubblico.

Quali sono secondo te le serie che hanno cambiato la televisione?
Al primo posto metto I Soprano, davvero una pietra miliare della TV, con un protagonista 'cattivo', uno che vive in un mondo che non dà scelte. Poi metto High School Team - Friday Night Lights, è così fresco. E poi Mad Men. E' bellissimo scoprire i dettagli autentici di quel periodo storico e poi è una serie che rende protagonisti i personaggi e non la trama.