Tra contestazioni e polemiche il regista Philippe Garrel si confronta con la stampa veneziana per parlare del suo Un été brûlant. Il dramma sentimentale che segue le vacanze estive in Italia di quattro coppie, interpretate dalla bellissima Monica Bellucci, da Louis Garrel, Celine Sallette e Jerome Robart, ha fatto discutere preventivamente per lo strombazzato nudo della Bellucci, ma ora a tenere banco sono piuttosto la sua interpretazione, che non ha convinto la platea, e il tono complessivo del film.
Philippe, è vero che per il tuo film ti sei ispirato a Il disprezzo di Godard?
Philippe Garrel: Si, è vero. Ho deciso di omaggiare il mio maestro. Avevo già inserito elementi godardiani nel mio Les Amants Reguliers. Non ho cercato di copiare però, ma di riprorre il cuore del film originale. Per questo ho realizzato una pellicola accademica, legata a un modello predefinito. Credo che in questo mestiere occorrano sempre dei punti di riferimento. Per me i rifacimenti non sono negativi.
Philippe Garrel: Anche Godard ha preso i suoi fischi in passato. Ovviamente io non sono lui e non posso paragonarmi. Ciò che cerdo di fare nei miei film è riprodurre l'animo femminile. Probabilmente non tutti possono comprendere o riconoscersi nella mia poetica. Spesso gli uomini non riescono a capire certe sottigliezze. Forse i critici hanno in mente altri maestri. Ognuno ha diritto alla propria opinione, ma io difendo la mia opera. Il mio anticonformismo fa nascere i miei film. Se non fossi così non avrei la creatività e forse non farei questo mestiere.
Louis Garrel: Le critiche sono parte di questo lavoro. Mi è capitato di scovare negli archivi delle immagini d'epoca di mio padre a diciotto anni che presentava un suo film e anche allora la platea si è divisa. Molti fischiavano e molti altri applaudivano. La metà che applaudiva era vestita bene, alla moda, elegante, mentre l'altra metà era abbigliata come dei barboni.
Il finale del film mi ha molto commosso. Il ritorno di una persona amata in forma di fantasma è qualcosa che avevamo già visto in tue opere passate.
Philippe Garrel: Questa scena è stata scritta per metà da mio padre, che poi è morto, e per metà da me. Io ho voluto sottolineare l'aspetto onirico della scena, privilegiandone la dimensione uditiva, per omaggiare il ricordo di mio padre.
Come mai hai scelto di affidare a Louis il ruolo di un pittore?
Philippe Garrel: Ho collaborato con un amico pittore di nome Frédéric per 35 anni. Lui ha dipinto molte persone che io ho filmato perciò i nostri lavori hanno seguito un percorso parallelo. Però nel film ho deciso di non usare le sue opere, utilizzando quelle di un altro artista perché mi sembravano più adatte. Non volevo violare la sua intimità. Ho costruito un film per i quattro attori, per mio figlio, per i miei ex allievi e per Monica Bellucci che è diventata mia allieva. Monica è molto umile e si è integrata perfettamente con gli altri. Sul set è nato uno spirito di squadra, erano tutti molto uniti.
Philippe Garrel: Mostrare Monica Bellucci nuda è come per i pittori dipingere i nudi. Fin dalle origini nella storia dell'arte vi sono state modelle che posano nude. Se metto nudi nei miei film me lo rimproverano, se non lo faccio me lo rimproverano lo stesso. Quando studiavo arte da adolescente mi sono trovato spesso a disegnare nudi e a studiare l'anatomia del corpo umano. Poi ho trasferito queste mie conoscenze nel mondo del cinema rifacendomi ai canoni leonardiani. Il nudo è qualcosa che fa parte del mio lavoro.
Monica Bellucci: Nel momento in cui si accetta di lavorare con un regista ci si affida a lui. L'universo di Garrel è molto radicale, si può amare oppure no, ma nel suo genere è unico. C'è una forma di abbandono da parte dell'attore. Quando ho girato la scena di nudo mi sentivo molto fragile perché avevo partorito da un mese e mezzo. Comunque mi sono sentita rispettata e protetta. E' un piacere lavorare con Philippe.
Jerome, come hai costruito il tuo personaggio sul set? Ti sei trovato bene insieme a Monica Bellucci
Jerome Robart: Girare un film è sempre un'esperienza molto particolare. Ci siamo trovati prima dell'inizio delle riprese, ci siamo conosciuti e abbiamo provato a lungo con Philippe. Un film non si modifica, ma si costruisce passo dopo passo con le prove, i costumi, i confronti tra gli interpreti. Philippe è un fautore della scena unica. Prova per mesi, ma al momento del ciak si fa una sola ripresa e la giornata è finita.
E tu Celine, come ti sei trovata con Philippe?
Celine Sallette: Io ho imparato tantissime cose da Philippe. Per me è stato un immenso regalo poter lavorare con lui.
Philippe, puoi parlarci del tuo rapporto col cinema e con le tue opere?
Philippe Garrel: Quando si è atei come me è più difficile andare avanti e credere in qualcosa perché non abbiamo un conforto superiore. Negli atei, spesso, la religione viene sostituita dall'arte. Per questo talvolta in sala metà fischiano e metà applaudono. All'inizio Louis e gli altri attori non erano convinti all'idea di affidare questo personaggio a Monica Bellucci, ma lei si è impegnata e ha dimostrato grande umiltà.
Monica Bellucci: Lavorare con Philippe è un'esperienza unica. Lui fa solo un ciak, al limite due. Ma la cosa che mi è piaciuta di più di questa esperienza è poter essere testimone dell'ammirazione e al rispetto tra Philippe e Louis, un padre e figlio che si amano davvero.