L'appartamento sold out fa più arrabbiare che ridere. Forse perché contiene una denuncia sociale di fondo terribilmente attuale: racconta uno spaccato così vicino alla realtà, da sembrare "neorealista".
La nuova serie original RaiPlay - dal 28 novembre interamente disponibile - conferma il trend della piattaforma gratuita del servizio pubblico: proporre qualcosa di diverso in un formato (mezz'ora) molto più accessibile e immediato per un pubblico più giovane e più smart.
Al centro della narrazione una situazione paradossale ma purtroppo non così lontana dalla vita reale, che porta a una serie di equivoci e scontri ma anche arricchimenti culturali e personali. Il difetto? "Giocare" un po' troppo coi personaggi del racconto sul versante romantico e aderire così tanto alla vita vera: si crea un effetto a tratti fastidioso perché ci colpisce nel profondo.
L'appartamento sold out: convivenza forzata
Presentata ad Alice nella Città e al RIFF, nella serie RaiPlay tutto parte dal subentro in una casa popolare nel quartiere di Centocelle a Roma, dopo la morte del legittimo assegnatario.
Sono tre le coppie che si trovano costrette a convivere dopo essere state vittime di una truffa. La prima è composta da marito e moglie, due tunisini trentenni (Mohamed Zouaoui e Mimi Karbal): lui col sogno di aprire un ristorante tutto suo, lei con la convinzione di doverlo seguire in tutto.
La seconda, formata da due indiani ventenni di seconda generazione (Brayan Palliyagoda e Beatrice Sandri): sono vicini alla laurea, innamorati e pronti alla convivenza, lui impegnato al centro immigrati, lei vuole sfondare nella danza.
Infine i radical chic di Monteverde, un padre single quarantenne, aspirante scrittore, con figlia tredicenne a carico (Giorgio Pasotti e Nina Sciarappa). La situazione ovviamente porta a incontri - e soprattutto scontri - culturali, inaspettati intrecci amorosi e desiderio di emancipazione. Saranno capaci di trovare un fragile equilibrio?
Un Breakfast Club al contrario
C'è spesso nelle serie tv un episodio costruito sul modello di Breakfast Club: una convivenza forzata all'interno di una stanza o di un edificio che fa uscire i nostri lati migliori, ma soprattutto peggiori. Eppure si rivela anche uno strumento per arricchire entrambe le parti, che troveranno un equilibrio e soprattutto impareranno l'una dall'altra. Cosa succede se questa formula viene allungata per un'intera serie? Ha un respiro narrativo più ampio che permette molteplici sviluppi e un approfondimento maggiore sui personaggi.
Allo stesso tempo però, la tecnica utilizzata dai registi, Francesco Apolloni (anche interprete) e Giulio Manfredonia, è di ribaltare le conseguenze: le tre coppie invece di consolidare il proprio rapporto sembrano spezzarlo sempre di più, di episodio in episodio (otto in tutto). Mettono in discussione se stessi e le proprie scelte di vita, soprattutto per i segreti che si portavano dietro da troppo tempo e che ora vengono inevitabilmente alla luce.
A provare a fare da collante ci sono due altri inquilini del palazzo: la "vaporosa" Luisa di Liliana Fiorelli, parrucchiera casalinga e madre single, e il Lorenzo di Matteo Santorum, pansessuale e aspirante influencer. Tutti moltro sopra le righe.
Tematiche attuali e "(neo)realismo" tragicomico
Ne L'appartamento sold out si parla di immigrazione, integrazione, discriminazione, pregiudizi (razziali e di genere) sullo sfondo di una Roma vera, vissuta. Tanto che, come raccontato in conferenza stampa, i due registi hanno voluto effettivamente affittare una casa a Centocelle per le riprese e girare tutto in loco; così come utilizzare la lingua madre quando le coppie sono da sole in scena e quindi scegliere attori che corrispondessero in qualche modo ai loro personaggi.
Questo dona autenticità al racconto, come i colori variegati e variopinti che ben rappresentano il quartiere multietnico in cui convivono tutte queste realtà e culture.
Gli autori si allontanano dagli stereotipi ma premono troppo sul "lato soap" della narrazione, "giocando" a mescolare le coppie. Puntano più sul lato sentimentale e meno su quello della ricerca d'identità, che passa in secondo piano, anche se i due elementi sono connessi.
Sullo sfondo la denuncia sociale, fortissima e sentita, del non riuscire ad avere una casa propria nell'anno del Giubileo, ed è a questo punto che il dramma fagocita in qualche modo la commedia.
Conclusioni
L'appartamento sold out è un buon esperimento di RaiPlay, per una volta alle prese con un format originale italiano e non adattato dall'estero. L'intento è denunciare una realtà tragicomica come quella degli affitti e subaffitti, soprattutto nelle grandi metropoli come Roma. Allo stesso tempo però non troviamo funzionale la scelta di insistere sul lato soap e drammatico della vicenda, sovrastando quello più comico e leggero e il valido spunto iniziale. Rimane però l'autenticità data dalla location e dagli interpreti.
Perché ci piace
- Il pretesto narrativo di partenza.
- Il realismo scelto per casting e messa in scena.
- La denuncia sociale...
Cosa non va
- ...che provoca però più rabbia che risate.
- Il virare soprattutto sul soap e sul dramma.