Dopo aver vinto L'Orso D'Oro al Festival di Berlino 2006, il bellissimo film Grbavica è stato proiettato fuori concorso alla 23a edizione di Europacinema.
Qui abbiamo incontrato la regista Jasmila Zbanic e Luciano Savena, per l'Istituto Luce che distribuisce il film in Italia.
Questo è il film di un'esordiente, però la regista si è fatta le ossa come documentarista. Ciò si vede, il film comunica attraverso le immagini. Il film racconta di un dopoguerra a Sarajevo che non finisce mai; ci sono ferite ancora aperte di tipo privato, economico, sociale. Perché continuano con tanta intensità queste conseguenze? Jasmila Zbanic: Credo che sia una cosa molto forte avere una guerra nel proprio paese. Nell'ex Jugoslavia per esempio fino agli anni '60 si sono fatti film sulla Seconda Guerra Mondiale. Ho vissuto io stessa a Sarajevo durante la guerra. Il film comunque non è solo sulla guerra o sul dopoguerra, ma sul destino di queste donne.
Ho letto che le donne vittime di stupro etnico sono circa 20.000. Ma forse sono molte di più. Perché hai scelto questo tema? Jasmila Zbanic: Essenzialmente l'ho scelto per due motivi. Il primo è quello emotivo e artistico; volevo parlare di questi destini. Il secondo è di natura politica. Io sono impegnata, ma il mio impegno non è legato strettamente a questi fatti.
Ho avuto l'impressione che alcune delle donne fossero reali vittime di guerra. Jasmila Zbanic: Quando ho scritto la sceneggiatura ho collaborato strettamente con alcune donne vittime e con alcuni operatori sociali. Per il film avevo dei fondi per le comparse, così ho cercato di far lavorare anche queste donne, cercandole anche attraverso le agenzie di collocamento.
Mi ha molto colpito la scena nel bar, in cui la donna riconosce quello che mi pare di aver capito era stato il suo carnefice. Jasmila Zbanic: No, non era il suo carnefice. A proposito di quella scena, volevo invece dare un'atmosfera nella quale ci fosse la sensazione di minaccia data dai valori capitalisti. Questo perché nell'ex Jugoslavia si è passati da un sistema socialista ad uno capitalista molto velocemente. E questa brama di denaro ha sostituito tutti i valori sociali che prima esistevano. Non è solo dalla guerra che arrivano le minacce.
Adesso una domanda a Savena. Perché avete scelto di distribuire questo film? Luciano Savena: E' un film che riesce a coinvolgere. Anche se la prima volta che l'ho visto era in originale con i sottotitoli in tedesco, lingua che non parlo, mi ha molto toccato anche non avevo capito molto. Proprio per il doppiaggio, dovremo stare attenti, perché le voci degli attori sono molto caratteristiche. Lo faremo uscire in autunno, inizialmente con 20 copie.
A proposito di doppiaggio, volevo chiedere alla regista un parere. Jasmila Zbanic: Abbiamo avuto dei dialoghi molto importanti sul doppiaggio per la distribuzione in Germania del film. Io penso che il doppiaggio faccia perdere spessore ai personaggi, però mi hanno detto che avrebbe fatto aumentare il pubblico, che è ovviamente una cosa che voglio. Non sono però molto soddisfatta del doppiaggio tedesco, la doppiatrice era troppo tragica fin dall'inizio. Io volevo invece che nella prima parte del film l'atmosfera fosse normale, che non si avvertisse subito che lei era una vittima.