Giorgio Diritti e le paure di una generazione: "Racconto i bambini, già schiacciati dalla pressione sociale"

Mezz'ora al telefono con il regista, tornato a raccontare lo sguardo dei più piccoli ne L'Ascolto, cortometraggio che prosegue il discorso iniziato nel 2020. E dice: "La violenza genera solitudine. Il cinema? Dovrebbe essere materia scolastica".

Giorgio Diritti sul set de L'Ascolto

"Abbiamo sulle spalle lo zaino di un mondo pesante, ma malgrado tutto certi segnali positivi vanno coltivati". A parlare è Giorgio Diritti, che abbiamo raggiunto al telefono in un caldo pomeriggio romano di metà ottobre. Il pensiero del regista è ovviamente rivolto al quadro geopolitico, con la timida pace sancita in Medio Oriente. Fa effetto parlare di pace, perché sembra che la violenza, oggi, sia socialmente accettata. Non siamo più abituati a certe notizie. "Siamo abituati al male invece che al bene. Penso alla fruizione scaturita dai social. Siamo nel mezzo di un tira e molla, e viviamo momenti strani", prosegue il regista.

Giorgio Diritti L Ascolto
Sul set de L'ascolto

Un tema in qualche modo legato al cortometraggio L'ascolto, disponibile su RayPlay e legato al tema delle nuove generazioni, già raccontate in altri due corti targati Rai Cinema firmati da Diritti, ossia Zombie e In famiglia. L'ascolto, presentato ad Alice nella Città, mette al centro della storia Emma (Orietta Notari), psicoterapeuta dell'infanzia che accoglie nel suo studio bambini e adolescenti. Con loro instaura un dialogo che parte dalle paure e dallo smarrimento, in una società che rende tutti "inadeguati".

Giorgio Diritti e L'ascolto: la nostra intervista

Ciò che viene fuori, sia dal corto che dalla triste realtà, è quanto oggi i ragazzi vivano all'interno di un'invadente solitudine acuita dalla pressione sociale. "Ci sono cose che diventeranno sempre più pericolose: siamo immersi nella comunicazione di massa fin dagli anni Cinquanta. Oltre a suggerire messaggi pubblicitari, questa comunicazione è una pressione psicologica costante", continua Giorgio Diritti. "La guerra prima la vedevi al telegiornale, ora sul telefono. Se questo viene assorbito dai bambini diventa una minaccia, perché la corazza è più fragile. Dobbiamo ritrovare quello che si sente anche ne L'ascolto, ossia l'affetto e il contatto. L'amore. Elementi fondamentali".

Ascolto Scena Corto Diritti
Orietta Notari interpreta l'analista Emma

Società, e social network. Un mondo tarato sull'apparenza e sulla performance. "Certe condizioni portano conflittualità. Viviamo momenti di grande solitudine, che i social alimentano insieme alla cultura della performance, che è tossica. È veramente difficile difendersi. La dimensione dei minori che racconto mostra solitudini di tipo diverso, ma la risposta è sempre una: parlare con qualcuno".

La falsa sicurezza e l'isolamento sociale

Colpisce, pur in chiave narrativa (la sceneggiatura è firmata dallo stesso Diritti), il bisogno dei bambini di cercare l'isolamento come difesa. Un isolamento, a volte, rafforzato dai genitori che, pur di proteggerli, allontano i figli dall'esperienza diretta con la vita. "È una falsa sicurezza che i bambini a casa siano più sicuri. Scendere sotto casa, una volta, ti faceva prendere le misure delle cose. La strada era una naturale palestra di quello che sarà la società che affronterai da grande. E così le persone sono sempre più indifese, senza strumenti. Il corto quindi stimola ad aprire gli occhi per creare condizione di ascolto".

Il cinema come materia scolastica

Giorgio Diritti, parlando a Movieplayer.it, ha raccontato di essersi confrontato con decine e decine di ragazzini. "Oltre a quelli che si vedono nel corto (tutti bravissimi, ndr.) ho incontrato tanti bambini prima di girare. Che dire, si sentono tutti circondati da un'enorme pressione, e si sentono inadeguati alla vita. Non si sentono in grado di essere come gli altri vorrebbero, all'altezza delle aspettative scolastiche. Hanno paura di non essere visti o ascoltati. Hanno una visione impegnativa del mondo, e non capisco se sono troppo protetti o troppo esposti".

In qualche modo, il cinema può essere uno strumento d'aiuto e, seguendo la battaglia culturale avanzata da altri nomi, anche Giorgio Diritti pone l'accento sul bisogno di legittimare l'arte cinematografica come strumento scolastico. "Uno dei limiti italiani sta nel non riuscire ad inserire la materia cinematografica nell'ambito scolastico, come accade in Francia dove c'è un cinema vivo e frequentato dai giovani. C'è un collegamento diretto, perché il cinema è un ponte diretto tra la letteratura e la storia. Questa cosa qui è preziosa, e tutti il nostro ambiente deve portare avanti questa battaglia".

Ascolto Corto Scena
Una delle piccole protagoniste de L'ascolto

Insomma, è fondamentale ricercare l'educazione all'immagine in un'epoca in cui la verità stessa è contraddetta attraverso intelligenza artificiale e deepfake. "Manipolare la realtà è il primo passo che porta ad uno smarrimento. Se sei manipolato non sai dove di trovi o dove vai. I social mandano in giro delle cose assurde, anche attraverso l'opinione politica. E saper scegliere è importante".

Il contatto, oltre gli smartphone

Dopo una chiacchierata di mezz'ora, Giorgio Diritti chiude riflettendo sulla necessità di tornare "al contatto", anche attraverso la scuola come luogo di confronto, allontanando i ragazzi dai social. Non a caso, è stato introdotto il divieto degli smartphone tra i banchi scolastici. "I divieti mi piacerebbe dire che non servano, pensando a quei familiari capaci di creare un ambiente in cui i ragazzi capiscono che non possono usare il telefono in classe. Ma i genitori, a volte, sono i primi ad usarlo. Quindi ben venga lo spazio scolastico come luogo di relazione umana. I ragazzi seduti allo stesso tavolo, muti e silenziosi, hanno un riferimento distorto della normalità. Se non conosci l'altro la società diventa autistica e insicura. Per questo sono favorevole nel vietare i telefoni dopo la campanella scolastica, sperando che un giorno prima o poi arrivi un'evoluzione positiva".