FeST, il Festival delle Serie TV al via con la quarta edizione: “raccontiamo un mondo seriale che cambia”

Dal 23 al 25 settembre a Milano si tiene la quarta edizione di FeST - Il Festival delle Serie TV, l'evento che celebra la serialità in tutte le sue forme. Abbiamo parlato del tema e delle novità di questa edizione insieme alla direttrice artistica Marina Pierri.

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Prisma: un primo piano di Mattia Carraro

Conferme, novità e crescita, sullo sfondo di un mondo seriale che muta. Questa è la quarta edizione del FeST - Il Festival delle Serie TV che si tiene a Milano dal 23 al 25 settembre, un evento gratuito in collaborazione con Triennale Milano, il supporto dell'Ufficio a Milano del Parlamento Europeo e il patrocinio di APA - Associazione Produttori Audiovisivi. Si tratta del primo festival italiano interamente dedicato alla serialità televisiva all'epoca dei servizi di streaming, capace di raccontare l'evoluzione di questo mondo e parallelamente indagare il suo rapporto con la realtà che ci circonda. Non è un caso che il tema di quest'anno sia Reframing Nature, per raccontare "come il proprio corpo nel mondo predetermina il proprio ruolo nel mondo." Sono le parole di Marina Pierri, co-fondatrice del FeST e direttrice artistica, che ci ha parlato di quanto di nuovo sarà proposto quest'anno e del cammino dell'evento nelle edizioni precedenti e verso un futuro che speriamo possa essere sempre più ricco e solido. Perché l'Italia ha bisogno di manifestazioni del genere, capace di raccontare un mondo in grande fermento e di coinvolgere il pubblico nel farlo.

Come è cambiato il FeST nei suoi primi anni?

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Made in Italy: il cast

Quello che ci racconta il FeST è un mondo della televisione che "evolve in maniera molto veloce" e questo fa sì che ogni anno il festival sia diverso. "Nel 2018 pochi broadcaster offrivano Original italiani" ci ha spiegato Marina Pierri, "c'era una percezione della serialità che aveva più luogo fuori dal nostro paese che in Italia." Questo l'aspetto che è più cambiato dall'esordio dell'evento a oggi. "Già nel 2019 quando abbiamo presentato Made in Italy abbiamo avuto un assaggio di come le cose sarebbero cambiate", in un contesto in cui già Netflix proponeva diversi contenuti realizzati nel nostro paese e con Prime Video che muoveva i primi passi, fino ad arrivare a oggi, con Disney+ che ha realizzato Le fate ignoranti e si prepara a lanciare Boris 4, mentre Paramount+ già propone Circeo al lancio. "Penso che la vera differenza sia questa: come non sia più percepita la serialità televisiva come qualcosa che lontano da casa, ma molto vicino."

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Boris 4: la prima immagine dei protagonisti
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Squid Game: una scena della serie tv coreana

Un passaggio fondamentale che non può essere trascurato nel ragionare sull'evento e sul ruolo che può avere nel nostro paese. "Se devo indicare cosa ho visto cambiare in questi quattro anni" ha detto ancora Marina Pierri, "è proprio questo: il non guardare più solo serie americane o inglesi, ma anche serie italiane e da tutto il mondo." Il pensiero va inevitabilmente a una serie come Squid Game, premiata anche con un Emmy, e a come sarebbe stato impensabile quattro anni fa. "Si stanno abbattendo una serie di frontiere" ed è importante perché porta alla nascita e formazione di "tante nuove professionalità", ma bisogna parallelamente stare attenti alla possibile "saturazione delle bolle" con la percezione errata che i broadcaster producano fin troppo.
Un mondo che il FeST ha raccontato, sta raccontando e continuerà a raccontare con l'idea e la voglia di essere sempre di più "un punto di riferimento per la comunità" come già succede per altri grandi festival che sono un punto di riferimento importante per lo spettatore.

Imparare a lavorare in questo mondo

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Skam Italia 2: Martino e Nicolo'

Questa attenzione per le nuove professionalità è confermata dalla nascita di FeST Education & Entertainment, una serie di incontri previsti per la giornata del 23 settembre, dedicati al mondo dell'istruzione nel settore della serialità cinematografica e televisiva. "È una parte del FeST che non ci ha creato problemi. Mi piace carpire i bisogni. Nel 2018 avevamo il bisogno di parlare con Ludovico Bessegato che veniva a parlarci di Skam, perché volevamo sentirlo, perché ci sembrava un mondo lontano, mentre adesso si ha la necessità di avere un focus importante, perché la percezione della serie come qualcosa di vicino porta a voler lavorare in questo mondo. Non si viene più a vedere Ludovico Bessegato come se fosse una distante personalità, ma per interesse riguardo il suo punto di vista sulla realtà. Serie come Skam e Prisma vengono percepite come qualcosa di profondamente inserite nel tessuto della nostra vita. Vogliamo viverle, sentirle e farle nostre."

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Prisma: una nuova foto della serie

"Abbiamo bisogno di nuove voci, nuove storie, nuovi volti", una necessità che vive e pulsa sotto la "crosta" di inutili polemiche che macchia la nostra realtà. Un altro esempio sono le seconde generazioni, "ormai presenti nelle nostre storie laddove prima nemmeno si presentavano ai provini". Marina Pierri fa l'esempio di Summertime, capace di proporre una protagonista nera, che è il frutto di persone nuove che si sono avvicinate a questo mondo e stanno proponendo storie nuove. In questo contesto il FeST "non vuole essere un imbuto, ma il suo contrario, un corridoio che facilita la comunicazione. Il pubblico non vuole venire a vedere le celebrità, ma ascoltare quello che hanno da dire. E l'evento vuole facilitare questo dialogo." Nel corso della giornata dedicata, le nove scuole coinvolte proporranno un'idea delle loro lezioni, "una sorta di Orientation Day, realizzato in maniera più obliqua da nove scuole diverse e quattro workshop", che possano rendere l'idea di quello che viene proposto. Un segnale importante nell'adesione di nove scuole diverse, perché vuol dire "che si è andata a intercettare una necessità." E rispecchia lo spirito di Marina Pierri e, di riflesso, del suo FeST: "io vorrei essere utile. Vorrei che il FeST fosse utile" ci ha detto, sottolineando un aspetto: questa giornata non è pensata solo per i giovani, ma per chiunque volesse imparare a lavorare in questo settore, soprattutto in un periodo in cui molti sentono l'esigenza di reinventarsi.

La spinta per il cambiamento

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Anna: Giulia Dragotto in una scena della serie Sky Original

Ma questo cambiamento produttivo, che ha coinvolto anche il nostro paese, è solo frutto dell'arrivo delle piattaforme, e quindi di realtà diverse, o sarebbe avvenuto naturalmente anche senza il loro apporto? "Money Makes the World Go Round" ci ha detto la direttrice artistica del FeST citando la celebre canzone, "queste realtà hanno già delle strutture pensate per ottenere questo scopo, hanno già dei metodi di lavoro consolidati, e spesso la difficoltà è stata di avere proprio questo. Le piattaforme che sono arrivate e arrivano in Italia portano con loro questa esperienza che viene dagli Stati Uniti." Ma è stato anche vero che noi abbiamo sempre avuto una nostra tradizione, forse per troppo tempo accantonata: "la serialità italiana degli anni '70 è stata favolosa. Abbiamo avuto una fantastica serie italiana che è il Pinocchio di Comencini, che non è così lontana come sensibilità da Anna di Ammaniti. Abbiamo avuto Il segno del comando, La meglio gioventù, ma se si parlava di serialità in senso più tradizionale, abbiamo sempre pensato agli Stati Uniti. Il traguardo è arrivare a prodotti come Anna che possa essere esportata, ma che si porta sulle spalle una nostra tradizione individuale di serializzazione. Anna è una serie nostra. È una serie che si aggancia in maniera netta alla tradizione dello sceneggiato italiano, che era un qualcosa di ricco, letterario, altro, eppure seguito da tantissime persone. Ed è lì che dovremmo guardare per cercare le nostre radici." Un traguardo importante ottenuto da Sky, che forse è riuscita a fare quello che Netflix insegue da sempre: un prodotto local che possa essere global e il motivo è legato a non avere un modello di riferimento da dover seguire: "quando Netflix o Prime Video esportano il loro modello produttivo, quella metodologia di lavoro non è un modella aculturale, non è un modello nudo, è un modello che contiene dentro di sé un'idea della serialità. È un matrimonio che contiene un livello di compromesso."

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Anna: Giulia Dragotto in una foto della serie Sky Original

Un parterre di ospiti variegato

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Stranger Things: un'immagine di Sadie Sink

Discorsi da portare avanti insieme ai propri ospiti, per definire e approfondire lo scenario di un mondo della serialità in continua evoluzione. Perfetto quindi il nome di Ludovico Bessegato che con Prisma accoglie e sviluppa il tema del Reframing Nature, così come la grande ospite internazionale Nora Felder, Music Supervisor del fenomeno di casa Netflix Stranger Things, anche vincitrice di un Emmy, a cui si affiancano Greta Scarano per Circeo di Paramount+, Maccio Capatonda e tanti altri legati all'attualità seriale del nostro paese: "Se nel 2020 abbiamo messo in piedi un'edizione online che raccontava il mondo della pandemia, ora fotografiamo uno spaccato del momento e lo stato dell'arte di questo autunno" come è giusto in un contesto frenetico, in continuo fermento e mutamento, in cui "le finestre si sono sempre più ristrette". Ma c'è una caratteristica che Marina Pierri e lo staff cercano nei loro ospiti: che abbiano una grande passione per il mondo della serialità, "che siano a loro volta grandi spettatrici e spettatori". Che siano, insomma, come noi, per favorire quell'interscambio e quel dialogo che il FeST vuole portare avanti.