Un'alternativa, un'ora diversa rispetto all'offerta corrente. Al centro, un volto amato (anzi, amatissimo) del piccolo schermo: Flavio Insinna. Ecco su La7 il nuovo game show pre-serale (alle 18.30, da lunedì a sabato), Famiglie d'Italia, basato su Family Feud, uno dei format più longevi della storia televisiva. Basti pensare che il debutto risale al 1976, negli Stati Uniti, poi andato in onda in oltre 78 paesi (in America ha condurlo su ABC c'è il famosissimo Steve Harvey). Come si gioca? Tutto molto semplice. E ce lo spiega in anteprima lo stesso Insinna, che abbiamo incontrato negli Studios di via Tiburtina, dove viene registrato il programma. "Ci sono due nuclei famigliari, un capo famiglia e diversi round", ci dice il conduttore. "Un tabellone con un sondaggio, aperto a otto risposte. La mano sul pulsante deve essere pronta".
Flavio Insinna, passato dalla Rai a La7, non è certo nuovo ai game-show, ma la sfida di Famiglie d'Italia, dato anche il brand che porta con sé, è senza dubbio di quelle stimolanti. Peculiarità, infatti, sono in sondaggi: non un semplice quiz show, in quanto le classiche domande sono infatti sostituite da quei sondaggi che fanno da specchio alle abitudini - spesso assurde - de nostro Paese. Mascotte del programma, e presenza fissa in studio, l'amabile cagnolino Ginger che, durante la presentazione alla stampa dello show, ha ovviamente catalizzato l'attenzione dei giornalisti, oltre che di Insinna, pronto ad elargirgli gustosi premietti. "Ginger? Ci aiuta per i social, è tutto apposto. C'è anche il veterinario in studio", racconta il conduttore.
Famiglie d'Italia: un'ora di puro e spensierato divertimento
A presentare Famiglie d'Italia, anche Andrea Salerno, direttore di La7. "Giochiamo con un format americano, che abbiamo potuto cucire e adattare sulle corte di Flavio", spiega Salerno. "Abbiamo fin ora registrato quindici puntate, lavorando poco a poco sul programma. Siamo molto soddisfatti del risultato. La rete in questo momento va bene". A chi gli chiede qualcosa in più sulla sfida Auditel, Salerno non si sbilancia e dribbla le previsioni.
Non c'è dubbio però che l'atmosfera è di quelle coinvolgenti, per merito di un irrefrenabile Flavio Insinna, che spiega quanto i numeri Auditel, per lui, siano relativi: "Ci stiamo divertendo, e si stanno divertendo le famiglie concorrenti. Non dovendo lavorare per forza posso dire di no per sempre. Questo per dire, ho accettato per divertimento. Se poi gli ascolti non girano, va bene uguale. Ce l'abbiamo messa tutta. La responsabilità la sento, c'è un investimento, però dico anche: se va male non lo facciamo apposta, ce la mettiamo tutta. E grazie a Famiglie d'Italia ho conosciuto persone straordinarie. Smettiamola di intendere la tv solo dal punto dei numeri. Se vogliamo fare i numeri vediamo le armi, visto il periodo... Questo è un mondo che mai avrei voluto immaginare, da amico di Gino Strada e di Emergency. Ecco: c'è bisogno di respirare e interrompere per un po' le urla. Famiglie d'Italia è qui per questo".
Un game-show inclusivo (finalmente)
La famiglia, fin dal titolo, è al centro del pre-serale di La7. Tuttavia, c'è finalmente un'apertura verso un concetto contemporaneo e inclusivo. "Se accetto di giocare con le famiglie, ovviamente ospitiamo tutte le famiglie possibili, inclusive e aperte", prosegue Insinna. "Sarà una piazza allegra dove poter giocare, dove potersi divertire e, alla fine, magari anche vincere. Famiglia è aggiungere un posto a tavola. Che vuol dire la tradizione? Nel 2024 si parla di famiglia tradizionale? Einstein l'ha detto cento anni fa: basta l'amore. Ci sono famiglie legate dall'affetto. La vera sfida invece è trovare un nucleo che si sposti, in blocco, per partecipare al programma. Mica è facile!".
Flavio Insinna e il passaggio a La/
Flavio Insinna si sofferma sulla libertà di scelta (la stessa libertà che lo ha portato ad accettare la conduzione di Famiglie d'Italia), non dettata dall'ansia di apparire. "Pensate, nello studio della mia agente, c'è la brochure del programma originale. Ce lo avevano proposto già nel 2016, ma dissi di no. Ci sono quattro età nel campo artistico. Lo studio e l'improvvisazione, l'affermazione, i ringraziamenti, fondamentali per restituire ciò che hai insegnato. Poi la quarta età, l'ultimo inchino, il congedarsi prima che sia troppo tempo. Mi godo questo periodo: il format americano è fighissimo, abbiamo provato a cucirlo per il gusto della produzione, e per le mie corde di presentatore".
Non manca, infine, un accenno al suo passato (molto glorioso) sulle reti pubbliche. "La Rai? Entravo che ero ragazzino, me ne sono andato adulto. Lì c'è la mia vita, e ci sarà sempre riconoscimento". Poi, un accenno ad Affari tuoi, e ai dati share non incoraggianti di Amadeus sul canale Nove: "Quando fui portato a fare il provino di Affari Tuoi ero terrorizzato. Passo il provino, e lo vinco. Lì è cambiata parte della mia vita. Avevo quarant'anni. Oggi vedo Stefano De Martino con infinita tenerezza, perché è difficile presentare quel gioco. Devi carpire le storie dei concorrenti, i pacchi vengono dietro. Insomma, voglio ribaltare i concetti: cerchiamo di non andare contro, ma andare parallelamente ai competitor. Amadeus? Tifo per lui. È un mestiere questo, mica una guerra".