Chiamiamo Fabrizio Ferracane all'orario stabilito ma, il suo telefono, sembra staccato. Capita. Riproviamo, e ancora nulla. Dopo qualche minuto ci richiama, scusandosi, e spiegando che il suo iPhone ha una sorta di blocco verso i numeri che non conosce. "Mi continuano a chiamare i numeri commerciali, sono insopportabili", ci dice. Non possiamo che essere d'accordo. Dopodiché, ecco che iniziano i nostri quaranta minuti di chiacchierata: Ferracane, classe 1975, è uno degli interpreti più attivi e ricercati, sapendo alternare al meglio diversi umori e, soprattutto, riuscendo a dare sempre il massimo sia quando diretto da un regista esperto che da un esordiente. "Esordiente o grande autore, la cosa in comune è sempre la carne dell'attore", ci dice.
Al cinema con La cosa migliore di Federico Ferrone, in Settimo Grado di Massimo Cappelli (presentato al RIFF, nel cast anche Giorgio Pasotti), e poi di nuovo su Prime Video con la seconda stagione della serie rivelazione The Bad Guy, Fabrizio Ferracane spiega che "Noi attori dobbiamo corromperci, dobbiamo muoverci sempre... E devo abitare i miei personaggi. È necessario che ci sia questa forma. Poi, con un maestro come Bellocchio (che l'ha diretto ne Il traditore ndr.) "mi sento come una fetta di pane immerso nel latte. Cerco di realizzare qualcosa, proponendo. Con un regista emergente è la stessa cosa: mi impasto nella cosa che dovrò poi diventare. Magari con i giovani propongo di più".
Fabrizio Ferracane, la nostra intervista
Il bello dell'intervista con Fabrizio Ferracane sta nel suo costante collegamento tra set, palcoscenico, esperienze passate e sfide future. Come quando ci racconta di Paolo Taviani, che l'ha diretto in Leonora Addio. "Mi ricordo di Paolo Taviani, ero immobile quando arrivava sul set. L'ultimo giorno però ci siamo abbracciati, e ricordo ancora il cappotto di mio nonno che indossavo sul set. La cosa fondamentale con maestri del genere è poi la grinta. Con i ragazzi però pondero meglio cosa fare, forse perché l'esperienza riesco a gestirla meglio con gli esordienti", e prosegue, "Non mi voglio mai vedere, chi deve essere contento è il regista".
Protagonista di decine e decine di film, chiediamo a Ferracane come vive l'attesa tra un provino e l'altro. "Faccio molto teatro. E poi, riempio il tempo passeggiando. Stando in famiglia con mio nipote. I provini li faccio, e poi li cancello subito. C'è tanto altro. L'ansia dell'attesa la ricordo all'inizio della carriera. Succedeva poi sempre qualcosa, ricordo i provini con Mimmo Cuticchio, con mio padre che mi seguiva, anche a Torino, mentre giravo con Alexis Sweet. Mia madre poi è stata la mia prima fan".
E prosegue: "Le prime volte ricordo che aspettavo la telefonata dell'agente, a casa. Lo dico sempre anche ai miei amici, anche a Giuseppe Bonito: ci sono tanti attori molto più bravi di me, siamo pieni di attori, e cerco di aiutare chi credo sia bravo ad avere un'occasione. Poi magari hanno un agente che se ne frega e vengono lasciati al destino". Tra i ricordi, quello a scuola di recitazione: "Una volta i laboratori erano molto belli, adesso durano due o tre giorni, sei in settanta, e non ti danno nulla. Ricordo il provino alla scuola di Michele Perriera, un autore che mi ha dato tantissimo. Lo ricordo, con quegli occhiali scuri. Mi disse che avevo il destino nel mio nome".
La forza di The Bad Guy
Ne La cosa migliore recita insieme a Luka Zunic, notevole e giovane talento. Per Ferracane, le nuove generazioni hanno in più "La determinazione. Durante i provini hanno grande sicurezza. Sono determinati. Di conseguenza, bisogna però sostenere di più chi si sente fallibile. Dal fallimento arriva la strada giusta. Luka Zunic è talento. Un ragazzo diverso, che ascolta. C'è un'anima malleabile. L'ascolto è la cosa principale per essere un bravo attore".
A proposito di nuove generazioni, l'attore si sofferma poi sul successo di The Bad Guy, "Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, i registi, sono due pazzi! Sanno quello che vogliono. Il cinema è immagine, e l'immagine legata alla loro testa è pazzesca. Sin dallo script sentivamo ci fosse sotto qualcosa di potente. Dietro c'è una forte attenzione, e di conseguenza anche gli spettatori sono attenti. Tutta The Bad Guy è forte e dinamica. Ci sono tanti temi. La giustizia, il rapporto famigliare... Quando sono arrivate le sceneggiature della seconda stagione l'impatto è stato clamoroso".
La sua Sicilia (ripensando a Tornatore)
Nato a Mazzara del Vallo, Fabrizio Ferracane ha spesso raccontato la Sicilia. "Ho visto tanti aspetti della Sicilia", confida. "Una terra che sta migliorando, perché ci stiamo cominciando a svegliare. Stiamo iniziando a svegliarci, ad apprezzarci, dopo tante calunnie e dopo tanti bombardamenti. Mi viene in mente un seme che sta germogliando. Un percorso che dura, che si blocca, ma poi prosegue: una denuncia di violenza magari diventa un fiore. Sono nato in questi vent'anni: agli esordi, mi scritturavano per ruoli mafiosi, con battute da dovere dire in un certo modo. Ora, con The Bad Guy è cambiato tutto".
Sicuramente, è cambiato dal 2000, anno in cui l'attore esordì in un piccolo ruolo. Il film era Malèna di Giuseppe Tornatore. "Malèna... il primo contratto. Trecentocinquanta mila lire. Poi ho girato una pubblicità in Romania, e mi pagarono dieci milioni!". E chiude con un altro aneddoto: "Da ragazzo ero innamorato di Carmen, di Pozzuoli. L'unica donna che abbia mai amato. Quando Alberto Mangiante mi cercò per Tornatore ero in un piccolo paese, e lì il telefono non prendeva. Ricordo mia madre che urlò per le viuzze, cercandomi. Andai a Siracusa portando con me Carmen. Fu la prima esperienza, mi ricordo questo primo piano che il regista mi regalò alla fine. Lì ho capito cos'era il cinema. O', minchia, Tornatore!".