Finalmente ci siamo, seppur in pochi se ne siano accorti. Prende vita la 69esima edizione dell'Eurovision Song Contest, con la prima delle due semifinali in onda su Rai2 in prima serata, trentasette Paesi in gara e Basilea ad ospitare la kermesse canora, ad un anno dal trionfo di Nemo. Voci Rai della settimana eurofestivaliera Gabriele Corsi e la new entry BigMama, con Lucio Corsi in rappresentanza dell'Italia dopo il secondo posto conquistato al Festival di Sanremo 2025.

Olly, in trionfo all'Ariston, ha rifiutato l'ambita responsabilità scaricandola così sulle spalle dell'alieno cantautore toscano, ritrovatosi catapultato in mondovisione in cerca dell'ottavo piazzamento consecutivo in top 10 per l'Italia. Ma bookmakers alla mano l'impresa appare ardua, se non impossibile, con la finalissima di sabato 17 maggio su Rai1 che potrebbe vedere il nostro artista a galleggiare a metà classifica.
Corsi al posto di Olly, e l'interesse è in picchiata
Perché Corsi sta all'Eurovision come l'ananas sulla pizza. Lucio, già sorprendente al Festival con un podio impronosticabile alla vigilia, si è avvicinato all'Eurovision con i suoi tempi, i suoi modi di fare e la sua tranquillità, contribuendo di fatto ad un vero e proprio abbattimento dell'hype nazional popolare. Poche interviste, condivisioni social e comparsate tv, Lucio ha concluso il suo tour ed è volato a Basilea come se nulla fosse, con il proprio brano "Volevo essere un duro" che sarà sottotitolato in inglese, il fidato Tommaso Ottomano al suo fianco e l'amico Topo Gigio che dall'Italia svelerà i voti assegnati dal nostro Paese agli altri concorrenti. Olly, se solo avesse accettato di partecipare all'Eurovision, si sarebbe avvicinato all'evento con tutt'altra energia e presenza mediatica, grazie anche a quella Marta Donà, sua manager, che negli ultimi anni aveva accompagnato sia Marco Mengoni che Angelina Mango.
Dal 2011 ad oggi, Italia al top all'Eurovision

Dal 2011 ad oggi, ovvero da quando l'Italia è tornata in gara all'Eurovision dopo 15 anni d'assenza, il Bel Paese è entrato in Top10 ben 11 volte. Nessun altro Big5 (Italia, Francia, Spagna, Germania e UK) è riuscito a far meglio di noi. Quattro i podi conquistati, con il trionfo dei Maneskin nel 2021, i secondi posti di Raphael Gualazzi e Mahmood nel 2011 e 2019, e il 3° posto de Il Volo nel 2015. Da dimenticare il 21esimo posto di Emma nel 2014 e il 16esimo di Francesca Michielin nel 2016. Anche all'epoca Michielin subentrò grazie al rifiuto degli Stadio, che avevano appena vinto Sanremo, con un regolamento festivaliero che in molti vorrebbero rimettere in discussione, sganciando di fatto la classifica finale dell'Ariston dall'Eurovision.
Qualcosa di simile avvenne nel 2011, quando Gualazzi andò all'Eurovision senza neanche aver partecipato al Festival vinto da Roberto Vecchioni, nel 2012, con Nina Zilli arrivata nona a Sanremo ma spedita a Baku al posto della trionfatrice Emma, e nel 2014, quando proprio Marrone volò a Copenaghen pur non avendo preso parte al Festival vinto da Arisa. Dal 2015 l'Eurovision si è legato indissolubilmente alla classifica finale di Sanremo, con il suo vincitore chiamato a rappresentare l'Italia. Due, come detto, le defezioni: nel 2016 con gli Stadio sostituiti da Francesca Michielin e nel 2015 con Lucio Corsi al posto di Olly. Ma se l'Italia slegasse l'Eurovision dalla classifica finale di Sanremo? Perché non dare forma ad un Contest ad hoc, eventualmente pensato sempre e comunque all'interno del Festival?
La gara nella gara, perché no?
Nel corso della cosiddetta "settimana santa", che dura cinque giorni dal martedì al sabato, si potrebbe rimodulare il contenuto delle serate. Metà dei big in gara il martedì e l'altra metà il mercoledì, come accaduto più volte negli ultimi anni, per poi dar vita ad una gara nella gara la serata di giovedì, con tutti i big in corsa per il pass Eurovision. A giudicarli più giurie ad hoc, tra orchestra, super esperti della kermesse europea e sala stampa, fino ad arrivare ad un vincitore non obbligatoriamente legato al trionfo finale del Festival, seppur non impossibilitato al bis.
Con il venerdì rimarrebbe l'ormai amatissima serata cover/duetti mentre il sabato andrebbe regolarmente in onda la tradizionale finalissima, con l'eventuale rappresentante italiano all'Eurovision che potrebbe arrivare persino ultimo nella classifica finale del Festival, se valutato idoneo nonché perfetta bandiera nostrana per lo show internazionale. In questo modo si creerebbe un secondo Festival all'interno del tradizionale Festival, un contest ad hoc come avviene in non pochi altri Paesi d'Europa, senza obbligatoriamente sganciare Sanremo dall'Eurovision ed evitare "casi" come avvenuto nel 2016 e in questo 2025, in cui Lucio Corsi si è ritrovato in Svizzera senza neanche rendersene conto. E con lui non pochi italiani, che si sono avvicinati a questa 69esima edizione nell'apparente indifferenza più o meno generale.
Eurovision 2025, che Auditel sarà?

Con tutte le conseguenze del caso, perché a risentirne potrebbe essere l'Auditel Rai, negli ultimi anni schizzato alle stelle grazie al ritrovato entusiasmo per l'Eurovision. Nel 2011, anno del ritorno italiano in gara, la finalissima su Rai2 si fermò al 6,43% di share, iniziando da subito una lenta ma costante risalita. Il 7,51% nel 2012, il 9,17% nel 2013 con decollo al 16,36% nel 2015, tanto da meritarsi la promozione su Rai1, dove nel 2017 si arrivò al 20,14% di share.
Nel 2021, con il trionfo dei Maneskin dopo 30 anni d'attesa, share al 25%, con il successivo Eurovision del 2022 organizzato a Torino con Mahmood e Blanco in gara in grado di raggiungere il 41,93%. Nei due anni successivi risultati sempre e comunque straordinari, con finali al 34,00% e al 35,96%, a dimostrazione di un redivivo evento anche per la tv pubblica. E ora, con l'underdog Lucio Corsi che scommettitori alla mano non avrebbe quasi alcuna possibilità di entrare in Top10, cosa dovremmo aspettarci dal riscontro Auditel dell'Eurovision 2025?