Don Matteo 9: Terence Hill trasloca e ricorda gli esordi

Terence Hill festeggia il ritorno tv con Don Matteo 9 con un salto nel passato, da Trinità alla tonaca più celebre del piccolo schermo. E con il cast anticipa le novità delle prossime puntate.

Terence Hill diventa nostalgico nel ripercorrere le tappe di una delle fiction più longeve della TV italiana: Don Matteo debutta con la nona stagione il 9 gennaio su Rai Uno e i 26 episodi fanno raggiungere alla serie targata LuxVide di Matilde e Luca Bernabei i 14 anni dalla prima messa in onda. A celebrarne il successo ci pensa il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta assieme al cast che comprende anche Nino Frassica (il maresciallo Cecchini), Simone Montedoro (il capitano Giulio Tommasi), Nathalie Guettà (Natalina), Laura Glavan (Laura) e le new entry Giorgia Surina (il pm Bianca Venezia) e Nadir Caselli (Lia, la nipote di Cecchini).

Che posto ha Don Matteo nel panorama tv italiano?
Eleonora Andreatta: Don Matteo, investigatore e guaritore di anime, va in onda dal 2000 e questa nuova serie è un traguardo straordinario. Ha costruito un mondo positivo e pieno di speranza in cui il pubblico si identifica.
Matilde Bernabei: Proprio l'altro giorno abbiamo ricordato i tempi in cui andavamo contro il Grande Fratello ingaggiando una sfida in termini culturali...

Qual è uno dei suoi meriti maggiori?
Eleonora Andreatta: Ha una grande capacità di rinnovamento e il personaggio testimonia la ricerca della verità tra le persone comuni, per strada, nella sua immagine moderna con il giubbotto di pelle sulla tonaca. Il cast è di sicuro un elemento di successo e Terence Hill resta uno dei pochi divi della TV italiana, pur essendo privo personalmente di protagonismi. La serie ha la capacità di descrivere la provincia con gialli atemporali dotati di una linea orizzontale complessa, che rispecchia il tessuto sociale più vero e autentico con attenzione particolare al pubblico giovanile.

Come si fa a conservare la freschezza, dopo 9 cicli di episodi?
Eleonora Andreatta: La grande sfida è quella di rinnovarsi all'interno di un format andando avanti oltre la formula collaudata che comprende 194 episodi prodotti e 13 registi.

Cosa ricordate degli esordi?
Matilde Bernabei: La scelta dell'Umbria è dovuta a Terence Hill, che mancava da anni dall'Italia, e ha suggerito la regione da cui viene il padre ed ecco com'è nato questo carattere di paese senza tempo.
Luca Bernabei: In pochi sanno che la tonaca di Terence Hill è la stessa dall'inizio e anche se ne ha pronta una nuova di zecca, nello spirito di povertà francescana ha sempre utilizzato quella.
Terence Hill: Quando discutevamo del personaggio abbiamo volutamente deciso che di Don Matteo non si sapesse nulla, riguardo fratelli o genitori.

Che importanza ha Don Matteo nella tua carriera e quando hai capito che sarebbe diventato un personaggio iconico?
Terence Hill: Nella mia carriera ho avuto due personaggi entrati davvero nel cuore del pubblico, Trinità e Don Matteo. Un prodotto riuscito è come un orologio in cui tutte le rotelle sono a posto, a partire dal tempo in cui va in onda. Trinità è venuto alla luce in un periodo in cui la gente era stufa del western violento e da subito per strada mi diceva di tirare su le bretelle, quello che lui faceva prima di fare a pugni con qualcuno. È successo lo stesso il giorno dopo la messa in onda del primo episodio di Don Matteo, quando il pubblico mi chiamava monsignore. Mi sono subito reso conto di quanto fosse speciale. Il merito va anche ad un insieme di personaggi indovinati.

Che clima si respira sul set?
Terence Hill: Noi attori ci aiutiamo a vicenda: ho passato più tempo con Nathalie che con mia moglie negli ultimi tredici anni e per fortuna si respira atmosfera di felicità. Mi chiedono il segreto di Don Matteo, ma non si può svelare, altrimenti tutti lo farebbero uguale. Ci sono tanti fattori, dall'amore di LuxVide, che non taglia mai il budget ma spinge sempre a fare meglio, agli scrittori che hanno il coraggio di scrivere sceneggiature sempre nuove.

Come evolve il tuo personaggio?
Nino Frassica: Innanzitutto vorrei dire che anche la divisa del maresciallo è sempre quella e pure il cibo per scaramanzia è rimasto lo stesso dell'inizio. Per il resto, non leggo le sceneggiature perché ogni giovedì non voglio sapere come va a finire la puntata e rovinarmi la sorpresa.
Nathalie Guettà: Ad un certo punto mi è venuta l'esasperazione del ruolo, ma ora so che potrei fare altre dieci stagioni, il tempo sembra non passare.
Simone Montedoro: Il capitraano non ha più la moglie, ma una bambina fantastica. Ha superato l'esaurimento nervoso derivato dall'interagire con il maresciallo e don Matteo. Sembrano tutti contro di lui, ma solo all'inizio.
Laura Glavan: Per me questo è il secondo anno. Ne sono passati quattro dall'ultima puntata e la famiglia di don Matteo si è allargata: ho una figlia che mi ha fatto superare l'adolescenza problematica.

E le new entry?
Nadir Caselli: Il mio personaggio è una combinaguai, che poi viene presa per mano dallo zio e dal capitano.
Giorgia Surina: Il mio pm porta scompiglio nella serie, è un'amica del capitano che si sta per sposare dopo aver dedicato una vita alla professione, ma poi tutto cambia. È una donna autentica, forte, moderna, frizzante, positiva, lontana dai clichè. Spero che il personaggio sia accolto dal pubblico come il set accolto me.