E' uno degli eventi della prima giornata dell'edizione 2012 della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia il documentario che Jonathan Demme ha dedicato all'artista partenopeo Enzo Avitabile, un progetto nato quasi per caso, grazie ad una stazione radio newyorkese ed una sua trasmissione sulla World Music che ha portato il regista in contatto con un brano del musicista di Napoli. Da lì l'insolita richiesta di incontrarlo in occasione della sua visita al Napoli Film Festival del 2010 e l'idea di lavorare insieme per Enzo Avitabile Music Life, documentario che mostra uno spaccato della vita e soprattutto della musica dell'artista, attraverso una coinvolgente ed emozionante jam session con artisti di tutto il mondo, unitisi a lui per reinterpretare alcuni suoi brani. Un viaggio affascinante che sa mostrare anche uno spaccato della città che lo ospita, dei suoi squarci suggestivi, del suo calore.
Sia Demme che Avitabile sono intervenuti a Venezia, accompagnati dai produttori Davide Azzolini ed Antonio Monda ed il montatore Giogiò Franchini, per presentare il progetto, in una conferenza stampa che ha illustrato la già nota genesi del film, ma anche la visione artistica di Avitabile e la scelta del titolo dell'opera.
Vede una similitudine tra lei, che è molto attento alla storia della musica, ma anche alla politica, ed il cinema di Demme, non indifferente a quello che succede nel mondo? Enzo Avitabile: Ho sempre cercato di andare alla ricerca di qualcosa che diveniva e che non era preconfezionato. Voglio ricordare una grande guida che va al di là della musica, Carmelo Bene, il significante e non significato. Credo molto nel collegamento tra causa ed effetto, che ci siano degli eventi che creano delle conseguenze e incontri come questo. Jonathan è un genio, perchè ho fatto un film senza rendermene conto. Mi è piaciuta l'idea di usare la musica dove non riuscivo ad arrivare con le parole. E gli sarò sempre grado dell'opportunità di dare visibilità al mio lavoro sulle partiture, il mio lavoro nascosto. Lo studio che faccio sulla forma e la sua evoluzione. E mi piace l'idea di aver rappresentato una parte di Napoli, quella della mia Napoli, la Napoli Nord, quella dell'asse mediano che io ho ribattezzato Asse Canapa, dove una volta c'era la canapa e oggi c'è il cemento, una zona non povera, ma in svantaggio. Credo molto nella multiespressività dei popoli e delle razze, sono molto attento agli stili, alle razze e le loro forme espressive, ma alla fine bisogna dire che esiste un'unica razza, che è quella umana.
Jonathan Demme: Mi ha colpito molto un dicorso che ha fatto Enzo riguardo le migrazioni, gli spostamenti degli uomini da un paese all'altro, che crea le contaminazioni. Enzo non pensa in termini di confini, ma di bellezza delle collaborazioni, l'umanità che lega tutti, che porta la gente a lavorare insieme.
Mi ha colpito la scena in cui suona il sassofono, che sembra un grande rito di dolore nei confronti di una realtà come quella di Napoli, e mostra come l'arte possa farci uscire da questa situazione. Enzo Avitabile: Questa domanda mi dà la possibilità di riflettere su un aspetto sociale. Mi piace tornare nel mio scantinato, perchè questa azione racchiude un mio messaggio: sotto tutto quel cemento c'è un universo, la gente che ci vive non deve pensare che in quella zona non ci siano speranze, è una zona che ha origini storiche profonde. E' un messaggio semplice, cioè che attraverso la mia vita i ragazzi di quella zona possano sapere che esistono possibilità anche per loro.Come è nata l'idea di includere questo aspetto biografico nel film, con la visita ai luoghi dell'infanzia? Jonathan Demme: Fa parte della mia idea che questo film fosse un puzzle, che rispondesse alla domanda: che cosa muove questo individuo dal punto di vista personale ed artistico? Il viaggio a Marianella ha letteralmente dato una chiave di lettura al film. Abbiamo cercato di raccontare la storia in modo che avesse un suo fulcro ed il viaggio a Marianella è probabilmente questo momento chiave. Siamo andati lì perchè Enzo sentiva che fosse fondamentale che lo spettatore vedesse le sue radici. E' fantastico realizzare un film biografico su una persona che ammiri così tanto.
Tra i suoi collaboratori mancano artisti mussulmani o ebrei, è un caso? Da cosa dipende l'omaggio all'attivista Vittorio Arrigoni?
E' assolutamente casuale. Se avessi voluto invitare tutti i miei amici storici, non sarebbe stato possibile. L'omaggio a Vittorio è un omaggio semplice, perchè Vittorio ha sempre usato questa canzone. E' un omaggio fatto con coscienza a un uomo che ha fatto della sua vita un messaggio di grande valore.
Signor Demme, come si è trovato a girare a Napoli? Quanto conosceva di questa città che è stata al centro dell'attenzione anche all'estero con film come Gomorra? Jonathan Demme: Conoscevo Napoli da turista, quindi avevo una visione parziale. In questo film è molto importante che sia presente e non avremmo potuto ignorarla, perchè è il luogo di nascita di Enzo, ma abbiamo rappresentato solo le parti che sono importanti per lui, non luoghi turistici. Volevamo rappresentare Enzo Avitabile in Napoli. Ora vorrei vedere Napoli senza la preoccupazione di dover realizzare un film, perchè girando ero concentrato sulle riprese e non la potevo apprezzare, ma sono stato felice di questo viaggio.Infatti questo è tutto meno che un film turistico. E' un film fatto dal di dentro, dipende anche dal modo in cui avete lavorato? Davide Azzolini: Jonathan si è totalmente affidato alle indicazioni che noi da Napoli gli abbiamo preparato. Si è lasciato guidare a Marianella ed altri luoghi non turistici. E' stato tutto girato live, all'impronta, e tutti gli incontri che vedete nel film sono casuali, capitati per caso come quella col ciclista. Anche a Marianella siamo capitati quasi senza annunciare, solo i quattro amici storici di Enzo sapevano che ci saremmo andati. Siamo andati con le camere ed abbiamo visto che succedeva. Ed è per questo che è tutto così autentico, nel bene e nel male. Marianella è vicinissima a Scampia, ma la periferia di Napoli è anche questo, questa spontaneità, non solo droga o Camorra.
Giogiò Franchini: Noi napoletani abbiamo una certa sensibilità riguardo tutti i discorsi che si fanno su Napoli e che sfiorano la retorica. Ma tutto questo viene a cadere quando si ha a che fare con un artista della sensibilità di Jonathan.
Ci dite qualcosa del titolo del film Enzo Avitabile Music Life? Chi è arrivato a pensarlo e perchè? Jonathan Demme: Avevamo in mente molti titoli per il film, ma questo è venuto fuori a New York perchè il film è un ritratto di una vita vissuta musicalmente, la vita musicale di Enzo Avitabile.
Enzo Avitabile: Era da un po' che dicevo che questo è un film sulla mia vita-musica, poi mi sono trovato il titolo Enzo Avitabile Music Life. E' la dimostrazione che ci sono sempre dei collegamenti e alla fine tutto torna. Non poteva che essere questo il titolo, ci sono delle cose che sono giuste e diventano naturali.
Ci sono posti bellissimi a Napoli, ma ci sono anche persone nella sua vita che l'hanno influenzata fin da giovane? Enzo Avitabile: Mi ha incoraggiato questa terra, perchè era una terra in cui si suonava. Mi ha incoraggiato il mio maestro Ciro, perchè lui suonava ed anche io volevo farlo. Mi ha incoraggiato il Juke Box ed il selezionatore che metteva brani di artisti come James Brown ed in generale la black music. E' importante anche il ritorno alla fonte, il desiderio di trovare un proprio linguaggio, il desiderio di essere identificato. La tammurriata e gli altri inni tradizionali della nostra terra, la scala napoletana, il mio dialetto che è un simbolo di appartenenza alla mia terra, ma che cerco di usare per andare oltre lo stereotipo, per raccontare i bambini soldato e non solo il mare e il sole. Mi piace il mio dialetto e mi piace che che si possa muovere in maniera contemporanea. I miei genitori erano persone di tutti i giorni e non potevano avere questo rapporto con la musica, ma hanno sempre avuto rispetto dei miei sogni e mi hanno sempre incoraggiato.