"Ero viola sulle braccia, di qua e di là i segni viola per le mazzate che prendevo a quindici anni. Mia madre voleva denunciare tutti ma mio padre, che era chef, ha detto: 'Se le ha prese vuol dire che ha sbagliato'". È un mondo duro quello della cucina. Lo sa bene Antonino Cannavacciuolo, chef campano doppio stellato che somiglia a Bud Spencer ma oltre ai fagioli sa preparare molte altre pietanze, anche grazie alle mazzate di cui sopra. L'imponente cuoco sarà il protagonista di Cucine da incubo Italia.
È stato selezionato, infatti, tra una trentina di accaniti aspiranti alla carica di Gordon Ramsey nostrano: ha vinto Antonino, grazie non solo al talento culinario ma anche e soprattutto a quello manageriale, e dal 15 maggio lo vedremo su Foxlife alle 21.55 nella versione italica di Kitchen Nightmares. Cannavacciuolo il prosciutto se lo disossa da solo, risparmiando un sacco di soldi; ha bene chiaro in testa quanto costi mantenere un ristorante. Non basta saper cucinare. "Divertente, ma attenzione", ha detto di MasterChef: "è un gioco, non bisogna dare l'idea che sia facile diventare chef". Per questo lo vedremo in giro per l'Italia, impegnato a venire in soccorso di ristoratori sull'orlo del collasso economico. Rispetto alla versione americana, un vero e proprio tour horror tra cucine luride e infestate da roditori e insettoni, quella italiana declina più nel dramma familiare. Nei dieci ristoranti selezionati per altrettante puntate, i problemi maggiori non derivano dalla mancanza di pulizia - "per fortuna in Italia ci sono molti più controlli" ha spiegato lo chef - ma dalla scarsa attitudine al business. La maggior parte degli esercizi sono a gestione familiare, e spesso si trasformano in luoghi dove il risentimento parentale e altre questione personali decretano il fallimento di ristoranti che accumulano migliaia di euro di debiti.
Questi i numeri di Cucine da incubo: 350 ristoranti di tutta Italia visitati, 10 ristoranti sull'orlo del fallimento per 10 puntate, 10 menu rivisitati completamente, 40 staff rimessi in riga, 500 ore di riprese, 220 ore di makeover dei ristoranti, 1 Antonino Canavacciuolo. "Abbiamo puntato su Cannavacciuolo - spiega Sara D'Amico, direttore di Fox Channels Italia - perché oltre a essere un grande cuoco, è prima di tutto un imprenditore. Antonino sa quanto spende al mese di detersivi, sa gestire le proprie materie prime, così come i clienti". Alberto Rossini, vicepresidente di Fox Channels Italia e Head of Entertainment svela alcune perplessità iniziali a proposito dell'adattabilità del format: "Sono un fan del format americano ma temevo di non trovare ristoranti italiani disposti ad aprirci le porte. Complice forse la crisi, invece, molti cuochi hanno deciso di affidarsi a noi". Così Antonino visita il ristorante selezionato, ne scopre i difetti - scarsa freschezza degli ingredienti, menu troppo lunghi e inadatti, mancanza d'imprenditorialità, cuochi poco preparati - e in una settimana rimette a nuovo personale e locali. Ecco cos'altro ha rivelato lo chef nella conferenza stampa milanese.
Sei stato selezionato tra trenta chef, cosa avevi in più? Antonino Cannavacciuolo: So come si risparmia. Il prosciutto me lo disosso da me, so come si fa a contenere i costi. E mi hanno mandato a insegnare ai ristoratori come si tira avanti un locale, ho insegnato loro a fare la spesa, a cucinare pochi piatti ma sempre con prodotti freschi e di stagione. Non mi proponi gnocchi panna e prosciutto "perché sono buoni" se il tuo ristorante è a trenta metri dal mare!".Perché hai accettato?
Investimento. La televisione è un mezzo potente, e Cannavacciuolo è bravo, ma se nessuno lo vede alla TV o sui giornali è come se lo sia un po' meno.
Le differenze sostanziali rispetto al Kitchen Nightmares di Ramsey?
Nel caso italiano il ristorante è quasi sempre una cosa di famiglia, e infatti è più difficile convincere i ristoratori ad accettare il nostro aiuto, perché vuol dire esporre in questioni - e rancori - familiari. In ogni puntata ho incontrato famiglie che avevano accumulato debiti altissimi, e le lacrime che vedrete, sono vere lacrime di chi è sull'orlo del fallimento. Per molti Cucine da incubo rappresenta l'ultima spiaggia prima della chiusura.
Li ha strapazzati per bene, i suoi prescelti.
Se non mi fosse fregato niente di loro non mi sarei neanche arrabbiato, se lo faccio vuol dire che ci tengo. Devono capire che aprire un ristorante non è un modo facile per fare soldi, anzi! Oggi non consiglierei a un amico di aprire un ristorante in Italia, perché i costi di gestione sono altissimi, le infrastrutture non aiutano e i guadagni sono divorati dalle tasse. E poi per diventare chef non bastano dieci puntate a MasterChef, bisogna sgobbare per anni, vivere con la valigia sempre pronta per andare in ogni luogo dove c'è da imparare.
Quindi le trasmissioni di cucina di MasterChef non hanno cambiato l'opinione degli italiani sulla cucina?
Lo hanno fatto. Dieci anni fa mangiavano, pagavano e salutavano. Oggi ti tempestano di domande sugli ingredienti, ti chiedono da dove arriva l'olio, ecc... E questo è un bene, perché la cucina e i prodotti italiani sono una risorsa che potrebbe farci uscire dalla crisi. Certo, se fossimo più tutelati dalle istituzioni, come in Francia, che tutela cibi come il foie gras che non è nient'altro che fegato d'oca, mentre noi possiamo vantare prodotti come il tartufo.