Centro Sperimentale, la portavoce del comitato studentesco Sarah Narducci: "È una battaglia di puro principio"

Centro Sperimentale di Cinematografia occupato: cosa succede. Il CSC è oggetto di un terremoto, causato da un emendamento che ne modificherà le logiche di nomina dei propri vertici. Abbiamo intervistato Sarah Narducci, portavoce del comitato studentesco: in arrivo una manifestazione e una lettera a Mattarella.

Centro Sperimentale, la portavoce del comitato studentesco Sarah Narducci: 'È una battaglia di puro principio'

La storia del Centro Sperimentale di Cinematografia, l'istituto didattico più rilevante nella formazione cinematografica italiana, è cambiata all'improvviso, in una calda (l'ennesima "più calda") estate, quando l'attuale governo ha deciso di inserire nel decreto Giubileo un emendamento presentato dalla Lega pensato per modificare il dl n. 32 del 22 gennaio 2004, il quale a sua volta modificava la legge 426 del 1997, regolatrice del funzionamento del CSC.
L'emendamento, in breve, prevede che il presidente e il consiglio di amministrazione della scuola siano nominati dalla politica secondo una nuova modalità. In passato il primo era deciso dal ministro della cultura, mentre tre consiglieri erano scelti dal Ministro per i beni e le attività culturali e uno dal Ministro dell'economia e delle finanze. Questi due organi avevano la facoltà di nominare poi comitato scientifico, preside e direttore generale.

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Ora il comitato scientifico non sarebbe invece più nominato da presidente e CdA, ma sarebbe anch'esso appannaggio della politica, mentre i membri del consiglio d'amministrazione passerebbero da 5 a 6 membri, dei quali tre sarebbero scelti dal Ministero della cultura, uno dal Ministero dell'istruzione e del merito, uno dal Ministero dell'economia e l'ultimo dal Ministero dell'università.
Una cosa mai successa prima e che porterebbe, di fatto, il governo ad entrare direttamente nella scelta del preside e del conservatore della Cineteca Nazionale, ambiti in cui il comitato scientifico ha potere.

Centro Sperimentale: le dimissioni del consiglio di amministrazione

Il 3 agosto 2023 l'emendamento, dopo un temporaneo accantonamento, è passato in Senato e, anche se è in attesa della firma del presidente Mattarella, ha già portato alle dimissioni, avvenute il 4 agosto, del consiglio d'amministrazione della scuola, composto dalla presidente Marta Donzelli e dalle consigliere di amministrazione Cristiana Capotondi e Guendalina Ponti. Il quarto membro era il prematuramente scomparso Andrea Purgatori, mentre è rimasta al suo posto la consigliera Valentina Gemignani.

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Un vero e proprio terremoto che ha coinvolto, loro malgrado, gli studenti del Centro, che da subito si sono mobilitati con iniziative culturali, sit-in e presidio per cercare di combattere un atto che vivono come invasivo.
Abbiamo intervistato la portavoce del comitato studentesco, Sarah Narducci, per parlare della questione e per riportare il punto di vista di chi la scuola la vive e la anima.

CSC cosa succede: fulmine a ciel sereno

Facciamo un breve recap. Siamo in piena estate, la scuola è finita, si va in vacanza e si pensa a settembre. Fulmine a ciel sereno: un piccolo testo scritto, quasi nascosto, data la diversità di contenuto, in un decreto di una certa urgenza. Come lo avete scoperto?

La notizia è girata inizialmente come una voce di corridoio all'interno della scuola, senza una fonte diretta. Poi è successo: la cosa si è sparsa in maniera sempre più insistente e ci siamo resi conto della situazione intorno alla metà di luglio. Abbiamo letto quindi con molta attenzione l'emendamento e abbiamo deciso di mettere subito uno striscione a scuola, per poi mobilitarci e ricontattare diverse persone che ormai erano via da Roma, visto che la scuola, come hai anticipato tu, era finita. Da lì è diventato tutto molto veloce.

Quindi avete reagito subito?

Si, immediatamente, appena letto l'emendamento.

Cosa vi ha fatto saltare sulla sedia?

Ci ha lasciati interdetti soprattutto l'estraneità dell'emendamento rispetto al decreto legge in cui era stato inserito. E ti posso dire che, oltre quello relativo al Centro Sperimentale, ce ne sono anche altri che poco c'entrano con il Giubileo. Ma questa è una prassi dei decreti omnibus, o "accozzaglia", che molti governi sono soliti fare. Ci siamo chiesti quale fosse l'urgenza di operare così velocemente sulla scuola. Questa è stata la domanda principale.

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Dove avete cercato le risposte?

Nel quadro più generale: mettere le mani, anche in modo piuttosto aggressivo, sul mondo della cultura e dell'informazione con una lottizzazione, una spartizione di nomine e di poltrone.

Da fuori sembra soprattutto un atto dimostrativo.

Sì, un atto dimostrativo su una scuola che è stata nel corso degli anni, come dire, soggetta a ingerenza politiche. Sarebbe disonesto affermare il contrario, ma che ha la sua gravità nell'unicum storico di voler mettere mano ad uno organo che invece è stato sempre autonomo, cioè il comitato scientifico. Con l'aggravante di esautorare un presidente due anni prima della fine del mandato, cosa mai successa nella storia del CSC da quando è stato fondato nel 1935. Il tutto con un emendamento buttato in mezzo ad un decreto fatto in piena estate. Questa è la prepotenza e l'aggressività di questo governo. Poi lo sappiamo tutti che Presidente e CdA sono stati sempre nominati dal ministero, ma anche che è stato sempre fatto con un certo tipo di procedure... tipo aspettare la fine del mandato.

CSC occupato, perché: giorni di fuoco

Facciamo un passo indietro e cerchiamo di ricostruire i fatti. Dopo aver messo lo striscione cosa è successo?

Lo abbiamo fatto girare il più velocemente possibile soprattutto per richiamare l'attenzione su un emendamento sconosciuto a molti. Ci siamo poi riuniti nel comitato e abbiamo chiamato tante persone (circa 2000 ex allievi) e abbiamo organizzato un'assemblea al CSC con più di 500 partecipanti, in occasione della quale abbiamo annunciato il presidio permanente.

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Perché non l'occupazione?

Perché volevamo creare una riapertura nei confronti dell'esterno. Anche perché il CSC soffre di una posizione che stiamo cecando di smantellare: l'idea di essere una roccaforte, a Cinecittà, chiusa in se stessa. Noi vogliamo aprire. Abbiamo anche organizzato una rassegna che si chiama "Emergenze", con un tipo di cinema a cui noi teniamo molto, per creare dei dibattiti sulla questione dell'emendamento e sulle problematiche legate alla cultura in questo Paese. E poi è successo lo scatafascio...

Cioè?

Siamo stati da subito in contatto con molte parti dell'opposizione, che sono venuti a trovarci al CSC, e devo dire che ci hanno molto sostenuto in parlamento. Noi però volevamo parlare con la maggioranza e dunque abbiamo cercato Federico Mollicone, il Presidente della Commissione Culturale di Fratelli d'Italia, che ci concede un appuntamento per martedì 25 luglio alle 11 di mattina. Eravamo a 4-5 giorni dall'inizio del presidio. Ora, lunedì, il giorno prima quindi, sembrava che l'emendamento fosse stato accantonato e ci sono stati organi di stampa che hanno gridato subito alla vittoria, in maniera poi rivelatasi totalmente erronea. Ricordo anche di un discorso di Calenda nel quale non solo celebrava questo risultato, ma se ne appropriava, rivendicando il suo merito e quello del partito in questo "successo". Dichiarazioni che ci hanno lasciato molto interdetti.

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La cosa comunque è durata solo poche ore perché poi, in modo molto veloce e frettoloso, la maggioranza si è accordata su una rimodulazione dell'emendamento, aggiungendo un posto in più per il Ministero dell'università, quindi a Forza Italia. Dunque da che i membri del comitato scientifico venivano eletti da tre ministeri, cultura, finanze e istruzione, ora vengono eletti da cultura, finanza, istruzione e università. Un grande processo di lottizzazione compiuto in un solo pomeriggio. E pensa che Mollicone aveva deciso di firmarlo la sera prima di riceverci. Una manovra politica irragionevole e una vergognosa mancanza di rispetto istituzionale: non si può firmare un emendamento il giorno prima di ricevere gli stessi interessati alla questione. L'opposizione poi è riuscita a fare ostruzionismo e a rimandare la discussione al giorno dopo.

E arriviamo al fatidico martedì.

Nella notte organizziamo un sit-in a Montecitorio per la mattina successiva, con lo stesso striscione che avevamo appeso il primo giorno, accompagnati da diverse associazioni, e dichiariamo alla stampa le intenzioni di Mollicone. Contemporaneamente la maggioranza si stava riunendo in commissione per votare l'emendamento. In tutto ciò l'opposizione ha fatto notare loro la nostra presenza e il fatto che ci stavano completamente ignorando, ma senza ricevere grandi risultati. Mollicone, che aveva un appuntamento con noi da lì a poche ore, aveva ben deciso di chiudersi nelle sue stanze per firmare l'emendamento. Cosa che poi è successa alle 10 e 40.

Quindi non vi ha mai ricevuto.

Ma a quel punto non volevamo neanche più noi. Anzi, ti dirò di più, la mattina stessa abbiamo ricevuto un messaggio dal suo capufficio che ci comunicava che l'appuntamento era stato annullato e che ci saremmo aggiornati più avanti. La nostra risposta è stata che non volevamo più avere nessun appuntamento dopo questa condotta vergognosa.

Dopo cosa avete fatto?

Abbiamo continuato il presidio per qualche giorno e poi abbiamo terminato per ovvi motivi. Devo dire che abbiamo avuto molti ospiti, tra cui Matteo Garrone e i registi di Re Granchio, e trovato molto appoggio nel mondo esterno. C'è stata una lettera firmata da 600 persone del mondo dello spettacolo, abbiamo incontrato più volte Unita, la Fidac, la Amod della Cineteca, i Cento autori. Praticamente tutte le associazioni del mondo del cinema.

Avete avuto modo di parlare con la presidente uscente?

Non abbiamo mai avuto modo di parlare con la presidente Donzelli, anche per un conflitto di interesse: era la normalità che non potessimo avere contatti con lei. Ma d'altro canto noi non ci siamo mossi per una difesa, o per mantenere lo status quo.

Qualche risultato però lo avete ottenuto...

Ci sono stati degli odg (ordini del giorno) portati dall'opposizione, che ci hanno permesso di avere una rappresentanza degli studenti sia nel comitato scientifico che nel consiglio di amministrazione. Un posto e un posto. Questo per noi è una piccola, irrisoria, soddisfazione, anche perché dovrebbe essere cosa garantita in un istituto di formazione didattica, ma la nostra battaglia da settembre riparte e proseguirà a gamba tesa.

Il futuro del CSC: Venezia e la lettera a Mattarella

Cosa avete in programma?

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Venezia 2019: manifestazione no global al Lido

Al momento ci stiamo riunendo a distanza per riorganizzarci in breve tempo. Andremo a Venezia, presumibilmente durante la prima metà, e poi stiamo programmando una manifestazione nazionale, oltre che a discutere anche su cosa faremo a scuola... Qualcosa sicuramente succederà. Abbiamo, come ultima spiaggia, scritto anche una lettera di appello al Presidente Mattarella.

La vostra che battaglia è?

La nostra è una battaglia di puro principio: nessuno ha mai fatto quello che questo governo sta facendo. Lo rivendico, la nostra non è una battaglia a difesa di qualcuno ed è una battaglia senza nessun cappello politico. Non vogliamo essere soggetti a nessuna forma di strumentalizzazione. Questa è una battaglia che ci vede nostro malgrado protagonisti.
Noi ci stiamo preoccupando per il mondo della cultura in generale, non siamo interessati ad un braccio di ferro riguardante il solo CSC. Il mondo della cultura e quello dell'informazione sono in questo momento messi a repentaglio da questo governo, che sta operando un'occupazione violenta e sistematica dei luoghi chiave delle realtà sopracitate. Perché quando non si è in grado di creare un'egemonia in un determinato ambito, allora la si prende. Ed è raccapricciante.