Strani parallelismi tra le pieghe del tempo. Connessioni che soltanto la Storia riesce a creare. Roba da far invidia persino a sua maestà Tecnologia. Lo sanno bene un artista geniale scomparso da esattamente 500 anni e un supereroe oscuro, nato invece 80 anni fa. Cosa hanno in comune Leonardo da Vinci e Batman? Divisi da un abisso lungo 400 anni, il visionario papà della Gioconda ha influenzato l'immaginazione del creatore del Cavaliere Oscuro. Sì, perché quando Bob Kane diede vita al paladino di Gotham City si ispirò ai progetti di Leonardo, che vedevano la perfetta idea di volo nella struttura alare dei pipistrelli. Ipertecnologico, capace di espandere i suoi sensi e di sfidare i propri limiti per diventare qualcosa di più: un simbolo, un'ideale, un'icona. Non è un caso che Batman sia l'uomo vitruviano dell'immaginario supereroistico. Ed è proprio questa particolare sfumatura del personaggio alla base di Batman: 80 years of Technology, mostra organizzata da DC Comics e Warner Bros. all'interno del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano (sino al prossimo 10 settembre).
Una mostra molto specifica, dall'impronta netta e chiara, che risponde a domande non banali. Che rapporto c'è tra Bruce Wayne e la tecnologia? In che maniera l'evoluzione della società ha inciso sulla rappresentazione dei marchingegni tanto cari a Batman? Attraverso copertine, studi inediti, tavole originali e un'esclusiva intervista a Bob Kane, la mostra prende per mano il visitatore lungo 80 anni di storia editoriale. Un breve ma approfondito percorso storico-critico che conferma la natura mutevole di Batman, figura ricca di sfumature e contraddizioni, il cui mito non vuole saperne di spegnersi. Proprio come quel Batsegnale che illumina i bisogni della maledetta Gotham City.
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Dalla Batmobile al Batsegnale: dominare la tecnologia
La vittoria della vignetta sul fotogramma. La rivincita della tavola sulla sequenza. Più fumettistica che cinematografica, Batman: 80 years of Technology tralascia il grande schermo per soffermarsi sulla contemporaneità del fumetto di Batman. Un fumetto subito diventato affascinante anche grazie al peculiare utilizzo della tecnologia, maneggiata da Wayne con un preciso indirizzo etico: non uccidere, non farsi dominare dalla tecnologia ma dominarla per i propri scopi. "Non è tanto chi sei, tanto quello che fai che ti qualifica", diceva il Batman di Christopher Nolan. Un motto confermato da una mostra capace di mettere in luce il lato pragmatico dell'Uomo Pipistrello. Un uomo che ha sempre fatto della tecnologia un mezzo e mai un fine, uno strumento utile soltanto a raggiungere i propri nobili scopi. Perché il lato oscuro della tecnologia, quello opprimente e deviato, non potrà mai ammaliare una persona con degli obiettivi ben precisi. Ce lo insegnano costumi, armi, cinture attrezzate, mezzi di trasporto e caverne multi-accessoriate conosciute dal 1939 a oggi. Un lasso di tempo in cui le storie di Batman sono state (ovviamente) influenzate dai cambiamenti socio-culturali. Così, se la passione per la fantascienza degli anni Cinquanta ha spinto il Cavaliere Oscuro verso incontri alieni e arditi esperimenti scientifici, il boom economico degli anni Sessanta ne ha incoraggiato la declinazione geek.
Una deriva poi abbandonata dalla svolta più cruda, intima e nichilista dettata dal Batman di Frank Miller. Per Batman la tecnologia è anche un terreno fertile per mettersi alla prova, migliorarsi, l'habitat naturale per un eroe privo di superpoteri e che si è fatto da solo. Ed è proprio sul piano tecnologico che molti nemici hanno provato a sottomettere l'Uomo Pipistrello. Antagonisti raffinati come Joker, l'Enigmista, il Pinguino e Freezer hanno usato la tecnologia per sfidare Batman sul campo della materia grigia ancor prima che sul piano fisico a suon di calci, pugni e violenza.
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Tra Zorro e Victor Hugo: alle origini di Batman
Paladino, eroe, giustiziere, detective. Batman è tante cose, e non è un caso che sia uno dei pochi supereroi a vantare tanti nomi (Cavaliere Oscuro, Crociato di Gotham, Uomo Pipistrello). Un personaggio mutevole, postmoderno per definizione, di cui la mostra Batman: 80 Years of Technology racconta la genesi grazie a una bellissima intervista a Bob Kane realizzata nel 1993 da Vincenzo Mollica. Era il periodo dell'onda sollevata dagli amati film di Tim Burton, gli anni di un Batman gotico accerchiato da nemici disturbati e disturbanti, gli anni in cui Bruce Wayne era un freak in un mondo di freak. Entusiasta della prestigiosa deriva cinematografica della sua creatura, Bob Kane ammette candidamente che creare qualcosa di totalmente originale, senza subire alcuna influenza, è un'impresa quasi impossibile.
E così, oltre all'impronta "vinciana", Kane conferma di aver rubato molte idee al personaggio di Zorro, ovvero un uomo dalla doppia vita che amava mascherarsi da giustiziere ricorrendo a un simbolo ben riconoscibile. Nobili origini letterarie anche per la nemesi del Cavaliere Oscuro, quel Joker ispirato al romanzo L'uomo che ride di Victor Hugo. Senza peccare di falsa immodestia, Kane ammette sia di aver riversato tanto dei suoi ideali e della sua personalità nell'anima di Batman, che di non aver gradito (e ben compreso) la tanto amata versione di Frank Miller che con Il ritorno del Cavaliere Oscuro risollevò le sorti editoriali di un personaggio che anche nei fumetti è dovuto cadere per imparare a rimettersi in piedi. E questa volta la tecnologia ha pochi meriti.