Girovagando giovedì 29 per le sale che ospitano il festival non sono stati pochi gli eventi in grado di emozionarci, ma uno in particolare ci ha riportato a quei ricordi infantili che, in fin dei conti, non avrebbe alcun senso rimuovere. La presentazione dei primi episodi di Casshern Sins è infatti l'ennesimo omaggio a Kyashan, personaggio creato dalla Tatsunoko nel 1973 per quella serie dai toni apocalittici che è tuttora un cult dell'animazione giapponese. Dopo il discusso Kyashan - la rinascita , lungometraggio live action che personalmente abbiamo amato molto, è arrivata la Mad House a riproporci dal suo punto di vista le imprese solitarie del ragazzo androide. In casi come questi il timore che si possa banalizzare un mito è più che comprensibile. La sempre coraggiosa produzione nipponica, che si è assunta qui onore ed onere di un'operazione destinata a pungolare i fan della serie originale, rappresenta comunque una garanzia. Ed infatti quello attuato in Casshern Sins è un restyling rispettoso del mood malinconico al quale eravamo abituati, da cui si sprigionano suggestioni potenti a livello visivo creando un senso di mistero, che avvolge gli ambienti desolati in cui Kyashan è ora costretto a vagare. Sia gli umani superstiti che le sparute comunità di robot sopravvissute ai precedenti conflitti affrontano un'inesorabile decadenza, mentre l'eroe ritrovato sembra aver perso la memoria e si aggira tra le macerie senza uno scopo preciso. Dalle premesse siamo pronti a scommettere che pure le restanti puntate prodotte dalla Mad House non deluderanno le aspettative.
Anche gli altri appuntamenti della giornata hanno proposto graditi ritorni, uno dei quali ha saputo dare nuovamente risalto all'enfant terrible del cinema nipponico, quel Minoru Kawasaki che all'ultimo Festival di Venezia ha fatto sghignazzare mezzo mondo con Monster X Strikes Back: Attack the G8 Summit! destando inoltre curiosità per le improbabili camice hawaiane da lui indossate. Col nuovo progetto, presentato fuori concorso, ancora fragorose risate in sala! Pussy Soup è tanto folle, demenziale, fuori dagli schemi, quanto è lecito aspettarsi da un film il cui protagonista sia un gatto idol, rappresentato in forma di pupazzo, che per scampare al suo destino di testimonial pubblicitario si adatta a cucinare ramen in un locale poco frequentato. E le strampalate avventure del felino non si limiteranno certo a questo... Da gatti deliziosi a creature molto meno raccomandabili. L'eterna lotta tra i discendenti di Corvinus, quei vampiri e licantropi che da epoche remote si sfidano per estendere il proprio dominio, continua ad essere il fulcro di Underworld, saga fantasy/horror giunta qui al terzo episodio. Nel suggestivo anche se non completamente risolto Underworld: La ribellione dei Lycans si torna alle atmosfere truculente, gotiche, plumbee, di quel passato mitologico, in cui prese forma l'odio tra le due razze. Ma avremo modo di parlare più dettagliatamente del film in qualche altra occasione, trattandosi di una delle anteprime bolognesi più attese.
Visto poi che tutto il discorso si è sviluppato a ridosso di clamorosi ritorni e significativi recuperi, l'ultima nota di merito la vogliamo regalare a Jack Brook Monster Slayer del canadese John Knautz, ovvero un modo simpatico e al contempo efferato di tornare al blood & gore di una volta, con un make up dei mostri davvero accurato, ed una vena ironica e demenziale degna dei primi film di Peter Jackson.