28 anni dopo, Danny Boyle racconta il film a Roma: ”Oltre l'orrore. Volevamo parlare di Brexit e Teletubbies”

"Un sequel che si adatta ai tempi moderni, tra resistenza e famiglia". Il regista inglese fa tappa nella Capitale per presentare l'atteso sequel. Lo abbiamo incontrato. Al cinema dal 18 giugno.

Sul set con il regista e Aaron Taylor-Johnson

È uno dei sequel più temuti dagli amanti dell'horror, ma allo stesso tempo è anche uno dei progetti sulla carta più interessanti di quest'anno. Stiamo parlando di 28 anni dopo lungometraggio che riprende le fila del cult 28 giorni dopo e che punta ad una certa continuità narrativa grazie ai suoi creatori: Danny Boyle alla regia e Alex Garland alla sceneggiatura. La presenza di Boyle a Roma per presentare il film è stata quindi un momento utile e imperdibile per comprendere non solo la genesi di questo progetto, ma anche tutti quei cambiamenti e anticipazioni che annunciati dal cineasta britannico, che in conferenza ha parlato anche di attualità e di come questo sequel si adatti perfettamente ai tempi moderni, raccontando una storia che parla di resistenza e famiglia, girata con particolari espedienti di regia.

Come riprendere le fila di un cult movie

25 Anni Dopo Aaron Taylor Johnson Alfie Williams Foto
28 anni dopo: Aaron Taylor-Johnson, Alfie Williams in una foto

28 giorni dopo nel corso degli anni è diventato un vero e proprio cult movie: il post-apocalittico che raccontava l'incedere di una una violenta epidemia è entrato fin da subito nell'immaginario collettivo costituendo ben presto uno dei pilastri di questo sottogenere. "Il film originale continua ad essere molto popolare. Vengono spesso fatte proiezioni con sessioni di Q&A a seguire. Con Alex Garland abbiamo parlato spesso nel tempo della possibilità di un sequel, un'aggiunta alla storia del film, ma solo quando è uscita questa idea ci siamo mossi.." Il regista ha poi aggiunto scherzando: "Volevamo realizzare qualcosa che raccontasse un'esperienza, un periodo, ambientato molti anni dopo, e quello che volevamo inserire nella storia, ovviamente, era la Brexit e i Teletubbies."

28Yearslater Rome Photocall007
Danny Boyle a Roma

Di questa ultima pellicola Boyle ha quindi sottolineato come saldamente si agganci alla stretta attualità. Anche se in un primo momento richiama alla mente il difficile periodo dell'emergenza sanitaria globale vissuta nel 2020, in in 28 Anni Dopo c'è molto più di questo: "Volevamo che questo film fosse basato sui personaggi e sulla famiglia: nel primo i due protagonisti creano subito una famiglia, volevamo ripetere questa esperienza, volevamo un film entusiasmante, avvincente che attirasse i fan dell'horror ma anche che parlasse di come le famiglie si frantumano e di come il trauma agisce su di loro."

L'horror come genere complesso e flessibile

Inevitabilmente si è parlato anche di horror, di come è cambiata nel corso degli anni la percezione di questo genere e di quanto sia versatile: "L'horror è molto seguito perché attira le persone. Quando abbiamo fatto il primo film ci fu detto che le donne non sarebbero andate a vederlo, mentre ora le cose sono cambiate. Quando abbiamo fatto le proiezioni test in America ci sono state molte donne che a fine proiezione discutevano dell'idea dietro l'horror, se definire così il film o meno. Questo genere ha così successo perché permette di esorcizzare le proprie paure e si rivela molto flessibile: lo puoi allargare ed espandere per raccontare molte più cose."

Df 00021 R
Boyle da a indicazioni a Jodie Comer sul set di 28 anni dopo

Ed è grazie a questa sua duttilità che questo sequel è in grado di raccontare e far riflettere sulla società contemporanea, sulle sue problematiche, su una resistenza che mai come in questi giorni sembra rendersi necessaria: "Noi manchiamo di leader per la resistenza, parlo per il mio paese" dice Danny Boyle : "Mancano figure che siano fonte di ispirazione e che abbiano la capacità di portarci aventi. Si è pensato che la tecnologia potesse sostituirle, ma per ora non mi sembra possibile. Io ad esempio credo molto nella BBC: è un'emittente che offre informazioni ma non ha proprietari, non esistono azioni, non è quotata in borsa e credo che in Inghilterra sia l'unico posto dove le immagine vengano sottoposte al vaglio per controllarne la veridicità. Anche per questo viene disprezzata da chi è di destra. Questo non è un tipo di resistenza ribelle ma c'è una ferma verifica sulle immagini e sulle notizie."

Le tecniche di regia

25 Anni Dopo Aaron Taylor Johnson Alfie Williams In Fuga
Una scena d'azione

A rendere particolare 28 anni dopo non sono soltanto i contenuti ma anche le scelte artistiche di regia: "Abbiamo utilizzato tantissimi iPhone e tante macchine da presa leggere, tante tecnologie che ci permettessero di non lasciare un'impronta molto pesante, dato che eravamo in mezzo alla natura. Abbiamo anche fatto largo uso dei droni, riducendo al minimo la troupe perché volevamo realizzare qualcosa di nuovo e diverso. Il primo film è stato realizzato in digitale ma poi la tecnologia ha fatto passi da gigante: qualsiasi telefonino può girare in 4k ed è poi quello che ti serve per il cinema. Siamo andati incontro a tanti problemi, ma è stato bellissimo. Ad esempio ad un certo punto Aaron Taylor-Johnson corre fortissimo e ha lui la camera, la maggior parte del girato non era utilizzabile, ma ci sono dei pezzi, delle parti che in altro modo non sarebbero stati ottenibili."