Pulp Fiction: Laurence Fishburne svela il vero motivo per cui ha rifiutato il ruolo di Jules

L'attore Laurence Fishburne ha smentito delle dichiarazioni di Quentin Tarantino spiegando il vero motivo per cui ha rifiutato il ruolo di Jules in Pulp Fiction.

Laurence Fishburne ha rivelato il vero motivo per cui ha rifiutato il ruolo di Jules Winnfield nel film Pulp Fiction, parte assegnata poi a Samuel L. Jackson.
Il regista Quentin Tarantino aveva sostenuto, nel mese di gennaio, di aver scritto il ruolo pensando esplicitamente alla star di Matrix che avrebbe però rifiutato perché non sarebbe stato il protagonista del film.

Intervistato da Vulture, Laurence Fishburne ha ora condiviso la motivazione reale che lo ha spinto a rifiutare di apparire nel film: "Avevo semplicemente un problema con il modo in cui si affrontava l'uso dell'eroina".
L'attore ha proseguito: "Mi sembrava che fosse un po' sprezzante e che rendesse attraente l'uso di eroina. Per me, semplicemente, non riguarda il personaggio".

Rispondendo alla ricostruzione fatta da Quentin Tarantino parlando di Pulp Fiction, la star ha aggiunto: "Pensai: 'Cosa sta cercando di dire tutto questo?. Non ho rinunciato per il personaggio, ma per il modo in cui si parlava della dipendenza da eroina. E la fottuta scena con l'ago ipodermico e l'iniezione di adrenalina? No.". Laurence Fishburne ha inoltre sottolineato che ritiene quello di Jules una parte da protagonista, lodando Samuel L. Jackson.

L'attore ha ribadito in un secondo momento: "Non si trattava della parte, ma della totalità della situazione in cui erano: pensavo 'perché quel figlio di puttana più grande, più nero, più cattivo viene fregato da due tizi di quel tipo?', spiegatemelo". Fishburne ha quindi sottolineato che colleghi come Ving Rhames hanno apprezzato la sua scelta, sottolineando: "Non ero abbastanza evoluto da rendermene conto o pensare secondo quei termini, ma Ving lo era. Tutto non è per chiunque".

Laurence Fishburne ha poi aggiunto che ha rifiutato un ruolo nel film Fa' la cosa giusta di Spike Lee per motivi simili: "C'erano delle licenze creative che non mi sembravano giuste. Se hai un'attività nel cuore della comunità afroamericana - ma non sei afroamericano ma sei lì da generazioni - allora diventi un membro della famiglia, il che vuol dire che sei in pratica protetto da qualsiasi cosa che dovrebbe accadere. Essendo basato liberamente su fatti realmente accaduti a Howard Beach, pensavo che quella pizzeria esistesse nella comunità nera di Brooklyn, che facesse parte della comunità, e anche se c'erano una rivolta e tensione razziale, non si sarebbe arrivati al punto da radere al suolo quel punto vendita. Perché non farlo anche con il negozio coreano? Mi sembrava un po' falso".