Potere e maternità ai tempi del nuovo capitalismo
Quello della madre non è mai un ruolo facile, e non smette di esserlo nemmeno quando la prole, ormai diventata adulta, si emancipa, o dovrebbe emanciparsi, dalla sicurezza del nido familiare. Perché il senso di responsabilità nei confronti di coloro a cui si è data la vita, la volontà di proteggerli da ogni male non sono istinti che si possano cancellare con un colpo di spugna, solo perché la logica e la natura vorrebbero che i figli, a un certo punto, se la cavassero da soli. Se, in più, la madre è anche una persona di potere, accentratrice, abituata a tirare le fila delle esistenze di chiunque le orbiti, volente o nolente, intorno, questo processo è esasperato fino al parossismo.
E' quindi sulla figura di Cornelia che si incentra Child's Pose, ultimo lavoro del regista rumeno Calin Peter Netzer che, ancora una volta, scandaglia l'animo umano e la società contemporanea nei suoi aspetti più critici, mettendone alla berlina le derive della moralità. Cornelia è una signora agiata, realizzata nella propria professione e attorniata da una schiera di amici borghesi, con cui ostentare interessi culturali e conoscenze influenti. L'unica macchia nella sua esistenza impeccabile è la distanza affettiva dal figlio Barbu, della cui freddezza e malcelata conflittualità si lamenta con quella che è forse la sua unica, vera amica, Ruta. Quando l'irresponsabilità alla guida di Barbu provoca la morte accidentale di un ragazzino dei quartieri poveri, la macchina organizzativa di Cornelia si mette in moto per far scagionare il figlio dall'accusa di omicidio colposo: corruzione di testimoni, scambi di favori con le autorità, tentativi di mercanteggiare il perdono della famiglia colpita dal lutto, tutto è lecito per proteggere un figlio amato, si, ma che è anche e soprattutto visto come una proprietà, la cui realizzazione e sicurezza è una delle tante missioni da completare nel quadro di una vita inappuntabile.
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Child's Pose è un affresco disilluso e sconfortante del conflitto di classe contemporaneo, dell'anestetizzazione del sentimento che è conseguenza di un errore fatale nell'assegnazione delle priorità nella società capitalistica. Eppure, non è una chiusura totale alla speranza in un'umanità per cui una tragedia può anche significare, anche se in modo parziale e intermittente, un inizio di redenzione.
Movieplayer.it
4.0/5