Zanussi e Balducci presentano Il sole nero

Il regista polacco e il giovane protagonista della pellicola hanno presentato a Roma il film in uscita il prossimo 15 giugno.

Tratto dal dramma Agata, opera teatrale firmata da Rocco Familiari, Il sole nero è un film diretto dal maestro polacco Krzysztof Zanussi e co-prodotto da Italia e Francia, che racconta il dramma di una donna disperata dopo l'omicidio dell'amato marito. In un'assolata Sicilia dei giorni nostri, Agata, interpretata da una luminosa Valeria Golino costretta nella prima parte del film a recitare nuda insieme al suo giovane partner Lorenzo Balducci, deciderà di farsi giustizia da sola, affrontando faccia a faccia l'uomo che le ha distrutto il suo grande sogno d'amore. A presentare il film a Roma ci sono il regista Zanussi, che esprime tutta la sua perplessità riguardo ad un tema delicato come l'indulto, e l'attore Balducci.

Zanussi, uno dei temi principali del film è quello della giustizia. Perché oggi la giustizia è così importante?

Krzysztof Zanussi: Il problema della giustizia è un tema che tocca tutta l'umanità. Io vengo da un paese, la Polonia, dove c'è tanta tensione intorno a questo argomento, perché viviamo nell'ombra dei torti subiti nel passato. Non c'è stata alcuna penitenza, né perdono, e quindi non c'è stata possibilità di avere giustizia. Viviamo in una società divisa, gestita dal governo di destra, populista, che cerca però di fare i conti col passato, cosa che a nessuno in Europa è ancora riuscita e chi ci ha provato ha fallito. Non c'è però soluzione a questa situazione e lo sforzo del mio paese è troppo tardivo. Qualche tempo fa ho incontrato a Capri Josif Brodskij, il poeta russo premio Nobel esiliato in Italia, e quando gli ho chiesto perché non tornasse in Russia mi ha risposto che era una questione di gusto, perché sarebbe stato di cattivo gusto camminare per Pietroburgo e magari incontrare il medico che lo sottopose a ripetuti elettroshock perché era un dissidente, un uomo che lo ha perseguitato e che è rimasto impunito. Il tema dell'impunità è grave, ma tuttora non se ne scorge una soluzione.

Nel film si parla anche di indulto. Cosa pensa lei della posizione italiana rispetto a questo tema?

Krzysztof Zanussi: Credo che l'Italia abbia portato la giustizia all'estremo, favorendo l'impunibilità. Questa mancanza di giustizia e quest'eccesso di carità possono essere controproducenti, e non credo che riabilitare il male possa liberare da tutte le tensioni. La tendenza allo sconto della pena si sta estendendo a tutta l'Europa e penso che non sia un bene.

Quindi lei è contro il perdono?

Krzysztof Zanussi: Il perdono può essere immorale quando si dà per pigrizia.

Che possibilità ci sono oggi per un amore così estremo come quello rappresentato nel film?

Krzysztof Zanussi: Oggi l'amore estremo è un tema rarissimo e una storia come quella di Romeo e Giulietta non si comprende più, perché l'amore è diventato più banale. Lo spettatore potrebbe far fatica a comprendere le motivazioni che spingono una donna a voler raggiungere nella morte il proprio amato, ma a me interessava parlare di sentimenti forti.

Com'è stato lavorare in Sicilia?

Krzysztof Zanussi: Ho rilasciato varie interviste in giro per l'Europa e ogni volta che l'intervistatore veniva a conoscenza del fatto che stavo girando in Sicilia mi chiedeva "Allora il suo è un film sulla mafia?" e io rispondevo con fierezza di no, c'è il male, c'è la delinquenza, ma non c'è la mafia.

Lorenzo Balducci, com'è stata l'esperienza sul set con un maestro del cinema come Zanussi?

Lorenzo Balducci: E' stata un'esperienza importante sia come persona che come attore perché mi ha dato la possibilità di studiare da vicino il modo di lavorare di grandi artisti del cinema. Entrare nel vivo di una storia d'amore che non ho ancora mai vissuto nella mia vita privata è quanto di più difficile ci sia. Lavorare con Zanussi è stato straordinario perché riusciva in ogni momento a darci sicurezza, mentre con Valeria Golino c'è stata subito una grande empatia, anche grazie all'autoironia e alla capacità di sdrammatizzare quello che accadeva sul set, attraverso un gioco di sguardi e di conversazioni che esorcizzavano il fatto di dover recitare nudi.