Verità sepolte, la recensione: un suicidio di massa e un orrore senza fine

La recensione di Verità sepolte, film horror dove la troupe di un documentario intende scoprire la verità su un inquietante culto segreto, che portò decine di persone a togliersi la vita. Su Mediaset Italia 2.

Verità sepolte, la recensione: un suicidio di massa e un orrore senza fine

Sarah Hope è la sola sopravvissuta al suicidio di massa commesso dal culto guidato dal carismatico Jim Jacobs: era solo una bambina quando la tragedia ebbe luogo e si è portata il trauma addosso per tutta la sua vita. Ora, a venticinque anni da quel drammatico giorno, Sarah è pronta a ritornare in quel maledetto palcoscenico degli eventi, nella speranza di fare i conti con il proprio passato e ritrovare forse la pace. L'occasione le viene data da due fratelli registi, Maggie e Christian, che intendono realizzare un documentario e richiedono espressamente la sua partecipazione.

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Verità sepolte: Jessica Alba in una scena del film

Come vi raccontiamo nella recensione di Verità sepolte, l'arrivo della troupe in quell'isolata nucleo abitativo nel bosco, isolato dal resto del mondo, coincide con una serie di inquietanti fenomeni. Mentre alcuni dei cameraman spariscono senza lasciare traccia e il pulmino con il quale erano giunti è svanito nel nulla, Maggie e Sarah dovranno unire le forze per scoprire cosa sia avvenuto realmente in quel posto sciagurato, rischiando di risvegliare oscure presenze lì in attesa da molto, troppo, tempo.

Il fascino del male

Una scena di verità sepolte
Thomas Jane è il carismatico villain

Diciamolo subito, ciò che rimane maggiormente impresso di Verità sepolte è la strabordante performance di Thomas Jane nelle vesti di villain sopra le righe, sorta di santone rockstar che proprio grazie al suo carisma riesce a conquistare non soltanto i fedeli della sua setta, ma anche il pubblico. Nota più interessante di una narrazione altrimenti modesta, che cerca nella sua alternanza tra passato e presente di dar vita a colpi di scena tipici di certo horror moderno. Produce Jason Blum, ma rispetto ad altri titoli realizzati dalla sua prolifica Blumhouse in quest'occasione le ambizioni e il budget sono più ridotti, anche per via del fatto che in origine il progetto fosse nato come found-footage, salvo poi cambiare in corsa quando valutato come il filone avesse perso gran parte del suo appeal al botteghino.

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Un passato da svelare

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Verità sepolte: una foto del film

Ecco allora compreso il perché delle numerose soggettive delle videocamere e VHS e nastri ritrovati a svelare la spaventosa verità su quanto avvenne effettivamente in quel drammatico giorno, rimescolando colpe e colpevoli e motivando più o meno coerentemente gli aliti vendicativi di questi spiriti senza pace, pronti a prendere di mira la malcapitata troupe che si troverà sul loro cammino. Una manciata di situazioni riescono a creare una discreta suspense a tema, ma è nella sua organicità che il film paga i maggiori limiti, con quella fotografia desaturata spesso usata come anemico vezzo di stile da molti registi moderni, ma qui ininfluente al fine del racconto e della relativa verve estetica.

Vero e falso

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Lily Rabe in una scena

Alla base come ispirazione vi è ovviamente il massacro di Jonestown, che il 18 novembre 1978 portò alla morte di 913 individui - uomini, donne e bambini - in quello che ancora oggi è considerato come il più numeroso suicidio di massa nella storia. Qua per ovvi motivi la cifra di vittime si è notevolmente ridotta, anche per innescare via via quelle dinamiche che guardano a horror antecedenti o successivi come The Skeleton Key (2005) o Scappa - Get Out (2017). Nei due principali ruoli femminili troviamo una rediviva Jessica Alba e la star di American Horror Story Lily Rabe, più convincente la seconda in un personaggio che si presta a molteplici sfumature. Ma il resto del cast cade in uno spento anonimato, mera carne da macello per la mattanza spiritica che comincia progressivamente a compiersi. L'atmosfera che poteva essere costruita date le dinamiche di sceneggiatura alla base appare soltanto in superficie, sacrificata all'altare di un ludico intrattenimento di genere che si è ampiamente già visto: Verità sepolte non è un prodotto disprezzabile, ma superfluo sicuramente sì.

Conclusioni

Girare un documentario in un luogo dove sono avvenuti drammatici fatti di sangue non è mai una buona idea, come ogni appassionato di film horror sa. E non è un caso che la troupe improvvisata cominci a subire una nefasta sorte non appena giunta sul teatro della tragedia. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Verità sepolte, ci troviamo di fronte a un horror a basso budget che si fa forza soprattutto sulla carismatica interpretazione di Thomas Jane nel ruolo del folle villain, sprecando diverse potenzialità narrative in soluzioni o inverosimili o troppo figlie di forzati cliché. Una tensione su discreti livelli e una buona gestione della suspense spiritica permettono di chiudere un occhio su certe ingenuità evidenti.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • Thomas Jane scatenato come folle e carismatico villain.
  • A tratti la tensione e l'atmosfera generano discreti spaventi.

Cosa non va

  • Sceneggiatura che soffre di forzature e ingenuità.
  • Cast di contorno poco interessante.
  • Poco di originale.