Venezia 66, giorno 9: dramma e colore con La doppia ora e Soul Kitchen

Tre le pellicole in concorso oggi il thriller psicologico La doppia ora di Giuseppe Capotondi, con Timi e la Rappoport, il colorato Soul Kitchen del regista Fatih Akin, e l'egiziano El Mosafer, di Ahmed Maher.

Viene presentato oggi l'ultimo film italiano in concorso, il thriller piscologico La doppia ora diretto dall'esordiente Giuseppe Capotondi (ma con un illustre passato da fotografo e regista di videoclip e spot) e prodotto dall'Indigo Film (la stessa dei film di Paolo Sorrentino) in collaborazione con Medusa.
Il film racconta la storia di un incontro, quello tra Sonia (Kseniya Rappoport) e Guido (Filippo Timi), che sembra condurre ad una storia d'amore ma che invece vira brutalmente in tragedia, anche se le cose non sono esattamente quelle che sembrano. Colpi di scena e doppio gioco per un film che sotto l'etichetta del film di genere in realtà racconta una drammatica storia d'amore.
Leggi l'intervista al cast e al regista de La doppia ora e la recensione del film.

Altro film in concorso è Soul Kitchen del regista turco-tedesco Fatih Akin per la prima volta in competizione a Venezia dopo aver già collezionato in passato premi sia a Cannes che a Berlino.
Rispetto ai film precedenti questa volta il tono e l'argomento sono più lievi, la pellicola racconta infatti la storia di due fratelli di origini greche, uno proprietario di un ristorante e l'altro truffatore in libertà vigilata. Il film è ambientato ad Amburgo, la città natale del regista, ed in particolare nel ristorante che gli dà il nome in cui ne succedono di tutti i colori a cominciare dai clienti abituali (che scappano quando viene assunto uno chef professionista anche se bizzarro) e da una festa privata che si trasforma in orgia a causa di un dessert contenente una grande quantità di afrodisiaci. Il film è stato accolto dalla stampa con un'ovazione sui coloratissimi titoli di coda, ma anche durante la proiezione ci sono stati lunghi applausi.
Leggi l'intervista al cast e all'autore di Soul Kitchen. e la recensione del film.
Terzo ed ultimo film in concorso della giornata, l'egiziano El Mosafer (The Traveller) scritto e diretto da Ahmed Maher. Il film racconta per tre volte, tra giovinezza, maturità e vecchiaia, una giornata della vita di un uomo, durante la quale scoprirà cosa significano l'amore, la famiglia ed anche sofferenza. Altro film egiziano, presentato però nella sezione Orizzonti, è il corale One-Zero di Kamla Abu Zekry che ambienta la storia di molteplici personaggi durante la finale di Coppa d'Africa dell'anno scorso in cui appunto la nazionale egiziana trionfò su quella ghanese per 1 a 0. Sullo sfondo dell'attesa della partità si incrociano diverse storie dal sapore amaro che però troveranno un happy ending con i festeggiamenti per la vittoria.
Fuori concorso il documentario di Giuliano Montaldo, L'oro di Cuba, un film che celebra i cinquant'anni della rivoluzione cubana, ripercorrendo la storia della Isla Grande e soffermandosi sugli aspetti più affascinanti ma anche sulle tante contraddizioni di una nazione che è diventata, per molti, soprattutto un simbolo.
Infine torna a Venezia, nelle Giornate degli autori, Marina Spada, che dopo aver convinto con Come l'ombra tre anni fa, presenta stavolta un omaggio appassionato alla poetessa Antonia Pozzi. Le inquietudini della penna della scrittrice, morta suicida a 26 anni nel 1938, trovano un'ammaliante collocazione sullo schermo mentre scorrono le immagini di una Milano fredda ma disposta a lasciarsi penetrare. I suoi muri accolgono infatti l'invito alla poesia di un gruppo di giovani che cercano di diffondere l'amore per un'arte messa un po' da parte, ma che ancora può illuminare. Più che il racconto di una vita così poco conosciuta, Poesia che mi guardi è l'esaltazione dei suoi versi che colpiscono ed emozionano.