Una storia nera, la recensione: il racconto della violenza domestica, tra noir e legal thriller

La recensione di Una storia nera, film di Leonardo D'Agostini tratto dall'omonimo romanzo di Antonella Lattanzi su una donna vittima di violenza che decide di ribellarsi. Protagonista, Laetitia Casta.

Una storia nera, la recensione: il racconto della violenza domestica, tra noir e legal thriller

"Voi lo sapete perfettamente quello che pensate? Quello che volete? Voi potete dividere tutto con certezza, giusto e sbagliato, sì e no, questo e quello? Se voi potete io vi invidio con tutte le mie forze", chiede a un certo punto la protagonista Carla rivolgendosi ai giudici e alla Pm che continua a incalzarla in un'aula di tribunale. E forse è proprio questo uno dei passaggi manifesto di Una storia nera, il film che Leonardo D'Agostini dirige sulla base dell'adattamento dell'omonimo romanzo di Antonella Lattanzi, che qui è anche autrice della sceneggiatura.

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Una storia nera, tra tramma e legal thriller

La recensione di Una storia nera non può che partire da quelle parole, rappresentano infatti il nucleo dell'intero film, l'ennesimo esperimento di viaggio tra i generi di Groenlandia Pictures, che lo produce: dramma familiare, thriller, noir e legal drama dove i ribaltamenti e i colpi di scena, alcuni più citofonati di altri, si susseguono come da tradizione. Al centro una storia di violenza domestica, esplorata dal punto di vista giudiziale e delle conseguenze vissute da una famiglia abituata agli abusi del padre verso la propria madre.

Storia di una ribellione

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Laetitia Casta, di spalle, e Andrea Carpenzano

Lo rivela lo stesso regista parlando del film: Una storia nera è il racconto di una donna che si ribella. Ma è anche una storia di figli che per anni hanno dovuto assistere inermi alle violenze domestiche perpetrate dal padre Vito (Giordano De Plano), verso la madre Carla (Laetitia Casta). Quando li incontriamo per la prima volta Vito e Carla sono ormai separati da anni: un amore travolgente almeno all'inizio, una passione che ha portato lei, francese, a trasferirsi in Italia, sposarlo e farci tre figli, Nicola (Andrea Carpenzano), Rosa (Lea Gavino) e Mara (Carola Orlandani). Si sono amati tanto Carla e Vito, poi però gelosia, manie di controllo e botte hanno trasformato quell'amore folle in una relazione tossica che si è conclusa con un divorzio. Ora entrambi hanno una nuova vita e nuovi partner, l'unico legame sono i tre figli e quando Mara, la più piccola di appena cinque anni, chiede di avere il padre accanto a sé il giorno del suo compleanno, Carla lo invita a cena.

La festicciola procede tranquilla nonostante su quella riunione familiare incomba un'atmosfera sinistra: si ride, si scherza e si scartano i regali. Dopo quella sera però di Vito si perderanno completamente le tracce, fino a quando la polizia non recupererà il suo cadavere dal Tevere. L'uomo è stato ucciso con due colpi di arma da taglio e i sospetti ricadono su Carla, c'è un testimone oculare che dice di aver visto Vito la sera della festa tornare indietro e rientrare da solo in casa della ex moglie, mentre tutti andavano via. La confessione non tarderà ad arrivare: la colpevole è lei e più tardi a confermalo saranno le sue stesse rivelazioni, "ho capito che stavo per morire e l'ho ucciso". Alla giustizia verrà affidato il compito di accertare la verità (legittima difesa o premeditazione?) e se Carla abbia fatto tutto da sola.

Il noir, i dilemmi morali e il legal drama

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Cristiana Dell'Anna in una scena del film

"Cronaca di una tragedia annunciata" potrebbe essere il sottotitolo del film, del resto "l'abbiamo sempre saputo che finiva male", è la frase che si ripetono un po' tutti, in particolare i figli Nicola e Rosa. E qui il punto non è tanto capire se alla fine i giudici riconosceranno a Carla l'attenuante della legittima difesa, quanto allargare il punto di vista sul vissuto di un microcosmo familiare che per decenni ha introiettato quelle violenze proteggendosi come meglio poteva. Rispetto a Il campione, riuscitissima commedia amara e dai toni crepuscolari vagamente ispirata alla figura di Francesco Totti, Leonardo D'Agostini cambia completamente registro; questa volta con un occhio rivolto agli esempi più classici del genere (La fiamma del peccato, David Fincher) firma un noir che alterna alla vicenda processuale la cronaca del dramma familiare, dove gli episodi della violenza domestica sono relegati nei pochi e brevi flashback che hanno il compito di evocarla.

Il film esplora personaggi con "dilemmi morali impossibili" e solleva interrogativi: cosa succede ai figli di una madre che ha subito soprusi per venti anni? E quanto è disposta a pagare una donna vittima di violenza per salvarsi la vita? Cosa fare per non rimanere vittime in uno Stato che sesso ti lascia morire da sola? In Una storia nera nulla ha un contorno ben definito e il confine tra vittima e carnefice resta labile, soprattutto nella percezione della figlia Rosa, poco disposta a perdonare alla madre un gesto così estremo (salvo un cambio di prospettiva repentino e in alcun modo giustificato in prossimità del finale). Di tutt'altro avviso è invece il figlio maggiore a cui Carla affida la responsabilità di "pensare alle sue sorelle" e tenere unito ciò che rimane della famiglia: ma il rischio è che Nicola finisca per riproporre quel maschile violento e tossico contro cui Carla ha deciso di ribellarsi. Lo si avverte in diverse occasioni che culmineranno nella scena in cui il ragazzo finisce per scaricare la propria rabbia sulla sorella più grande, la strattona, le urla contro e le dà uno schiaffo.

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Una storia nera: Cristiana Dell'Anna in una scena in tribunale

Non tutto scorre alla perfezione soprattutto per dei passaggi poco plausibili, a funzionare invece è tutta la parte processuale scandita dalla giusta tensione e dall'incalzare della pruriginose (e queste sì, ahinoi verosimili) domande dell'accusa nel tentativo di scandagliare la vita sentimentale della protagonista con il nuovo compagno: "Chi fu a fare il primo passo?", "Ha preso lei l'iniziativa?", "Quando avete consumato la prima volta?", "In sei mesi tre rapporti soltanto? Intraprendente la signora, come mai così poco ardore?", e ancora "Perché decidere di far entrare in casa dove ci sono i suoi figli un uomo violento?".

Racconto familiare: un cast al servizio della narrazione

I punti in comune con un'altra "storia nera" di questa stagione cinematografica, Anatomia di una caduta, sono più di uno: la morte misteriosa di un uomo, anche se qui la dinamica sembra rivelarsi sin da subito molto più chiara, e una donna alla sbarra degli imputati. Ad essere diversa è la resa meno tesa e con colpi di scena non così imprevedibili.

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Un primo piano di Andrea Carpenzano

Gli attori fanno invece del loro meglio: Laetitia Casta mette il proprio corpo e volto al servizio della storia e di uno straordinario lavoro di sottrazione; Andrea Carpenzano, che ritrova D'Agostini ancora una volta dopo Il campione, si conferma uno dei migliori talenti della nuova generazione, inquieto, ombroso e credibile dall'inizio alla fine; la giovanissima Lea Gavino dà tutta se stessa al personaggio di una adolescente "strappata" alla propria età; Cristiana Dell'Anna, seppur costretta in un personaggio privo di sfumature, cerca di andare oltre ad una caratterizzazione scritta senza troppo amore per i dettagli. Un racconto in chiaro scuro che, nonostante tutto, si lascia apprezzare.

Conclusioni

La recensione di Una storia nera si conclude confermando nel complesso un giudizio positivo sul film. Leonardo D'Agostini si affida al filtro del genere per raccontare una storia di violenza domestica: dramma familiare, thriller, noir e legal drama dove i ribaltamenti e i colpi di scena, alcuni più citofonati di altri, si susseguono come da tradizione. Un punto di vista inedito in cui a prendere il sopravvento è la vicenda processuale e le conseguenze vissute da una famiglia abituata ad anni di abusi di un padre verso la propria madre. Centrale non è solo il ruolo della protagonista Carla, figura volutamente contradditoria, ma anche quello del suo alter ego maschile, il figlio maggiore Nicola, testimone e depositario del male subito dalla donna. Un racconto di chiaro scuri, dove la ricerca della verità sfuma nei mille interrogativi di natura etica che assaliranno lo spettatore.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Il filtro del genere per raccontare una storia di violenza domestica: tra noir, legal thriller e dramma familiare.
  • La vicenda processuale: è proprio nell’aula di tribunale in cui si svolge il processo alla protagonista, che il film dà il meglio di sé per ritmo e tensione.
  • Gli attori, tutti al servizio della storia.

Cosa non va

  • Il racconto in alcuni passaggi appare poco plausibile e privo dell’attenzione ai dettagli che invece li renderebbe credibili.
  • Non tutti i colpi di scena e le svolte narrative che ribaltano continuamente la narrazione, risultano imprevedibili.