Tutto sui Globes 2006

La sessantatreesima premiazione dei Golden Globe assegnati dall'HFPA lancia definitivamente I segreti di Brokeback Mountain come candidato ultra-favorito per gli Oscar.

Nel giorno consacrato negli Stati Uniti alla figura di Martin Luther King, la sessantatreesima premiazione dei Golden Globe assegnati dall'HFPA (la Hollywood Foreign Press Association, la stampa estera accreditata a Los Angeles) ha confermato i pronostici della vigilia lanciando definitivamente I segreti di Brokeback Mountain come candidato ultra-favorito per gli Oscar, vincitore in tre categorie chiave - miglior film drammatico, miglior regista e migliore sceneggiatura - e trionfatore anche per la miglior canzone.
Il Leone D'oro a Venezia 2005 (una bella soddisfazione per il festival italiano diretto da Marco Mueller!), stando almeno agli esiti della serata, sembra avere un solo avversario il prossimo 5 marzo: il biopic musicale Quando l'amore brucia - Walk the Line, dedicato a Johnny Cash e alla sua storia d'amore con la moglie June Carter, che sembra un po' ricalcare la stessa gloriosa strada battuta lo scorso anno da Ray. Il film diretto da James Mangold si è, infatti, portato a tre casa i tre Globi più importanti nella sezione musical-commedia, l'altra faccia della medaglia della più quotata controparte drammatica. I suoi protagonisti Joaquin Phoenix e Reese Witherspoon si sono facilmente aggiudicati le loro statuette di migliori interpreti di musical o commedia: ma se Reese Witherspoon quasi certamente non avrà rivali per l'Oscar - se non la "Desperate Housewife" Felicity Huffman, vincitrice del premio come migliore attrice drammatica per Transamerica -, l'attore di Il Gladiatore e The Village dovrà vedersela con il grande favorito per la vittoria finale, Philip Seymour Hoffman (suo il Golden Globe come miglior attore drammatico), che vede finalmente riconosciuto il suo straordinario talento attoriale grazie a Capote, uno dei film rivelazione della stagione, dove incarna il grande giornalista e scrittore Truman Capote, autore di spicco della letteratura contemporanea americana (A sangue freddo e Colazione da Tiffany, tanto per citare due titoli).

Facce nuove, quindi, nell'albo dei vincitori dei Golden Globes, come quella di Rachel Weisz, migliore attrice non protagonista per The Constant Gardener (sarà però un'impresa ardua replicare agli Oscar, anche per l'agguerrita concorrenza di Michelle Williams di Brokeback Mountain). Fa eccezione un nome, George Clooney, che aveva già conquistato la stampa estera con Fratello, dove sei? dei fratelli Coen. Questa volta si impone nella categoria dei migliori attori non protagonisti con il ruolo (che gli ha imposto una notevole trasformazione fisica) nel thriller politico Syriana, ma la sua vittoria sul più quotato Paul Giamatti (Cinderella Man) può anche essere letta come un parziale risarcimento per la mancata premiazione del suo secondo film da regista, l'acclamato Good Night, and Good Luck, che non ha vinto niente. La stampa estera ama suddividere i premi a disposizione e il globo a Clooney va in qualche modo a ricordare quelle coraggiose pellicole di forte impegno civile che sono state escluse dal palmares, su tutte il contestato Munich di Steven Spielberg. Sono film accomunati da un'idea di cinema che "crede nel potere dei film di cambiare il modo in cui noi pensiamo", ha dichiarato Ang Lee, visibilmente emozionato, nel momento in cui ha ricevuto il premio come miglior regista. Momento reso ancora più emblematico (e ironico) dal fatto che a consegnargli il globo sia stato niente meno che Clint Eastwood, icona del western virile per eccellenza.

L'emozione, palpabile e forse per una volta davvero sincera, è stata il leitmotiv della serata e dei discorsi di ringraziamento (Sandra Oh, migliore interprete non protagonista della serie tv Grey's Anatomy era talmente sorpresa e tremante da non trovare la via per salire sul palco). Tradiva emozione anche Anthony Hopkins, che ha ricevuto con molta sobrietà il premio Cecil B. De Mille alla carriera da una Gwyneth Paltrow in avanzato stato di gravidanza, sua compagna di set in Proof.

Tirando un po' le somme della sessantatreesima cerimonia di assegnazione dei Golden Globe, non si può trascurare di sottolineare come uno dei motivi circolanti in molte pellicole presenti a questa edizione sia la difficoltà nel definire la propria identità sessuale. E se il vincitore assoluto Brokeback Mountain parla dell'amore omosessuale tra due cowboy assegnandogli valenze sentimentali universali, Breakfast on Pluto di Neil Jordan racconta la storia del travestito Patrick Brady, interpretato da Cillian Murphy, candidato come migliore attore nella categoria musical-commedia così come Transamerica di Duncan Tucker si concentra sul complesso rapporto tra un figlio e il padre transessuale, Felicity Huffman appunto, in procinto di sottoporsi all'intervento per diventare completamente donna. Saprà la platea degli Academy Awards prestare la medesima attenzione a queste problematiche così delicate, discusse e attuali? Lo scopriremo già il 31 gennaio con le nomination all'Oscar, anticamera della cerimonia del 5 marzo.

Aprendo infine una breve parentesi sulla televisione, anch'essa premiata dalla stampa estera, si segnalano le vittorie di due serie già cult: Desperate Housevives come serie comica (anche se Mary Louise Parker ha battuto tutte e quattro le protagoniste accaparrandosi il globo come migliore attrice brillante in una serie tv) e l'eccezionale Lost come serial drammatico. Tira aria di cinema anche in campo televisivo, visto che molti attori non disdegnano il passaggio al piccolo schermo, soprattutto se devono rilanciare carriere ormai spente. Lo ha fatto, ad esempio, Geena Davis, presidente degli Stati Uniti in Commander in Chief.