Transformers - Il risveglio, la recensione: un pieno di benzina per una saga in riserva

La recensione di Transformers - Il risveglio: prequel o reboot? Chissà... Intanto, ci prendiamo il buono del film interpretato da Anthony Ramos e Dominique Fishback. A cominciare dai mitici Anni Novanta.

Transformers - Il risveglio, la recensione: un pieno di benzina per una saga in riserva

Se lo dice pure il fracassone franchise di Transformers (qui un po' meno fracassone, almeno nella prima metà), allora è vero: dopo la sbronza degli 80s, sono tornati finalmente gli Anni Novanta. E lo diciamo: il decennio finale che ha segnato uno dei momenti più floridi del Novecento, si presta davvero molto bene per l'ennesimo (è il settimo) capitolo della saga cinematografica ispirata dai giocattoli della Hasbro (ma questo sembra un reboot). Anzi, i mitici 90s sembrano essere il suo habitat naturale: eccessivi, nostalgici, sperimentali al punto giusto, in bilico tra l'analogico e il digitale. Un pretesto perfetto, che abbraccia un pubblico polivalente: chi ha vissuto direttamente gli Anni Novanta, e chi invece li ha potuti provare grazie alla moda di Pull&Bear. Scherzi a parte, Transformers - Il risveglio, diretto da Steven Caple Jr., che si è fatto notare nel 2016 grazie all'ottimo The Land (tutt'altro genere: un summer movie dai riverberi coming-of-age), impiega al meglio il materiale di contorno, pur restando fedele alla sua vocazione: intrattenere.

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Transformers - Il Risveglio: una foto

Intrattenere senza fronzoli, come intrattenevano - guarda caso - i blockbuster che hanno lastricato il cinema hollywoodiano di fine Millennio, anticipando di una trentina d'anni il concetto di "esperienza da grande schermo". In questo caso, il prequel di Transformers (2007), nonché sequel di Bumblebee, rispetta la sua mission pop e popolare (con tanto di timing pre-stabilito: compresa la noiosa battaglia finale), cercando intanto di drenare i pre-concetti legati al franchise portato in sala per la prima volta da Michael Bay. Ciononostante, i tempi stanno cambiando. Dunque non c'è più spazio per le incertezze, bisogna correre e raggiungere l'obbiettivo. Come? Anche ricominciando da zero, puntando forte sul concetto di prequel, che potrebbero cambiare l'ordine degli addendi: il buon successo di Bumblebee ha indicato la strada, e Transformers - Il risveglio prosegue quella linea di pensiero: lo spettacolo è sacrosanto, ma lo spettacolo deve essere supportato da un barlume di emotività (per lo meno apparente), rilassando (in)aspettatamente il tono e l'umore.

Da Brooklyn al Perù: la trama del film

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Transformers - Il Risveglio: una scena

Come detto, Transformers - Il risveglio prosegue la storia ri-cominciata con il commovente Bumbleebe. A scrivere il film, un nutrito gruppo di autori: Joby Harold, Darnell Metayer, Josh Peters, Erich Hoeber, Jon Hoeber. Così tanti che, forse per questo, il film prende poco a poco diverse strada, pur partendo da un anno fondamentale. Il 1994. Siamo a Brooklyn, e sullo sfondo dello skyline spiccano ancora le Twin Towers. Dall'altra parte dell'East River si incrociano le strade di Noah (Anthony Ramos), esperto elettronico ed ex militare, ed Elena (Dominique Fishback, che strano vederla in un contesto molto diverso dalla discussa serie Sciame) stagista sfruttata del museo di Ellis Island, e aspirante archeologa.

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Transformers - Il Risveglio: un frame del film

I due si incontrano quando Elena, per caso, si imbatte in uno strano manufatto, con dei simboli che rimandano ai Maximal (per farla breve: robot mascherati da animali). L'oggetto è parte di una chiave, che permette di viaggiare in un condotto spazio-temporale che, condizionale è d'obbligo, potrebbe aiutare Optimus Prime e gli Autobot a tornare su Cybertron. Tuttavia, la chiave attira l'attenzione dei cattivi Terrocorn, capitanati dal malvagio Scourge. La minaccia incombe, e la corsa entra nel vivo: aiutati dagli animaleschi Maximal, Noah, Elena e gli Autobot (tra cui il simpatico Mirage) volano in Perù, dove è nascosta la parte mancante della chiave.

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Transformers - Il Risveglio: una scena action del film

Naturalmente, il film di Steven Caple Jr. si costruisce (per restare in tema) attorno ad una trama delle più classiche visto il contesto e visto il genere. Un plot funzionale e "rassicurante", senza però rinunciare alla vitalità delle emozioni scollegate dall'architettura esplosiva nella sua standardizzazione. I robot acquisiscono una certa profondità - e le sembianze animali aiutano -, facendoci credere a ciò che lo spettacolo mette in scena. Lo spigoloso Optimus Prime vorrebbe solo tornare a casa, e questo di per sé significherebbe già molto in termini narrativi, sentendosi in colpa per aver "costretto" gli altri Autobot ad una sorta di esilio. L'incredibilità ovviamente è l'ingrediente principale, ma (ancora) seguendo l'esempio di Bumbleebe ogni contorno viene smussato e aggiustato, in un formato cinematografico che suggerisce un trasporto in parte ritrovato e forse rinnovato. Per farla breve, umani e macchine, per la prima volta, sono scritti per essere parte dello stesso universo cinematico, come dimostrano gli ultimi cinque minuti del film (che non vi riveliamo!).

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Transformers - Il Risveglio: una scena del film

Insomma, Steven Caple Jr., pur confinato nelle regole che opprimono il concetto-franchise, riesce a dare un senso alla stessa spettacolarità senza osare poi troppo. Gioca con i personaggi (ma scorda di approfondire maggiormente Elena) e gioca con le location (da Brooklyn al Machu Picchu) come se fosse Indiana Jones (con tanto di citazione), tiene il comando del montaggio (durante le scene action, soprattutto), mantiene viva per quanto possibile la storyline (lo ripetiamo: è un prequel che suggerisce un totale rifacimento della saga) e soprattutto punta tutto sulla soundtrack, efficiente e coinvolgente nelle note hip-hop. Da Mama Said Knock You Out di LL Cool J a Hypnotize di Notorious B.I.G., per finire con i Wu-Tang. Niente di esagerato, sia chiaro: l'intuizione di Transformers - Il risveglio però potrebbe bastare per risollevare lo show. Del resto, c'è sempre bisogno di un bel pop-corn movie che fa vibrare la poltrona, da godersi senza pensare alle storture di un mondo (reale) che avrebbe tanto bisogno di un "ragazzone" come Optimus Prime. Oppure no, troppo serio. Molto meglio Mirage!

Conclusioni

Forse un prequel, forse un reboot, sicuramente il sequel del dolce Bumbleebe. Ed è proprio l'Autobot giallo che indica la strada da seguire in Transformers - Il risveglio. Come scritto nella nostra recensione, il film è un buon punto di ripartenza per la saga, anche grazie alle location, alla personalità ritrovata degli Autobot, e poi grazie alla cornice Anni 90. Dall'altra parte, la solita battaglia finale allunga il brodo, e l'evoluzione di Elena lascia abbastanza interdetti. Si poteva fare di più.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • Gli Anni 90!
  • Mirage è il nostro preferito.
  • Le location.
  • La prima metà del film...

Cosa non va

  • … in quanto l'ultima parte è dedicata alla solita, noiosa battaglia.
  • Sembra non si possa superare il concetto standardizzato di franchise.
  • Elena avrebbe meritato maggior approfondimento.