Torino 2014: Anne Fontaine, la sua Gemma Bovery tra pane e sensualità

La regista francese presenta al festival il suo ultimo film, un inno ironico e passionale alla femminilità e al fato.

Anne e le sue donne. Così si potrebbe sintetizzare il percorso artistico di Anne Fontaine che da sempre firma un cinema profondamente al femminile. Da Nathalie..., con Fanny Ardant e Emmanuelle Béart, passando per Coco avant Chanel - L'amore prima del mito e Two Mothers, le sue protagoniste riassumono tutta la forza e la passionalità di un sesso niente affatto debole, ma pronto a rispettare l'imprevedibilità della vita e le incognite dell'amore. Per questo motivo la Fontaine è riuscita a rintracciare la donna dietro il mito e ad estrapolare dalla letteratura classica eroine senza tempo, inserendole in un contesto moderno. Un trucco che, in qualche modo, le riesce anche con il suo Gemma Bovery, film d'apertura della trentaduesima edizione del Festival di Torino.

L'ispirazione, ovviamente, viene dalle pagine di Madame Bovary, anche se non ci troviamo di fronte ad una ricostruzione. Piuttosto la regista cattura lo spirito e il gusto di Flaubert, utilizzandolo come spirito guida per dare corpo e volto alla omonima graphic novel scritta da Posy Simmonds. Queste pagine, apparse sul The Guardian, raccontano la vicenda di una giovane donna inglese espatriata in Normandia. Qui, trasferitasi da Londra con il marito, si lascia deprimere dalla tranquilla vita della provincia anche se la sua bellezza non può che scuotere le passioni di molti uomini. Tra questi l'amante Hervé de Bressigny e l'ossessionato Joubert, che spedisce alla donna alcuni estratti dal romanzo di Flaubert, colpito da certi parallelismi tra lei ed Emma Bovary. Che anche il suo sia un destino tragico?

A metà strada tra La letteratura e la graphic novel

Gemma Bovery: Gemma Arterton con Fabrice Luchini e Niels Schneider in una scena del film
Gemma Bovery: Gemma Arterton con Fabrice Luchini e Niels Schneider in una scena del film

Alla base di questo film ci sono fondamentalmente due elementi letterari molto diversi. Da una parte il linguaggio moderno di una graphic novel di successo, dall'altro un classico innovativo come quello scritto da Flaubert. In questo stretto gioco di specchi, dunque, come si è inserito il linguaggio cinematografico della Fontaine? "Una graphic novel ha già una sua immagine precisa, ovviamente, anche se non è un film. Dall'altra parte, poi, fa anche riferimento ad un testo letterario. Io ho dovuto tenere conto di tutto inserendomi in quello che possiamo definire l'incarnazione umana e cercare la trasposizione attraverso il linguaggio cinematografico. Per quanto riguarda Flaubert, ho cercato di essere al tempo stesso fedele e infedele. Madame Bovary ha il pregio di essere un personaggio in qualche modo elastico, che offre una percezione diversa a seconda dell'età e del momento in cui si conosce. Si tratta di un archetipo femminile universale e per questo sempre moderno. Per quanto riguarda il personaggio di Gemma, nasce dalla fantasia del fornaio così come la sua similitudine con Emma. Il bello è che, se si fosse chiamata in modo diverso, tutto questo non ci sarebbe stato. Infondo dobbiamo ringraziare chi ritiene l'immaginazione più forte della vita reale."

Tutti gli uomini di Gemma

Gemma Bovery: Gemma Arterton con Niels Schneider in una scena del film
Gemma Bovery: Gemma Arterton con Niels Schneider in una scena del film

Un marito, un giovane amante, un ex fidanzato traditore ed un uomo maturo che si accontenta di guardarla da lontano, ricostruendo e reinventando le trame della sua vita. Questi sono tutti gli uomini che, più o meno beneficamente, attraversano la vita di Gemma e che, alla fine, potrebbero sentire il peso di aver definito il destino di lei. Tra tutti, però, il fornaio, interpretato da Fabrice Luchini ha un ruolo di rilievo, a metà tra narratore e regista dell'altrui vita. "Quando ho letto la graphic novel ho sovrapposto immediatamente l'immagine di Luchini a quella del fornaio, anche se nel disegno è molto diverso - continua la regista - Ho pensato che lui fosse l'attore giusto per incarnare l'amore per la letteratura. Inoltre Fabrice è incredibilmente obbediente, il che vuol dire che quando accetta un ruolo, e non lo fa spesso, è disposto ad accettare pienamente il personaggio. Non cerca mai di modificare la sceneggiatura perché, solitamente, si innamora proprio di questo elemento."

La sensualità del pane

Tra fantasie ed i profumi della campagna francese, il film della Fontaine rimanda una forte sensualità che partendo dagli elementi materiali, come il pane, arriva a mettere in gioco quelli più fisici, come la generosa bellezza della Arterton. "È molto importante respirare il profumo del pane, proprio come fa Gemma in più di una scena. Infondo ci troviamo di fronte ad un sensualità sperimentata attraverso gli occhi del fornaio, che diventano proiezioni dei suoi sogni erotici. Per questo motivo ho deciso di concentrarmi anche su alcuni elementi, come l'impastare, volendo suggerire proprio la carnalità di alcune azioni. in questo modo, lasciando percepire anche gli aromi della campagna, costruisco un erotismo che non è agito ma immaginato e, come tale altrettanto forte e devastante." Totalmente diversa, invece, sarà la sua prossima esperienza dietro la macchina da presa. "Il mio prossimo film sarà ambientato in Polonia nel 1946 all'interno di un convento di monache. Sette di loro, dopo essere state vittima di stupri da parte dell'Armata Russa sono rimaste incinte. Tutto si basa su dei fatti di cronaca e, come potete ben capire, non si tratterà certo di una commedia."