Sweetheart, la recensione: un avvincente horror su un'isola deserta

La recensione di Sweetheart, film prodotto da Jason Blum che vede protagonista una ragazza naufragata su un atollo in mezzo all'oceano, alle prese con una disperata lotta per la sopravvivenza su più fronti. Su Rai 4 e disponibile su RaiPlay.

Sweetheart, la recensione: un avvincente horror su un'isola deserta

Una donna sola, un'isola deserta e la sanità mentale che va via via scemando con il trascorrere del tempo. No, non stiamo parlando di una nuova versione al femminile di Cast Away (2000) e nemmeno di un remake in salsa occidentale del cult coreano Castaway on the moon (2009), bensì di un horror prodotto niente meno che da "sua maestà" Jason Blum.

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Sweetheart: Kiersey Clemons in un'immagine

Come vi raccontiamo nella recensione di Sweetheart ci troviamo infatti alle prese con una storia che ha luogo in un'unica ambientazione, con una protagonista sola sullo schermo per gran parte del minutaggio e una manciata di comprimari, umani e non, a farle compagnia - più o meno desiderata - mentre è alla ricerca di un modo per far ritorno alla civiltà e lasciarsi per sempre alle spalle quella brutta avventura. Ma andiamo con ordine...

Sola in mezzo al mar

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Sweetheart: Kiersey Clemons in una foto del film

Il film ha inizio con l'approdo della bella Jennifer su un atollo tropicale in mezzo all'oceano, dopo che l'imbarcazione su cui viaggiava è andata distrutta in seguito a una violenta tempesta. Insieme a lei vi è l'amico Brad, che giunge sulla terraferma già gravemente ferito e perde la vita poco dopo per via del trauma riportato. Sola e affranta, Jennifer non si dà per vinta e cerca di sopravvivere in attesa degli auspicati soccorsi, che però tardano sempre di più ad arrivare. Soprattutto durante la notte strani rumori attirano la sua attenzione e si convince che una bestia selvaggia si aggiri tra palme e cocchi, salvo poi ritrovare il cadavere del suo amico orribilmente dilaniato dalla furia di un'ipotetica creatura che appunto si aggirerebbe per quella natura incontaminata. Ben presto Jennifer si troverà ad affrontare un nemico di origine sconosciuta e a fare i conti con un paio di sue vecchie conoscenze...

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Un ambiente ostile

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Sweetheart: Kiersey Clemons in una scena

Inizialmente, a livello puramente narrativo, si osservano similitudini con lo spassoso esistenzialismo di Swiss Army Man - Un amico multiuso (2016), ma ben presto il film dei Daniels rimane soltanto un ricordo e Sweetheart si avvia sulla strada facile facile di quell'horror che cerca il massimo risultato con il minimo sforzo. Un'operazione semplice ma non disprezzabile, scontata ma a suo modo intrattenente nel crescendo tensivo che accompagna le dinamiche da survival-movie che vedono coinvolta la sfortunata protagonista, un'idonea Kiersey Clemons. La prima parte tenta di spiazzare e mischiare le carte, mantenendo un approccio parzialmente verosimile anche nelle sue forzature, ma da metà in poi la sceneggiatura si getta a capofitto in sussulti horror tipici che richiamano un immaginario mostruoso a Il mostro della laguna nera (1954), con tutto quello che ciò comporta.

Misteri e realtà

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Sweetheart: Kiersey Clemons in una sequenza

Ecco allora che Sweetheart decide di non nascondere più la propria essenza puramente ludica e inscena una resa dei conti senza esclusioni di colpi tra la bella naufraga e la sua nemesi sempre meno misteriosa, con figure di contorno da usare come semplice carne da mattanza. Non vi sono spiegazioni di sorta su perché proprio quell'isola sia al centro di una serie di correnti che sembrano trasportare uomini e persone sulle sue sabbie dorate, quasi che il dogma delle zone maledette figlie del Triangolo delle Bermuda vada accettato senza porsi troppe domande. Tra giochi di "vedo non vedo" atti ad acuire la curiosità del pubblico sull'effettiva risoluzione degli eventi e una predilezione per le scene notturne a sottolineare ulteriormente questo climax, il regista J. D. Dillard - recentemente alla ribalta con il bellico Sulle ali dell'onore (2022) - dimostra di possedere un buon senso per la suspense più immediata, priva di eccessiva sfumature ma secca e diretto nel suo intento da divertimento usa e getta.

Conclusioni

Si possono intuire sottotesti più o meno marcati, ma ad emergere è soprattutto un intrattenimento tensivo che richiama alla mente classici in solitaria, con l'ambientazione su un'isola deserta che rimarca ulteriormente terrori atavici, in una lotta per la sopravvivenza non soltanto contro la natura selvaggia ma anche contro un mistero che si cela in quell'atollo in mezzo al nulla. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Sweetheart, ci troviamo davanti a un horror che si rifà agli stilemi del survival movie fino a quando non svela l'essenza dell'effettiva nemesi e fa emergere con prepotenza l'anima più spaventosamente ludica, potendo contare sulla solida performance della sua protagonista Kiersey Clemons, abile nel reggere anche i passaggi parzialmente più barbosi e/o improbabili.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Una protagonista che convince.
  • L'ambientazione sull'isola deserta acuisce il senso di mistero.
  • Tensione in crescendo con inaspettate derive ludiche e di genere.

Cosa non va

  • La sceneggiatura lascia volutamente lacune qua e là.