Steve McQueen - Il film perduto, la recensione del documentario Sky sul film mai realizzato.

La recensione di Steve McQueen - Il film perduto, documentario targato Sky che ricostruisce la storia di "Day of the Champion", un film sulle corse automobilistiche mai realizzato.

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Steve McQueen - Il film perduto: Steve McQueen in una foto d'archivio

Steve McQueen e la velocità. Un connubio perfetto, ancora oggi ricordato da tutti gli amanti dell'attore americano, grande appassionato nonché vero e propria pilota di corse automobilistiche. Per iniziare la nostra recensione di Steve McQueen - Il film perduto non potevamo che iniziare da questa comunione iconica, simbolo di quella vita spericolata, come recita un celebre ritornello di una canzone di Vasco Rossi, che trova nuova conferma in questo documentario disponibile su Sky e NOW dal 28 agosto dedicato a un progetto hollywoodiano mai realizzato. Si tratta di Day of the Champion, un film che doveva raccontare una classica storia di stampo hollywoodiano nell'ambiente delle corse della Formula 1 con protagonista l'attore e che non fu mai realizzato. Il documentario diretto da Alex Rodger, cerca di ricostruire le vicende che hanno portato alla nascita e, successivamente, al fallimento del progetto, dopo mesi di pre-produzione. Lo fa riuscendo a mostrare, per la prima volta dopo 55 anni, le segretissime e dimenticate riprese in 35mm di dietro le quinte, foto di scena e interviste inedite a chi faceva parte della produzione del film.

Il progetto del cuore

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Steve McQueen - Il film perduto: una scena del documentario

Si tratta di un documentario che, per quanto di stampo classico, riesce a narrare perfettamente l'argomento di cui si vuole occupare, cercando di coinvolgere attraverso un montaggio serrato anche chi non conosce al meglio la storia di Steve McQueen. I primi minuti riassumono brevemente la carriera del celebre attore americano, lo presenta al pubblico, sottolineando l'importanza con cui affrontava la passione della velocità e delle corse automobilistiche. Introduzione propedeutica al vero cuore del film, quella del racconto del progetto di Day of the Champion, un film che doveva raccontare con assoluto realismo il mondo delle corse di Formula 1. Grazie allo studio di nuove tecnologie che permettevano di installare la macchina da presa sulle automobili e grazie alla disponibilità delle scuderie durante il campionato del mondo di Formula 1 del 1965, il film si sarebbe realizzato proprio nei circuiti ufficiali, con veri piloti e durante le gare. Portare la velocità e l'adrenalina sul grande schermo, in formato panoramico, a colori, in un periodo in cui la copertura televisiva era ancora legata al bianco e nero e a una scarsa qualità dell'immagine, era l'obiettivo dello staff, con McQueen in prima linea pronto a realizzare il suo progetto del cuore.

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Una sfida tra campioni

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Steve McQueen - Il film perduto: un'immagine del documentario

Quello che funziona davvero in questo documentario non è solamente la ricostruzione del film mai realizzato, ma la sfida avvenuta tra due major e due produzioni. Da un lato la Warner Bros. con Day of the Champion, dall'altro la MGM con Grand Prix. Due film tratti dallo stesso libro, due idee cinematografiche nate simultaneamente che si trasformano in una vera e propria gara produttiva: il primo che finisce il film oscurerà definitivamente il secondo. Il documentario racconta, quindi, questa lotta interna che avviene nel mondo di Hollywood, confrontando personalità di successo quali John Frankenheimer, regista di Grand Prix, e James Gardner, l'attore protagonista, vicino di casa di Steve McQueen che gli soffiò il ruolo. Avvincente e appassionante, il racconto procede come una vera e propria gara automobilistica, mostrando il dietro alle quinte dell'industria hollywoodiana grazie a una serie di aneddoti e curiosità, oltre a ricostruzioni con l'ausilio di grafiche. Una storia fatta di sorpassi, di colpi di scena, di scelte sbagliate dove vince, proprio come nella Formula 1, chi riesce a fare il tempo migliore. Proprio nel finale, però, l'attenzione sembra spostarsi sempre di più verso il film di Frankenheimer, sacrificando l'argomento principale che dà il titolo al documentario. È la conseguenza di avere informazioni davvero risicate relative al film mai realizzato (si parla di poca pellicola - che viene inserita anche più volte nel corso del documentario - e uno scarno script), ma permane la sensazione di un racconto tagliato con l'accetta, soprattutto nel momento in cui viene narrata la fase conclusiva di questa lotta tra film.

Conclusioni

Concludiamo la nostra recensione di Steve McQueen – Il film perduto considerando riuscito il documentario di Alex Rodger che si dimostra un buon prodotto di stampo divulgativo. Riuscendo a raccontare la storia sfortunata di un film mai realizzato e la sfida produttiva contro un film simile, mettendola in scena come una gara automobilistica, il documentario, al netto di un finale in cui il focus sembra spostarsi a favore di altro, è capace di interessare e coinvolgere sia gli appassionati cinefili che il pubblico più generalista, lasciando una piacevole voglia di saperne di più e recuperare la filmografia dell’attore più spericolato d’America.

Movieplayer.it
3.5/5

Perché ci piace

  • Il documentario è adatto sia agli appassionati dell’attore sia a un pubblico generalista che avrà un ritratto essenziale di Steve McQueen.
  • Il racconto procede come una gara automobilistica risultando interessante e coinvolgente.
  • Ottimo il recupero dagli archivi di pellicola rimasta inedita per 55 anni e le testimonianze degli intervistati.

Cosa non va

  • Verso la fine del film, il focus sembra spostarsi su altro, più che sul film non realizzato, lasciando un senso di eccessiva velocità nel concludere il racconto.