Simple Women, la recensione: se un film ti blocca la vita

La recensione di Simple Women: surreale e indeciso nel tono, il film di Chiara Malta riflette sugli effetti collaterali delle illusioni cinematografiche.

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Simple Women: un'immagine del film

Un film ti può cambiare la vita, è vero. Cambia il tuo modo di vedere le cose, influenza il tuo modo di parlare, pensare, interagire con gli altri. L'influenza di un film sulle nostre esistenze è qualcosa a cui affidiamo sempre un'accezione positiva, ma non è sempre così. Ed è di questo che parleremo nella recensione di Simple Women, un film che il cinema lo ama e lo odia allo stesso tempo. Presentato al Toronto Film Festival, nella sezione Festa Mobile del Torino Film Festival 2019 e ora disponibile in digital su Chili, il film di Chiara Malta riflette sugli effetti collaterali delle illusioni cinematografiche attraverso la storia di una giovane regista rimasta incastrata per troppo tempo nel suo film preferito. Tutta colpa di Uomini Semplici, diretto da Hal Hartley nel 1992. Un'avventura a metà strada tra la commedia e il dramma che ha davvero colpito Malta con un dettaglio singolare. Per anni la regista era convinta che una delle protagoniste del film, l'attrice Elina Löwensohn, fosse americana. Poi, dopo anni di false convinzioni, fatidico incontro tra le due, in cui Elina confida a Chiara di non essere affatto americana ma rumena.

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Simple Women: una scena del film

Una rivelazione piccola, semplice, ma capace di scatenare un'epifania da cui è nato un film intero. Simple Women nasce da una minuscola menzogna, ovvero dal potere ammaliante del cinema che altera le cose e dipinge le persone diverse da come sono in realtà. Uno spunto intrigante che, purtroppo, perde subito mordente in un film debole, goffamente surreale e indeciso nel tono. Un film a cui, forse, manca proprio un dono decantato dal suo stesso titolo: la semplicità.

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Simple Women: un primo piano di Jasmine Trinca

Un lampo, un flash, un blackout. Chi soffre di epilessia sa bene cosa significa disconnettersi dal mondo. Ed è proprio l'epilessia a creare un legame forte tra la giovane Federica e la protagonista di Simple Men, il suo film preferito in cui Elina Löwensohn interpreta una ragazza affetta dalla stessa malattia. La passione di Federica per quel film va oltre la passione. Diventa quasi un'ossessione alimentata da tutta la vita. Un'ossessione che l'ha portata a diventare regista presso una televisione del Vaticano, dove lavora senza molta passione. Un ardore che divampa all'improvviso quando riesce finalmente a incontrare il suo idolo Elina, con la quale decide persino di girare un film. Però, le aspettative di Federica sono talmente alte che la delusione sarà l'unica vera protagonista della travagliata produzione della pellicola. Una delusione che è anche la nostra davanti a Simple Women. Sì, perché nonostante il film parta dalla passione e dall'entusiasmo, nell'opera di Malta non si avverte mai davvero nulla di tutto questo. Tutto procede col pilota automatico, con una scrittura e una messa in scena eccessivamente piatte, senza guizzi. La colpa è senza dubbio di una sceneggiatura incapace di creare un vero legame tra Federica ed Elina, personaggi privi di un vero spessore e di un carattere ben delineato. Sfavorita da uno script monocorde e dalla recitazione in lingua inglese, persino Jasmine Trinca ci è apparsa molto in difficoltà, artefatta e poco a suo agio. Le cose non migliorano anche dalle parti di una Elina Löwensohn particolarmente spaesata. Peccato perché l'incontro/scontro tra la fan e la star, ovvero tra due donne rimaste incastrate in modo diverso nel mito del cinema, era un tema intrigante nel quale Malta si aggroviglia in modo forse ingenuo. Come smarrita nel suo stesso labirinto.

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La trappola del surreale

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Simple Women: una scena del film con Elina Löwensohn

Sfuggire ai generi non è sempre un demerito, anzi. Spesso non essere etichettabile è sinonimo di estro, ricchezza di temi e originalità nella messa in scena. Purtroppo non è il caso di Simple Women, che fatichiamo a incastrare in un genere ben preciso. Forse perché il film pecca di carattere e personalità. È un dramma? Sulla carta sì (ci sono i temi della malattia e del ricordo nostalgico), ma non se ne avverte mai lo spessore. È una commedia? No, perché Simple Women non riesce né a scorrere leggero, né a strappare qualche sincera risata. Allora, come spesso capita a chi non vuole scegliere tra dramma e commedia, ci si ferma a metà strada nel terreno del surreale. Una scelta coraggiosa, un azzardo che Malta tenta nel finale del film, cercando di sorprendere con una svolta che risulta soltanto pasticciata e grottesca. C'è la sensazione che una motivazione così personale e intima come quella che ha spinto Malta verso il film non sia davvero mai uscita dalla sua personale esperienza. Quasi come se la sua percezione delle cose fosse intraducibile con un film. Simple Women non ti abbraccia mai, non ti apre mai la porta, riamane chiuso in se stesso a parlarsi addosso. L'unica vera emozione che arriva in platea è la delusione. La stessa che Federica prova quando incontra Elsa e uccide, finalmente, il suo idolo.

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Conclusioni

Leggendo la recensione di Simple Women, avrete facilmente intuito che siamo rimasti molto perplessi dinanzi al film di Chiara Malta. Il punto di partenza è curioso, intrigante, ma si ha la sensazione che l'esperienza personale della regista (da cui è nato tutto) sia diventata quasi un freno involontario. Un argine insormontabile. Indeciso tra dramma e commedia surreale, Simple Women racconta il cinema con disincanto senza incantarci mai.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
2.5/5

Perché ci piace

  • L'idea che un film possa diventare una gabbia è intrigante.
  • Il tema degli idoli da ridimensionare anche...

Cosa non va

  • ...ma tutto viene raccontato senza molta passione e il necessario coinvolgimento.
  • Jasmine Trinca ci è sembrata meno ispirata del solito.
  • Poco affiatamento tra i personaggi, che sembrano quasi scollati tra loro.