Recensione QUI (2014)

Nato spontaneamente negli anni '90 per protestare con la costruzione di la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, il movimento No Tav racchiude in sé diverse anime, raccogliendo il malcontento di gente comune, anarchici e antagonisti, tutte accomunate dalla critica contro la mala gestione della cosa comune.

Documentario di grande interesse, Qui di Daniele Gaglianone, presentato alla 32.ma edizione del Torino Film Festival, nella sezione TFFDOC/Democrazia, vuole raccontare i No Tav dal punto di vista di persone che nulla hanno a che vedere con le ali più estreme della protesta, che ne rappresentano, anzi, la voce più genuina. La questione Tav, quindi, diventa in questo lavoro esemplificazione massima, cartina di tornasole delle storture di una democrazia che il più delle volte non sembra voler rappresentare la volontà popolare, ma solo quella di lobby potentissime che hanno come unico metro di giudizio il profitto.

L'atteggiamento di Gaglianone, dunque è estremamente politico, nel senso più alto del termine, poiché diventa megafono, portavoce delle istanze popolari. Non fraintendeteci, il fatto che i protagonisti del documentario siano uomini e donne comuni, distanti anni luce dall'iconografia "classica" del manifestante arrabbiato, non vuol dire che le loro dichiarazioni siano meno incisive, meno potenti. La bellezza di questo lavoro risiede proprio nella capacità del regista di saper dialogare con i suoi "interpreti", diventando un interlocutore silenzioso, ma forte e saldo nel dar loro risalto.

Gli uomini e le donne di Qui

Non sono santi, non sono eroi, non sono contrari al progresso, né persone che si nascondono dietro ad una non meglio identificata protesta. Sono esseri umani che lottano da 25 anni per non vedersi privati di qualcosa che gli appartiene. La loro radicalità è legata all'importanza della contesa, un conflitto trasversale che unisce cattolici ed anarchici in una battaglia contro il finto progresso e la perdita di umanità.

Qui: Guido Fissore in una scena del documentario
Qui: Guido Fissore in una scena del documentario

Senza paura

Chi non conosce le tappe principali delle proteste nella Val di Susa potrà rimanere spiazzato nel conoscere delle verità che non sempre sono state messe in risalto dai media nazionali. Interessante in tal senso è il racconto del rapporto (non solo di scontro) che si è instaurato nel tempo tra manifestanti e Forze dell'Ordine, una relazione che in questi ultimi, dolorosi, tempi è stata gioco forza messa in discussione dall'opinione pubblica. L'infermiera Cinzia Dalle Pezze parla con i poliziotti rivolgendosi alle "teste e al cuore dentro alle divise". Gabriella Tittonel, una signora molto spigliata ed energica che ogni giorno si presenta al cantiere con il suo gruppo di preghiera, sa che i militari "hanno la guerra attaccata ai vestiti", per questo sente nel profondo che quella è una battaglia per ridare umanità a chi la sta perdendo, per combattere coloro che per venire incontro agli interessi di pochi, mettono gli uni contro gli altri.

Qui: Marisa Meyer in una scena del documentario
Qui: Marisa Meyer in una scena del documentario

Marisa Meyer, anziana ma non per questo meno battagliera, si è fatta ammanettare alle reti, pur di mostrare il suo dissenso, senza perdere entusiasmo. Così come entusiasmo e coscienza di sé non hanno mai perso il sindaco di Venaus Nino Durbiano, uomo delle istituzioni eppure profondamente legato alla protesta della sua gente, o Nino Fissore, consigliere comunale di Villaforchiardo, coltivatore di un castagneto, arrestato e portato in carcere nel gennaio 2012 per aver fatto resistenza allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, accusa poi rivelatasi infondata. La famiglia Perino, infine, ha scoperto su internet che la propria casa sarebbe stata spazzata via dal progetto.

Le parole sono importanti

Motivo di interesse di un documentario strutturato in maniera molto pulita, con le interviste ai protagonisti, montate assieme a riprese raccolte dai diretti interessati, è quindi nella raccolte e nella presentazione di un materiale narrativo nuovo e a suo modo dirompente. La possibilità di accavallare le interviste con quanto successo realmente in quei giorni di lotta aspra, crea una singolare sovrapposizione tra racconto e verità dei fatti, molto originale in un genere che a volte rischia di essere troppo didascalico o pedante. Quando Alessandro Lupi, carabiniere in congedo, racconta di essere stato colpito da un lacrimogeno, il 21 luglio del 2012, e contemporaneamente vediamo le immagini di quel momento, la riflessione sul singolo atto si amplifica immediatamente, così come avviene quando lo speaker di Radio Blackout, Aurelio Loprevite ripercorre il momento della caduta di Luca Abbà dal traliccio sui cui l'anarchico si era arrampicato nel febbraio del 2012, riproponendoci stralci di quella diretta radiofonica, un documento prezioso ed emozionante.

Conclusioni

Qui: una scena del documentario
Qui: una scena del documentario

Appassionante senza essere fantasmagorico, duro nelle critiche e nelle denunce che vengono manifestate in maniera pacata dai dieci protagonisti, Qui di Daniele Gaglianone racconta le proteste del movimento No Tav con pulizia e senza fronzoli, andando al cuore della questione, ovvero la lotta serrata e senza sconti per il rispetto dei propri diritti. Utilizzando un linguaggio cinematografico semplice, ma non scarno, il cineasta di Ancona, torinese d'adozione, fa così aprire gli occhi su un argomento troppo spesso solo lambito dalla cronaca nazionale. Consigliato a tutti coloro che pensano sia impossibile opporsi a certe dinamiche pericolose. Si può, a patto di non dimenticare mai la propria umanità.

Movieplayer.it

3.5/5