Recensione Il seminarista (2013)

Il debutto nel lungometraggio di Gabriele Cecconi, pur con qualche pecca, riesce a ritrarre con efficacia le difficoltà e i problemi di un ragazzo sulla via del sacerdozio negli anni Cinquanta. Il DVD è tecnicamente buono, extra sufficienti.

Dopo tanti corti e mediometraggi, Gabriele Cecconi ha debuttato nel lungometraggio con Il seminarista, un film low budget dedicato alla memoria del regista fiorentino Corso Salani. Un parto lungo durato in pratica vent'anni, visto che una prima versione della sceneggiatura risale addirittura ai primi anni Novanta, ma reso ora possibile dal contributo della Toscana Film Commission e con una sceneggiatura revisionata anche grazie all'apporto di Ugo Chiti.

A parte i primi minuti, la storia si svolge tutta nel passato, negli anni Cinquanta. Il protagonista è Guido, attualmente un professore che riceve tramite telefono la notizia della morte di qualcuno. Uscito dalla camera mortuaria, si avvicina a un cancello. Vi guarda dentro e in un istante si viene proiettati nel lontano passato, quando lo stesso Guido entrò in seminario da quello stesso cancello e il film, dai colori delle prime scene, passa al bianco e nero. Il cammino di Guido, all'inizio ricco di entusiasmo, si scontrerà via via con le dure regole della vita ecclesiastica, ispirata ad un modello ascetico di disprezzo del corpo, di ossessione per il peccato, di ripetizione meccanica di riti e cerimoniali. Nel cast Filippo Massellucci, Andrea Pelagalli, Gianluigi Tosto, Giorgio De Giorgi e Francesco Tasselli.

Dall'entusiasmo alla repressione dei sentimenti

Una scena de Il seminarista
Una scena de Il seminarista

Gabriele Cecconi dimostra la capacità di affrontare un argomento spinoso con grande delicatezza: il suo non è un giudizio implacabile, ma un avvicinarsi molto discreto a un mondo come quello del seminario che effettivamente alterna luci e ombre, speranze e disillusioni. E che soprattutto in quegli anni vive di un plumbeo oscurantismo, come si rende presto conto anche chi si era avvicinato al seminario con grande entusiasmo. La ripetizione ossessiva di riti esteriori sembra prevalere sull'aspetto davvero più intimo e poco in fondo hanno a che vedere con anime che dovrebbero essere consacrate all'amore di Dio. Qui ci sono regolamenti rigidi invece che comprensione, gerarchie precise invece che solidarietà, violenze invece che pace, vuote devozioni invece che vera comunità, nonché l'inevitabile peso di classe che si sente anche dove tutti dovrebbero essere uguali. Guido gradatamente constata che in questo ambiente non trova quello che cercava, anche se persevera e non molla, anche quando vede che davanti a tutto si mette la difesa dell'istituzione, anche a costo di ingiustizie e soprusi. La repressione degli istinti più umani e dei sentimenti è però feroce e palpabile sulla pelle dei ragazzi, soprattutto della maggior parte che ha avvicinato il seminario non per vocazione, ma bensì costretta dagli eventi della vita, come emergerà dai racconti reciproci.

Una scena de Il seminarista
Una scena de Il seminarista

Un affettuoso e malinconico sguardo all'indietro

Una scena de Il seminarista
Una scena de Il seminarista

Ma quella chiesa oscurantista comincia a mostrare anche le prime crepe: affiorano sacerdoti progressisti, più aperti al dialogo e al mondo, che guardano con curiosità alla rivoluzione di Don Milani, che le gerarchie invece continuano a condannare. Non mancano i momenti più leggeri, le partite di calcio, gli scherzi fra ragazzi, le risate, perfino la collezione di figurine di santini proprio come si fa per i calciatori. Ma sarà troppo poco per trattenere Guido. I definitivi colpi di spalla al suo cammino verso il sacerdozio arriveranno innanzitutto dall'amore per una ragazza incontrata in chiesa, ma anche dalla cacciata di un seminarista povero, figlio di una ragazza madre e dalla morte di un seminarista modello e malato da tempo. Guido da quel cancello guarda indietro però senza condannare apertamente, ma osservando semplicemente la sua vita, che può essere quella di tanti altri. Guarda alla sua adolescenza con commozione e malinconia, persino con un certo affetto, tanto che alla fine, nonostante l'aspetto religioso sia preponderante, Il seminarista finisce per diventare soprattutto un racconto di formazione, nel quale il regista riesce a catturare l'attenzione fino alla fine, nonostante fin dalle prime scene è chiaro come la storia vada a finire. Forse non tutte le interpretazioni sono riuscite, alcune lasciano qualche perplessità e sembrano un pelo forzate per disegnare i contorni di certi personaggi. Azzeccato invece il bianco e nero, ben fotografato per ritrarre un passato davvero senza colori. Anche se da quell'esperienza, il protagonista non sembra aver maturato un totale rifiuto, bensì l'insegnamento che il Vangelo può essere vissuto in modi diversi e senz'altro più proficui.

Il DVD: il video sfodera un incisivo bianco e nero

Il seminarista adesso è approdato in homevideo con un DVD targato CG Home Video di buona fattura tecnica. Il video nelle prime scene a dire il vero lascia perplessi, nelle immagini che si alternano ai titoli di testa il quadro è pulsante, poco definito e compare qualche artefatto. Per fortuna subito dopo il video cambia completamente, il quadro diventa compatto, sia nei pochi minuti a colori, ma soprattutto in tutto il film in bianco e nero. Un bianco e nero che risulta incisivo e ben contrastato, capace di sfoderare una variegata gamma di grigi e di apparire sempre solido, con un buon dettaglio e con particolari ben evidenziati anche in ombra. Qualche leggero aliasing è tutto sommato trascurabile, il rumore video è limitato, per cui la visione è di buon livello.

Audio pulito, extra sufficienti

L'audio è presente solamente in un dolby 2.0 comunque pulito: del resto il film è composto solamente da dialoghi, che escono sempre chiari dal centrale, e da qualche cenno musicale dotato di un buon timbro. La scena è piuttosto chiusa e l'ambienza un po' sacrificata, ma l'apertura laterale è comunque apprezzabile e l'ascolto fila via liscio per un film di questo tipo. Più che sufficiente il reparto dedicato agli extra. Oltre al trailer e a una galleria fotografica, troviamo 4 minuti di scene tagliate, poi uno speciale sull'anteprima nazionale del film, con vari interventi prima della proiezione (11 minuti) e per chiudere un'intervista al regista di poco meno di un minuto.

Conclusioni

Nonostante interpretazioni non impeccabili e qualche caduta di tono, Il seminarista accompagna lo spettatore con efficacia nel percorso di Guido, partito con entusiasmo nel cammino verso il sacerdozio ma scontratosi con le difficoltà di un mondo ricco di contraddizioni, al quale comunque guarda ancora con affetto. Il DVD permette di scoprire il film con un soddisfacente reparto tecnico e con un sufficiente pacchetto di extra.

Movieplayer.it

3.0/5