Recensione Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza (1982)

Programmato in un'unica giornata-evento, arriva in sala il primo lungometraggio dedicato al pirata spaziale creato da Leiji Matsumoto: un appuntamento imperdibile per ogni appassionato di anime, ma anche l'occasione, per tutti gli altri, di godere di una fiammeggiante space opera dai tratti melò.

Quello di Capitan Harlock è un mito che sopravvive al tempo, e al mutare delle mode. Il personaggio creato da Leiji Matsumoto, infatti, che il pubblico italiano ha conosciuto nella sua prima, storica serie animata (Capitan Harlock - Uchū kaizoku kyaputen Hārokku - del 1978) continua tuttora ad affascinare l'immaginario di vecchie e nuove generazioni, tornando periodicamente come protagonista (o, in alcuni casi, personaggio collaterale) di film, serie e miniserie televisive. Una "vita", cartacea, televisiva e cinematografica, lunga più di un trentennio, e ben lungi dall'essersi esaurita; per un personaggio che l'anno scorso ha visto la sua prima incarnazione nell'animazione in CGI, con il lungometraggio Capitan Harlock di Shinji Aramaki, giunto nelle nostre sale lo scorso gennaio.

Quel lungometraggio, tecnicamente interessante, non è stato tuttavia risparmiato da critiche da parte dei fan, che vi hanno ravvisato un'interpretazione eccessivamente libera della figura originale del pirata spaziale di Matsumoto. Per gli stessi fan, quindi, non può che essere fonte di gioia questa iniziativa di Koch Media e Yamato Video, che portano per la prima volta in sala, restaurato e con un nuovo doppiaggio, il primo lungometraggio dedicato ad Harlock: Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza, realizzato quattro anni dopo la serie originale, racconta la "formazione" dell'eroe di Matsumoto, la sua scelta di farsi pirata e la formazione del primo equipaggio della sua astronave, oltre a diversi particolari sulla sua discendenza familiare.

Leggi il nostro speciale editoriale su Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza, il 15 Ottobre al cinema

Continuità "libera"

Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza: un'immagine del film animato
Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza: un'immagine del film animato

L'Arcadia della mia giovinezza, insieme alla serie televisiva che gli seguì (giunta in Italia col titolo Capitan Harlock SSX: Rotta verso l'infinito) viene spesso descritto come un prequel della serie del 1978, ma si tratta di un'interpretazione inesatta. Il background del personaggio qui mostrato, infatti, non coincide con quanto raccontato dalla serie originale: a partire dall'incontro tra Harlock e l'amico fraterno Tochiro (lì mostrato in flashback, in circostanze completamente diverse rispetto a quanto narrato qui) fino alla costruzione dell'Arcadia ad opera dello stesso Tochiro, e ai rapporti con l'altro personaggio cardine dell'universo di Harlock, la piratessa spaziale Emeraldas. Gli appassionati delle storie di Matsumoto, d'altronde, sanno bene che al mangaka interessa ben poco una rigida continuità tra le sue opere, quanto piuttosto reinventare continuamente i suoi personaggi, posizionandoli di volta in volta in universi alternativi.

In quello qui narrato, la Terra è sotto l'occupazione di una feroce razza aliena, gli Umanoidi del pianeta Illumidus, di fronte alla quale i governi mondiali hanno ormai capitolato, scegliendo la strada del collaborazionismo. Harlock, capitano dell'incrociatore spaziale Ombra di Morte, rifiuta di eseguire l'ordine di distruggere il pianeta Tocarga, la cui esistenza è giudicata inutile dalle forze di occupazione: bandito dalla Terra per il suo rifiuto, l'ex militare incontra Tochiro, un brillante ingegnere che si finge mendicante, che ha costruito segretamente una possente astronave. Proprio con Tochiro, Harlock scoprirà un legame che attraversa le generazioni, risalente all'amicizia di due loro avi durante la Seconda Guerra Mondiale. Alla lotta di Harlock e Tochiro contro gli invasori si uniranno Zoll, ex militare di Tocarga ora costretto a collaborare con gli Umanoidi, la commerciante galattica Emeraldas, e infine Maya, voce clandestina della resistenza terrestre, e unico vero amore di Harlock.

Un mito romantico

Malgrado le evidenti discrasie tra il film e la serie del 1978, l'Harlock qui mostrato è del tutto coerente col personaggio che gli spettatori televisivi hanno conosciuto e amato, nei tratti conferitigli da Matsumoto. La sua natura di eroe romantico, innatamente individualista, fautore di una lotta che, al di sopra delle appartenenze, è innanzitutto perseguimento dei propri ideali, viene esaltata dal processo di formazione raccontato dal film: la sua scelta estrema (quella della clandestinità) è innanzitutto coerenza col proprio modo di vivere, difesa a oltranza di valori (la libertà individuale, l'amicizia, la coerenza personale) che si avvertono come ormai negati e calpestati, perseguibili soltanto attraverso una scelta individuale. Coerente con questa forte caratterizzazione in senso romantico del protagonista, la scelta del flashback iniziale, che vede l'antenato tedesco di Harlock (l'esploratore Phantom F. Harlock I, le cui memorie sentiamo narrate in prima persona) affrontare da solo, in sella al suo biplano, la temibile catena di Owen Stanley, in Nuova Guinea; e il secondo flashback, quello in cui si racconta l'inizio dell'amicizia tra la stirpe degli Harlock e quella degli antenati di Tochiro, col pilota tedesco Phantom F. Harlock II che viene aiutato dall'ingegnere giapponese a sopravvivere a un attacco nemico, donando a questi, in cambio, il suo prezioso mirino ottico. Proprio l'aver individuato in un pilota della Lutwaffe uno degli antenati del protagonista suscitò, all'epoca dell'uscita del film, più di una discussione: e probabilmente contribuì, da par suo, a quella forzata caratterizzazione "a destra" che il personaggio, in particolare in Italia, dovette subire. Interpretazioni, queste ultime, che sfidano il buon senso, insieme agli altri forzati "reclutamenti" in una certa area politico-ideologica di personalità importanti della cultura (primo tra tutti, J.R.R. Tolkien); interpretazioni che inoltre, va detto, prescindono anche dall'evidenza: Harlock II, infatti, dichiara di essersi arruolato per un obbligo feudale della propria casata verso i tedeschi, di non condividere le ragioni della guerra e di combattere innanzitutto per la propria libertà. Inoltre, il gesto del Tochiro novecentesco, che cancella la croce di ferro dall'aereo dell'amico per dipingervi sopra il nome Arcadia e il Jolly Roger, dovrebbe bastare, da par suo, a chiudere ogni discussione.

Un melodramma spaziale

Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza: Capitan Harlock in una romantica immagine del film
Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza: Capitan Harlock in una romantica immagine del film

Vecchie polemiche, e indebiti tentativi di appropriazione a parte, va detto che, a oltre trent'anni dalla sua realizzazione, L'Arcadia della mia giovinezza non ha perso un grammo del suo fascino. La sceneggiatura spinge forte sugli archetipi, facendo dell'elemento melò uno dei suoi punti di forza: risulta toccante, in particolare, la descrizione del personaggio di Maya, la sua ostinata, strenua attività radiofonica clandestina, la sua voce che riscalda i bassifondi dove i terrestri sono ridotti a vivere come derelitti, il suo amore impossibile per il protagonista. La scelta di narrare, nei due flashback, le storie degli antenati di Harlock (ispirate a due vecchi racconti a fumetti di Matsumoto) e di creare in entrambi un parallelo col presente, si rivela vincente: lo stesso protagonista ne guadagna in profondità e carisma, e l'amicizia con Tochiro, arricchita di un elemento meta-storico, diviene emotivamente ancor più coinvolgente. Le due ore di durata del film scorrono senza cedimenti, con la regia sicura di Tomoharu Katsumata (veterano dell'animazione seriale giapponese) fino a uno scontro finale caricato di epicità: in particolare, il duello di Harlock col comandante delle forze di Illumidus, Zeda, rimanda a un altro motivo-cardine della poetica di Matsumoto, quello dell'onore cavalleresco e del rispetto per i nemici. Uno scontro che lascerà Harlock carico di ammirazione per l'avversario sconfitto, e che battezzerà nel migliore dei modi la sua nuova nave e il suo equipaggio. L'aspetto tecnico del film è decisamente buono per un'opera del 1982: il design dei personaggi si rivela più definito di quello della serie di quattro anni prima, pur senza perdere quegli elementi stilistici (figure femminili esili e spesso eteree, personaggi secondari tozzi e di bassa statura) che da sempre caratterizzano il tocco di Matsumoto. Il design dell'Arcadia perde il colore blu che avevamo conosciuto nella serie del 1978, per acquistare la figura più slanciata, e il verde militare, che da ora in poi caratterizzeranno la nave in tutte le sue successive apparizioni.

Conclusioni

Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza: Emeraldas in una scena
Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza: Emeraldas in una scena

La visione in sala di Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza, proiettato in un'unica giornata-evento, risulta quasi un obbligo per qualsiasi appassionato del personaggio, e più in generale dell'animazione giapponese; mentre il resto degli spettatori, da par suo, potrà trovare più di un motivo di interesse in una fiammeggiante opera di science fiction condita di melò, che, oltre a perpetuare il fascino di un mito, mantiene, dopo tanto tempo, una forza cinematografica innegabile.

Movieplayer.it

4.0/5