Patrizio Oliva, dal ring al set di Il Flauto

Il pugile partenopeo protagonista del nuovo film di Luciano Capponi, fiaba surreale sulla perdita della memoria; "Sul ring mi sono sempre scontrato ad armi pari con chiunque, indossando una maschera, ma il cinema è un'altra cosa", ha raccontato in conferenza.

Lo abbiamo visto combattere sul ring, vincitore di un Oro olimpico a Mosca nel 1980 e di svariati titoli nazionali e internazionali; oggi Patrizio Oliva è pronto ad una nuova sfida, quella del cinema. Il pugile partenopeo è stato scelto da Luciano Capponi per interpretare Il Flauto, secondo capitolo della trilogia dedicata all'aldilà, dopo Butterfly Zone - Il senso della farfalla, in uscita il prossimo 17 ottobre in 120 sale (40 appartengono al circuito UCI) grazie alla Giacomo Carlucci Management. Oliva veste i panni di Gennaro Esposito, un umile spazzino che si ritrova improvvisamente su un'isola in cui uomini in divisa vagano senza memoria. Sono anime che attendono di nascere. Con la semplicità e il candore che lo contraddistinguono, e grazie al tenero amore di Ninetta (Francesca Ferri), Gennaro riuscirà a rompere le barriere di questa prigione gestita da una multinazionale aliena. Accompagnato dal regista e da un altro interprete del film, Totonno Chiappetta, Patrizio Oliva ha raccontato la sua esperienza sul set e dell'incontro con Capponi. "Non avrei mai pensato di entrare in questo mondo - ci ha detto Oliva -, anzi, se non fosse stato per Luciano non ci avrei nemmeno provato. Il calcio per fortuna è stato galeotto; ci siamo incontrati durante una partita di beneficenza e dopo avermi visto scherzare con altri compagni di squadra mi ha detto che ero un bravo attore. Gli ho dato del pazzo e quando mi ha offerto di recitare in un cameo in Butterfly Zone ero certo della sua pazzia".

E' nata invece una collaborazione molto particolare che ha spinto Oliva a mettersi in discussione. "Ogni volta che accetto una sfida, mi preparo ad affrontarla con serietà e professionalità. Mi giocavo tutta la mia storia sportiva - ha aggiunto -, Luciano però mi ha portato per mano in questo mondo. Sono stato un pugile e non so se avrei potuto sopportare un regista aggressivo; sul ring mi sono sempre scontrato ad armi pari con chiunque, ma il cinema è un'altra cosa. L'ho capito quando mi richiamava, quando mi spingeva ad essere il personaggio e non a replicare Patrizio. Dovevo essere vero. Mi sono sentito realizzato nel fare questo ruolo". Insomma, è stata tutta una questione di fiducia reciproca. "Dovevo fare una scissione tra sport e spettacolo e non è stato facile - ha poi concluso -, anche se sul ring indossavo una maschera. Per i miei avversario ero quello baldanzoso e sicuro, ma sotto sotto c'era un uomo che aveva le sue paure, le angosce. Anche lì mi è toccato recitare".
Talent scout dal fiuto sopraffino, autore teatrale e televisivo, Luciano Capponi si è detto entusiasta della collaborazione con Oliva. "Oggi credo che manchino all'appello tre parole, tre concetti: il buon senso, il rispetto e l'onestà ed è quello che ho cercato di raccontare in tutta la mia carriera di autore post-contemporaneo - ha spiegato -, e questo signore è riuscito a comunicarle". Quanto al senso profondo del film, una sorta di favola surreale che interpreta in chiave grottesca la riflessione sull'aldilà, Capponi ha aggiunto, "Per me i film non hanno a che vedere con la notorietà, ma sono frutto dell'emozione di un momento. Mi diverte credere che l'aldilà sia una porta che si apre. Sono innamorato della parola utopia; io la mia vita l'ho sognata e si è avverato tutto. Dovremmo crederci, dovremmo fare della vita un sorriso". E la partnership tra Capponi e Oliva proseguirà sorprendentemente anche a teatro. "Lo spettacolo si intitola Due ore all'alba - ha concluso Capponi - ed è la storia della condanna a morte di Pulcinella, giustiziato perché parlava contro i Borboni. Prima il popolo lo sosteneva, poi gli ha voltato le spalle. Oliva è straordinario e lo vedrete".