Ore 15:17 - Attacco al treno: eroismo in seconda classe

Dopo l'impresa aerea di Sully, Clint Eastwood ritorna a raccontare eroici fatti di cronaca ricostruendo uno sventato attentato su treno diretto a Parigi. Purtroppo, nonostante una ricerca ossessiva di asciutto realismo, l'ultimo film del regista statunitense risulta appesantito da troppa retorica.

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Bastano uno zaino e un trolley per dare forma solida alla paura. Il terrore, quella cosa capace di rendere sinonimi la paura di vivere e quella di morire, ha assunto nuovi volti e invaso nuovi spazi, mischiandosi con la normalità, travestendosi da innocuo. Così, anche un individuo che cammina con passo deciso in una stazione ferroviaria con due bagagli può diventare sospetto, minaccioso persino. Ore 15:17 - Attacco al treno si apre così, soffermandosi su due oggetti comuni eppure sovraccarichi di inquietudine, senza mai riprendere il volto del terrorista marocchino che il 21 agosto del 2015 aveva premeditato un attentato sul treno Thalys 9364, partito da Amsterdam e diretto a Parigi. Armato di un Kalashnikov, una pistola, un taglierino e circa 300 proiettili, Ayourb El-Khazzani non poteva proprio immaginare che su quel convoglio viaggiassero anche tre ragazzi americani, facce pulite, amici da sempre, cresciuti giocando alla guerra e con un senso del dovere e dell'altruismo più sviluppato dei loro muscoli. Dopo American Sniper e Sully, Clint Eastwood si lascia affascinare ancora una volta da storie vere di veri eroi, abbracciando quella vocazione istintiva e innata di uomini pronti a fare la cosa giusta al momento al momento giusto.

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attaccoaltreno3
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Però, se le ricostruzioni delle grandi gesta del soldato Chris Kyle e del pilota Chesley 'Sully' Sullenberger avevano bisogno di due star come Bradley Cooper e Tom Hanks, questa volta Eastwood estremizza il suo bisogno di verità e affida la parte dei tre eroi esattamente alle stesse persone presenti su quel treno in quel giorno d'estate. Spencer Stone è Spencer Stone, Anthony Sadler è Anthony Sadler, Alek Skarlatos è Alek Skarlatos, tutti insigniti della Legion d'onore dal presidente francese Hollande, "arruolati" da Clint per rievocare passo dopo passo le trame del destino che li hanno resi capaci di una grande impresa. Questa volta, purtroppo, solo reale e non cinematografica.

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Giocare alla guerra

Ore 15:17 - Attacco al treno, una scena del film
Ore 15:17 - Attacco al treno, una scena del film

Premere o non premere il grilletto? Atterrare o ammarare? Intervenire o subire? Gli ultimi eroi eastwoodiani sono chiamati a grandi scelte in tempi brevi, frazioni di secondo in cui definire le persone che sono. Per questo cercare e trovare legami tra Ore 15:17 - Attacco al treno e i due precedenti film eastwoodiani ci appare giusto, facile, in qualche modo necessario. Eppure una differenza evidente c'è. Se American Sniper raccontava sprazzi del passato di Kyle e i momenti decisivi del suo traumatico ritorno a casa, Sully si soffermava con dovizia di particolari sulle conseguenze del coraggioso (o scellerato) gesto del sui pilota. Ore 15:17 - Attacco al treno, invece, tralascia la fredda cronaca dei fatti (ricostruita in poche sequenze), e decide di voltarsi indietro per ripercorrere la formazione, l'educazione e il percorso che hanno portato Spencer, Anthony e Alek su quel treno.

Ore 15:17 - Attacco al treno, Jenna Fischer e Alek Skarlatos in una scena del film
Ore 15:17 - Attacco al treno, Jenna Fischer e Alek Skarlatos in una scena del film

Li ritroviamo ragazzini, all'interno di una rigida scuola cattolica, seguiti da madri molto presenti e alle prese con il gioco della guerra. Affascinato da tute mimetiche, armi e con il poster di Full Metal Jacket appeso in camera, l'affiatato trio sembra ribellarsi ad un'educazione troppo asfissiante, e voler trovare la propria via in modo indipendente. Nel suo lungo e non sempre avvincente flashback, Eastwood tralascia il racconto corale per dedicarsi con maggiore attenzione a Spencer Stone, forse il ragazzo con la storia più sofferta e significativa. Il suo percorso formativo, infatti, è pieno difficoltà, sacrifici, rifiuti e fallimenti, tutti inciampi che feriscono ma non arrendono l'animo ostinato del ragazzone californiano. Per questo, alla fine, la sua assomiglia tanto alla storia del predestinato la cui tempra si è poi rivelata decisiva per il bene altrui.

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Sui binari della retorica

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C'è un paradosso di fondo dentro l'ultimo film di Eastwood. Un paradosso da cui Ore 15:17 - Attacco al treno esce con le ossa malconce. Da una parte colpisce e risulta riuscita la scelta di utilizzare i veri protagonisti della storia, ben diretti e naturali nella resa recitativa. Però, questa ricerca ossessiva di realismo asciutto e di cruda verità risulta solo un'intenzione non messa in pratica, un obiettivo puntato ma per niente centrato da un regista che ci aveva spesso abituati ad uno stile scarno ed efficace. Al contrario il film ci è apparso gonfio, appesantito da un patriottismo fine a se stesso e da una retorica a tratti insopportabile per un autore così raffinato come Eastwood. Celebrativo oltre ogni lecita aspettativa, il film è sfavorito da un montaggio alternato privo di pathos, da dialoghi troppo rigidi e didascalici e dall'assenza di un sottotesto auspicabile all'interno di un'opera diretta da un signore con quel nome e quel cognome. Mentre il suo treno protetto da angeli custodi americani viaggia ad alta velocità, il cinema di Eastwood procede a singhiozzo senza quel ghigno beffardo dei suoi grandi eroi, senza la profondità dei suoi grandi e indiscutibili capolavori. Alla prossima fermata, Clint.

Movieplayer.it

2.5/5