No exit, la recensione: su Disney+ un thriller bloccato sotto la tormenta di neve

La recensione di No Exit, il film disponibile sul catalogo di Disney+, un thriller che racconta la storia di cinque persone bloccate in un'area di servizio sotto una tormenta di neve.

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No Exit: Havana Rose Liu in una scena del film

Non fate caso se la nostra recensione di No Exit vi darà la sensazione di star parlando di un film molto simile, nelle sue premesse, diretto da un vero maestro della settima arte. D'altronde, a vedere brevemente la trama, questo film thriller uscito direttamente su Disney+ ha qualche analogia con The Hateful Eight. Ma, meglio dirlo subito, il risultato non è minimamente paragonabile. Se il film politico di Quentin Tarantino uscito nel 2016 ricreava le divisioni sociali e culturali all'interno di un emporio, questo semplice film di genere non intende far altro che sistemare la protagonista in una situazione estrema e regalare qualche brivido e una manciata di colpi di scena. Tutto qui? Ebbene sì. Il che non sarebbe di per sé un difetto vero e proprio: non tutti i film che scegliamo di vedere devono contenere al loro interno un messaggio, un peso, un contenuto maggiore rispetto al sano (e a volte sin troppo dimenticato) piacere della visione. Tuttavia, No Exit sembra appartenere a una maniera di concepire e fruire la visione di un film di altri tempi, cristallizzato in una teca di ghiaccio.

Eravamo cinque tipi al bar

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No Exit: Havana Rose Liu in un primo piano

Darby è una ragazza costretta, per la settima volta nella sua vita, a seguire un rigido percorso di riabilitazione per problemi legati alla dipendenza. Durante l'ennesimo incontro riceve una telefonata urgente che le comunica una notizia tragica: la madre ha avuto un aneurisma cerebrale e deve essere operata d'urgenza in ospedale. Darby viene colta alla sprovvista, sia perché le rigide regole della comunità non le permettono di telefonare a qualcuno (dovrebbe sentire la sorella Devon con cui ha un pessimo rapporto) sia perché, ovviamente, non può lasciare il centro di recupero. Una notte, però, spinta a garantirsi una seconda opportunità e a sentirsi una figlia migliore, Darby riesce a fuggire dalla struttura che la ospita, ruba un'auto e si avvio verso l'ospedale. Ma una tormenta di neve, inesorabile e sempre più violenta, la costringe a trovare ripare in una stazione di servizio. All'interno trova altre quattro persone: la coppia sposata formata dall'ex marine Ed e Sandi, un ragazzo a prima vista simpatico e affabile di nome Ash e un ragazzo più problematico e introverso di nome Lars. Senza servizi telefonici, i cinque sono costretti a conoscersi e passare del tempo insieme, fino a quando Darby non scopre che, nel veicolo di uno di loro, è presente una bambina rapita. Inizieranno sospetti reciproci che sfoceranno in violenze e colpi di scena.

Un thriller senza thrills

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No Exit: una scena del film

Con la sua durata d'altri tempi (poco più di 90 minuti, come i perfetti film televisivi) No Exit si presente come un film che dovrebbe mantenere alta la tensione nei confronti dello spettatore. Un senso generale di impotenza e sfiducia verso il prossimo dovrebbero essere gli elementi basilari su cui dar vita a una storia in cui lo spettatore potrebbe sentirsi parte attiva nello scoprire la verità. La presenza massiccia di plot twist è la conferma che il film vorrebbe intrattenere lo spettatore, senza elementi spettacolari o un grande apporto visivo (la fotografia cupissima è in realtà meno performante del previsto), basandosi solo sulla narrativa. Proprio questa risulta un po' troppo canonica e poco coinvolgente, squilibrata nel ritmo del racconto. A una prima parte molto distesa segue una seconda metà più legata all'azione, in cui le parole lasciano spazio ai gesti e allo scontro che risulta, ad ogni modo, senza particolari guizzi, anche dal punto di vista registico. La cornice nella quale si svolge la vicenda non solo, arrivati a conclusione, assume dei contorni superflui, incapaci di far sentire il peso delle decisioni e di forgiare un legame empatico ed emozionale con quello che sembrerebbe il cuore emotivo della protagonista, ma costituiscono una forzatura che mina la schiettezza dell'opera.

Neve e ghiaccio

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No Exit: Havana Rose Liu in una scena

No Exit rimane per tutta la sua durata sotto una feroce tempesta di neve. Costringe i personaggi a rimanere limitati in un posto, prigionieri della natura (sia ambientale che interiore), rischiando di perdere quel calore necessario alla sopravvivenza, soprattutto per Darby che dovrebbe ritrovare una scintilla di vita e la riscoperta della propria famiglia attraverso l'affetto. La regia e la sceneggiatura non supportano a dovere il senso stesso del titolo, lasciando a un cast non troppo memorabile, ma coerente con la natura del progetto, la maggior parte della riuscita del film. Che non può che essere un po' fredda. Sotto a una tempesta di neve, questo thriller rimane bloccato in superficie, in un blocco di ghiaccio che non si scioglie. Semplice, bianco, fermo, freddo.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione di No Exit potremmo consigliare il film disponibile su Disney+ allo spettatore che intende passare 90 minuti di intrattenimento superficiale e niente di più. Gli elementi che caratterizzano il film non riescono a farlo emergere o a renderlo memorabile: parco di emozioni e con qualche scelta narrativa che mina un sottotesto rimasto troppo nell’ombra, il film cerca il supporto attraverso continui colpi di scena, che divertono quanto basta.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • I continui colpi di scena possono intrattenere (ai minimi termini) il pubblico.
  • Anche se non eccelle, il cast funziona e dà vita a un gruppo di personaggi riconoscibili.

Cosa non va

  • Regia e sceneggiatura non riescono ad elevare un semplice e canonico film di genere che non appassiona quanto vorrebbe.
  • Alcune scelte narrative depotenziano la forza del racconto.