Nevermind, Eros Puglielli: "Il mio film potrebbe anche funzionare come serie tv"

Nevermind, il nuovo film di Eros Puglielli, una commedia psichedelica e grottesca: ecco la nostra intervista al regista e al cast.

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Nevermind: Giulia Michelini in una foto del film

Dopo un passaggio all'ultima Festa del Cinema di Roma, è stato presentato ieri a Roma Nevermind: è il nuovo film di Eros Puglielli, ma non ha niente a che fare con i Nirvana. È stato definito dal regista una "commedia psichedelica", ma potremmo anche definirlo una dark comedy dai toni grotteschi. Nevermind, in uscita nelle nostre sale il 1 agosto, è uno di quei film in cui sai dove parti e non sai dove arrivi: racconta le vite di cinque persone che vengono stravolte da una serie di eventi sconcertanti e paradossali. Sono un avvocato con una deplorevole abitudine, quella di ravanare con le mani nelle mutande; una baby sitter che inizia un nuovo lavoro, dove tutto sembra a posto, se non per un piccolo particolare; un aspirante cuoco che, a un corso, trova un compagno insopportabile, e un imprenditore che incontra un vecchio amico d'infanzia dal torbido presente. Il legame tra loro è uno psicologo perseguitato da un carro attrezzi.

Eros Puglielli ama Luis Buñuel e i Monty Python, e il suo cinema fa venire in mente delle "figure alla Escher, quelle finte prospettive, quegli scenari da cui si entra e si esce" come ci aveva detto a ottobre Massimo Poggio, uno degli attori del cast. Ma perché Nevermind? "Il titolo nasce dal fatto che non potevamo chiamarlo Può succedere, perché c'è stato un periodo in cui uscivano un sacco di film con titoli simili" ci svela il regista. "Un giorno il nostro produttore era fermo con la macchina davanti a una scritta: Nevermind. E mi ha detto: Eros, chiamiamolo Nevermind. È giusto: è un po' un atteggiamento, il suggerimento da dare allo spettatore, l'aspetto positivo. È un titolo molto internazionale". Perfetto per un film che è stato presentato a Shanghai, in India, e ha vinto il Fantafestival da noi. Il titolo è un passepartout che aiuta molto. È interessante anche quel sottotitolo, "strano ma vero" che ricorda il mondo delle quarte copertine di Diabolik e L'intrepido, quei prodotti per far crescere i muscoli e gli occhiali a raggi x. "Un po' di mitomania non guasta mai" sorride il regista. Il cast di Nevermind è ricchissimo: Paolo Sassanelli, Andrea Sartoretti, Giulia Michelini, Massimo Poggio, Alberto Molinari, Gualtiero Burzi e Renato Scarpa.

Strano ma vero

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Nevermind: una suggestiva immagine tratta dal film

Ma quello "strano ma vero" non è un titolo proprio campato in aria. "Il film propone una visione della realtà, un denominatore che accomuna questo mondo e lascia lo spettatore in compagnia di una visione che non è spiegabile" ragiona il regista. "Abbiamo dei personaggi che si aggrovigliano in delle ragnatele e cercano spiegazioni nelle cose, e le cose vanno come vanno. È la condizione umana. È il rapporto con lo sconosciuto. Il non capire lo sconosciuto è più intimo che cercare di spiegarselo con i propri schemi. Se questo film ti piace in qualche maniera è perché racconta qualcosa che anche a te sfugge". Nevermind è fatto da una serie di storie assurde che però prendono ispirazione da qualcosa che è accaduto nella realtà. "Sono trasfigurazioni" suggerisce il regista. "Ero su un set di un crime che stavo girando e come attore avevo Alberto Molinari: in tv si usa un radiomicrofono, e Alberto aveva il filo del radiomicrofono sotto i vestiti. E un giorno ho visto lui che si sistemava i fili sotto il vestito. E il personaggio del ravanatore l'ho fatto fare a lui. Fondamentalmente un ruolo è pensato per una persona e le ispirazioni nascono attraverso visioni, piccoli spunti che possono nascondere mondi piuttosto inquietanti". Di film che ruotano attorno agli psicologi è piena la storia del cinema e della tivù. Ma nessuno finora aveva fatto quello che fa Nevermind. Anche perché parte da un assunto che finora pochi avevano colto. "Con la psichiatria, la psicanalisi ho un rapporto assolutamente sano" riflette Puglielli. "Solo che uno psicanalista può finire sotto un carro attrezzi. Da questo punto di vista è una cosa poco consolatoria: possiamo parlare con una persona che è impazzita e non lo sappiamo. Siamo in un mondo in cui non controlliamo assolutamente nulla". Alla Festa del Cinema di Roma, qualche mese fa, Puglielli aveva fatto l'esempio di quel quadro di Bruegel dove un cieco porta in giro altri ciechi.

Nevermind: Giulia Michelini nelle foto del film diretto da Eros Puglielli

Volevamo stupirvi con effetti speciali...

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Nevermind: una divertente foto tratta dal film

Non tutti sanno che Eros Puglielli è un grande esperto di effetti speciali, ed è anche docente di questa materia al Centro Sperimentale di Cinematografia. È qualcosa che, guardando Nevermind, balza agli occhi. "Li abbiamo utilizzati in vari modi, ad esempio per concentrare le location, e per ritrattare i luoghi, soprattutto nell'ultima parte" rivela Puglielli. "Avere a che fare con gli effetti speciali di solito significa disporre di molto tempo in fase di ripresa, e noi non ce l'avevamo". La produzione di Nevermind è stata infatti una vera impresa da record: cinque anni fa è stato girato un episodio, poi un altro, e infine tutto il resto, per un totale di 15 giorni di riprese. "È stato possibile grazie ad attori geniali e ipertalentuosi" ci spiega il regista.

"Avendo fatto tv siamo stati tutti sotto pressione con la televisione; sapevamo che avevamo una sola freccia e dovevamo fare centro". Ma, a proposito di effetti speciali, come è stata girata la scena dell'uomo invisibile? "Il povero Gianluca Gobbi aveva una tuta verde, era un'immagine bruttissima da vedere" ci svela Puglielli, riferendosi alla tuta che permette poi di cancellare al computer la figura che la indossa. "Il problema è la ricostruzione del colletto del grembiule da chef, la parte dietro, come prende la luce. Nel cinema americano si fa con scioltezza, in un film a basso costo significa penare un po'". Ma tutto è stato fatto grazie alla compagnia di effetti visivi, la Inlusion. "Abbiamo cercato di girare quasi tutto dal vero, in un giorno abbiamo fatto due scene di investimenti" aggiunge Puglielli. "Paolo Sassanelli girava con Virzì la notte e il giorno veniva da noi. Era come fare tre giornate in una: in pratica facevamo un ciak a scena". Una vera impresa.

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Nevermind: un intenso primo piano di Giulia Michelini

Paolo Sassanelli, Andrea Sartoretti e Gualtiero Burzi, attori innamorati di Eros

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Nevermind: il protagonista immerso nella lettura

Tutto questo è stato possibile grazie ad attori che farebbero di tutto per Eros Puglielli, e che si sono messi completamente a disposizione. "Conosco Eros da molto, tanti anni fa ho visto un suo corto, Il pranzo onirico, e ho detto: questo è un genio e spero un giorno di lavorare con lui" racconta Paolo Sassanelli. "Io adoro Buñuel e ho fatto bene a sposarmi con Eros". "Io avevo visto Dorme, un vhs che si spacciava a Roma, prima de Il pranzo onirico" racconta Andrea Sartoretti. "Sapevo della sua passione: la prima volta che ci siamo incontrati per parlare del mio episodio abbiamo parlato di obiettivi e di messe a fuoco". "Ho avuto la fortuna di lavorare con lui a una serie tv" racconta Gualtiero Burzi. "Qui mi sono trovato libero di sperimentare. La gioia è stata quella di poter fare cose diverse, strane, anche azzardate, cose che nessuno ti ha mai chiesto e ti chiederà mai". Paolo Sassanelli ricorda anche un aneddoto sul set con il grande Renato Scarpa. "Mi faceva molti complimenti e avevo capito che mi aveva scambiato per un altro" ricorda. "Mi parlava di un film che avevamo fatto insieme, ma io non ci avevo mai lavorato. La follia dilagava sul set, ma anche nei dintorni del set..."

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Nevermind: una scena ambientata in cucina

I film a episodi e le serie tv

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Nevermind: Giulia Michelini in una scena del film

Nevermind è uno di quei cari film a episodi che un tempo si facevano, e oggi non si fanno quasi più - ne abbiamo parlato anche nella nostra recensione di Nevermind - Pare che non vadano. Ma è davvero così? "In realtà a livello statistico è esattamente l'opposto" risponde Puglielli. "La difficoltà, quello che secondo me scoraggia, è il cercare un livello drammaturgico, dare un bilanciamento alle parti, dare ai vari segmenti di racconto l'armonia di un film. Mi è venuto in soccorso Buñuel, che usava l'escamotage di usare un personaggio secondario di una storia e renderlo protagonista di un'altra". Vista la divisione in episodi, c'è chi chiede se un film così potrebbe diventare una serie tv, una serie italiana tra Black Mirror e Ai confini della realtà. "Potrebbe funzionare" risponde Puglielli. "Essere condannati a fare una cosa così per un po' di tempo potrebbe essere molto divertente. Potrebbe funzionare in una televisione non generalista, una tv generalista non ha mai mandato in onda cose così. Potrebbe avere un suo pubblico. Nevermind non è affatto un film criptico, mi piace vederlo e mi piace che questo film esista".