Recensione Al passo con gli Steins (2006)

Presunto film di formazione che vorrebbe narrare di un momento fondamentale nella vita di un ragazzo ebreo e invece racconta solo i soliti luoghi comuni sui difficili rapporti paterni e sul confronto tra visioni di mondo differenti.

La passione di Benjamin Fiedler

Per ogni famiglia ebraica il bar mitzvah è un momento solenne in cui i ragazzi diventano uomini secondo la tradizione. Un momento che da sempre è salutato con grandi feste e celebrazioni e che nelle famiglie moderne, ricche e abbienti, diventa occasione sociale per fare sfoggio della propria opulenza con coreografie di dubbio gusto e organizzazioni da far invidia ad un matrimonio. Ma il piccolo Benjamin Fiedler non vorrebbe dover subire tutto questo nè tantomeno dover festeggiare in pompa magna come suo padre medita di fare per rispondere allo sfarzoso festeggiamento (a tema Titanic) messo in piedi dagli Stein, famiglia con cui c'è più di una rivalità. Così Ben ha la geniale idea di invitare con due settimane d'anticipo suo nonno che abbandonò la famiglia decenni prima per diventare un hippy, sperando che la ruggine che c'è tenga distratto il padre dall'organizzazione faraonica.

Al Passo Con Gli Steins è un film panebraico, cioè parla di famiglie ebree in sobborghi ebrei alle prese con rituali ebrei e difficoltà ad essi correlate. Tutto incornicia con toni da commedia buonista e acquietante (quelle commedie cioè dove il lieto fine è totale, senza macchie o impurità e dove nessuna convinzione dello spettatore viene messa in crisi) una storia che tipicamente mette a confronto due generazioni di padri e figli, dando modo a chi si è comportato male di redimersi secondo l'eterna legge americana della seconda occasione.

Bambini saccenti e saggi che si affacciano al mondo degli adulti con occhio speranzoso, padri arrivisti e madri e nonne, angeli del focolare, di buon cuore e tanto preoccupate. Non c'è occhio critico, non c'è volontà di mettere i personaggi di fronte a situazioni che lascino emergere le contraddizioni individuali e non c'è nemmeno il desiderio di offrire allo spettatore uno spettacolo che si discosti in qualche modo (qualunque esso sia) dal già visto.
Al Passo Con Gli Steins perde l'occasione di disegnare con un po' di cattiveria o anche semplicemente con un po' di disincantato cinismo il mondo spietato delle rivincite paterne vissute attraverso i figli, il mondo disperato dell'infanzia, in cui nulla è in controllo e tutto è subito.
Infine, cosa più grave di tutte, Al Passo Con Gli Steins manca anche di ritmo e divertimento, le due componenti dalla quali non si dovrebbe mai prescindere in una commedia.