Recensione Beaufort (2007)

Il dramma raccontato da Cedar è un'opera matura e sorprendente che sa essere spaventosa e claustrofobica nelle scene degli attacchi nemici ma anche emozionante e intimista nelle scene più corali .

La guerra che non c'è

Libano, anno 2000. Da diciotto anni Beaufort è un avamposto militare israeliano, vicinissimo ad un antico forte risalente ai tempi dei crociati, simbolo della (prima) guerra tra Israele e Libano e di una battaglia in cui persero la vita migliaia di israeliani. A questo punto del conflitto, l'avamposto rappresenta l'ultima zona libanese ancora occupata da Israele ed è così che un gruppo di giovanissimi soldati, comandati dal ventiduenne Liraz, rimane a guardia del forte, continuamente sotto attacco di missili e mortai nemici, in attesa di un ordine di ritiro che è già nell'aria da tempo ma che tarda ad arrivare.

La guerra che Liraz e i suoi compagni combattono è una guerra fantasma, una guerra in cui i nemici sono invisibili e lontani, e la cui loro partecipazione si limita semplicemente all'attesa, all'attesa di un ordine di evacuazione o anche di un missile o una bomba che possa mettere fine alla loro agonia. Totalmente tagliati fuori da tutto e tutti, il loro interesse non è più quello di vincere una guerra o una battaglia, ma semplicemente poter tornare a casa sani e salvi, poter abbandonare definitivamente quella paura, reale e paralizzante, che li attanaglia durante le lunghe ore da sentinella. Non più soldati, quindi, ma semplici ragazzi, che sognano una vacanza con la propria fidanzata o cercano l'amicizia del proprio comandante o che addirittura non hanno il coraggio di confessare ai proprio genitori dove sono stazionati.

Il dramma raccontato da Joseph Cedar, qui alla sua terza opera, proviene da un romanzo di Ron Leshem a sua volta tratto dalla storia vera di Liraz e compagni, è un'opera matura e sorprendente che sa essere spaventosa e claustrofobica nelle scene degli attacchi nemici ma anche emozionante e intimista nelle scene più corali in cui sono ben espresse le psicologie e i sentimenti di tutti questi ragazzi, e gli effetti che questa guerra, tanto psicologica quanto fisica, sta avendo su di loro.

La forza di questo Beaufort è nell'essere riuscito a trattare un argomento reale e per di più così attuale senza alcuna retorica o senza prendere posizioni, se non contro la guerra stessa che uccide, in tutti i modi possibili, non solo questi ragazzi, ma ragazzi di ogni nazionalità tutti i giorni. Ed è la guerra l'unico nemico che vale la pena di combattere.

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3.0/5