Recensione Pirati! Briganti da strapazzo (2012)

Il nuovo lavoro dello studio di Wallace & Gromit è un vero e proprio colossal d'animazione, che valorizza un cast di personaggi originali e pittoresti con un comparto tecnico di assoluto valore e la solita attenzione per i dettagli.

La Aardman all'arrembaggio

Ogni forma d'arte ha i suoi alferi, quegli autori capaci di caratterizzarla e definirla. Chi frequenta l'ambiente dei festival ha un'idea precisa di idee, momenti e tendenze del cinema, flussi che scorrono a volte silenziosi sotto l'imponenza del blockbuster di turno. Non fa differenza il mondo dell'animazione e dietro l'ingombrante presenza di studi come Dreamworks Animation, i Blue Sky della Fox e Disney (insieme alla Pixar, che pure sa coniugare popolarità ed autorialità), si muovono una schiera di autori più o meno (s)conosciuti che sanno dare una loro importante interpretazione di questa forma artistica, avvalendosi di ogni tecnica a disposizione: dall'animazione tradizionale, portata avanti con stili ed atmosfere diverse da autori come Hayao Miyazaki o Sylvain Chomet, alla CGI che oggi sembra avere il predominio, senza trascurare uno scenario ampio e variegato come quello della stop motion.
Tra questi rientra la claymation di uno studio come la Aarman, che torna con prepotenza sul grande schermo con Pirati! Briganti da strapazzo, a breve distanza dal debutto in CGI (e al fianco di Sony Pictures Animation) dello scorso dicembre con Il figlio di Babbo Natale 3D, a sua volta giunto dopo ben cinque anni di silenzio seguiti al precedente Giù per il tubo.
Una pausa più che giustificata dai tempi necessari alla tecnica che è diventata un vero marchio di fabbrica dello studio di Brystol, ma anche dalla portata della produzione messa in campo per trasporre sul grande schermo la serie di romanzi inglesi firmata da Gideon Defoe, che avevamo potuto anticipare ai nostri lettori la scorsa estate.


Pirati! è infatti la prima opera Aardman a basarsi su materiale non originale dello studio, adattato dallo stesso Defoe che ne ha scritto la sceneggiatura ispirandosi ai primi due libri della sua saga piratesca carica di umorismo tipicamente britannico, raccontando le gesta del protagonista Capitan Pirata e della sua ciurma di sfigati (dei Briganti da strapazzo per l'appunto) e le loro peripezie per ottenere un ingente bottino e conquistare l'ambito premio di Pirata dell'anno che il capitano aveva cercato inutilmente di vincere per svariate edizioni, irrimediabilmente sconfitto da pirati di tutt'altro calibro come Black Bellamy e Cutlass Liz. La chiave per il successo arriva tramite Polly, la pappagallina di bordo che si rivelerà più rara e preziosa di quanto credessero, e soprattutto grazie all'incontro con Charles Darwin prima che arrivasse a formulare le sue celebri teorie scientifiche, sullo sfondo di un 1837 governato da una Regina Vittoria acerrima nemica della pirateria.
Un'avventura che dall'Isola Sanguinaria passa per Londra e culmina sulla imponente nave della Regina, la QV1, tra situazioni surreali, travestimenti poco credibili, umorismo per tutti i gusti, citazioni (almeno un paio delle quali assolutamente geniali), una buona dose d'azione e di canzoni rock ed una carrellata di personaggi pittoreschi ed originali, per i quali la Aardman ha scelto un cast di doppiatori di tutto rispetto, tra i quali vanno assolutamente citati Hugh Grant nel ruolo del Capitan Pirata ed Imelda Staunton in quello della Regina, ma senza dimenticare Jeremy Piven (Black Bellamy), David Tennant (Darwin) ed il novello hobbit Martin Freeman (Il pirata con la sciarpa).
Uno sforzo che purtroppo gli spettatori italiani non potranno apprezzare, costretti ad accontentarsi delle voci di Christian De Sica e Luciana Littizzetto per i due ruoli principali.

A supporto della storia e dei personaggi un comparto tecnico di assoluto valore e la solita attenzione Aardman per i dettagli, i piccoli gesti dei personaggi secondari, le sfumature ed una ricchezza che rende vive e reali le numerosissime ambientazioni.
Da questo punto di vista Pirati! è un vero e proprio colossal d'animazione, che si compone di tante location diverse e set elaborati, realizzati con cura sorprendente ed ampia dose di geniale creatività. Una imponenza visiva che ha costretto il regista Peter Lord ed il suo staff ad avvalersi di grafica al computer a supporto delle sequenze girate in stop motion, per realizzare quello che non sarebbe stato possibile mettere in scena con la sola abituale plastilina, allo stesso modo in cui un film dal vivo si avvale di effetti speciali.
E' solo per questo aspetto che ci riserviamo di esprimere delle perplessità, non per la scelta, del tutto giustificata e necessaria, nè per la resa visiva degli stessi, all'altezza degli standard odierni, ma per il contrasto su schermo tra due tecniche troppo diverse che stentano ad amalgamarsi tra loro.
Parliamo di un difetto di poco conto per il nuovo lavoro dello studio di Wallace & Gromit, che sa ripagare i fan della Aardman per la lunga attesa, ma punta a conquistare un pubblico più vasto dei film precedenti per consolidare la propria posizione nel panorama dell'animazione contemporanea.

Movieplayer.it

4.0/5