Recensione Animals United 3D (2010)

Piuttosto che sullo sforzo "documentaristico", i due registi preferiscono concentrarsi sui caratteri antropomorfi degli animali protagonisti, puntando le loro carte sul conflitto col mondo umano e premendo sul pedale della spettacolarità visiva.

Internazionalismo animale

Da sempre il mondo dell'animazione ha nelle tematiche ecologiche uno dei suoi terreni d'elezione preferiti: un po' per la vocazione pedagogica del genere, un po' per le maggiori possibilità che i disegni animati offrono di rappresentare il mondo naturale (magari dando tratti antropomorfi alle specie animali), molte opere d'animazione hanno fatto dell'ambientalismo un elemento portante della loro struttura narrativa, a partire dai film della Disney e dai primi anime giapponesi, per arrivare alle moderne opere in CGI e ai film dello studio Ghibli. In questa stagione, questo Animals United è già il secondo film ad affrontare esplicitamente questi temi, dopo il recentissimo Le avventure di Sammy - Il passaggio segreto: traendo spunto, in questo caso, da un libro scritto dall'autore per ragazzi Erich Kastner, e avvalendosi addirittura della sponsorizzazione del WWF, che contestualmente al film ha lanciato una campagna per la salvaguardia delle specie animali a rischio.
Ed è in effetti proprio il rischio estinzione l'elemento da cui muove la trama del film, con un'improvvisata riunione di animali (tra gli altri, una mangusta, un leone vegetariano, un orso polare e un canguro), molti dei quali in fuga dal loro habitat minacciato dai disastri ambientali, che cercano di restituire l'acqua alle specie che abitano il deserto del Kalahari, in Africa, dopo che una diga costruita dall'uomo ha prosciugato la zona minacciandone la stessa sopravvivenza. Per far questo, tutte le specie della savana saranno riunite, accantonando le inimicizie reciproche, per far fronte comune contro il furto perpetrato dagli esseri umani.


Il film, diretto dai registi Reinhard Klooss e Holger Tappe, e prodotto dalla tedesca Constantin Film, ha una scrittura molto semplice, lineare, evidentemente pensata per un pubblico di giovanissimi. Piuttosto che sullo sforzo "documentaristico" messo in atto dagli autori del già citato Le avventure di Sammy, i due registi preferiscono concentrarsi sui caratteri antropomorfi degli animali protagonisti, puntando le loro carte sul conflitto col mondo umano, che fin dall'inizio appare l'elemento centrale del film, e premendo sul pedale della spettacolarità visiva, aiutata da un 3D non indispensabile ma complessivamente efficace. Il risultato è un'opera sicuramente atta a divertire i più piccoli, anche molto diretta nel suo messaggio ecologista, ma un po' semplicistica a livello narrativo. Al di là di qualche ellissi narrativamente difficile da giustificare (a un certo punto troviamo un gruppo di animali provenienti dall'oceano nel bel mezzo della savana, senza che ci venga data alcuna indicazione su come ci siano arrivati) ma a cui forse il grosso del pubblico non farà caso, i caratteri dei personaggi sono descritti in modo semplice e schematico, alcuni vengono soltanto accennati, e i conflitti tra loro non hanno un peso fondamentale nella narrazione. La descrizione del regno animale, anche filtrata dall'ottica fantastica e umanizzante di questo tipo di animazione, appare un po' superficiale all'occhio dello spettatore adulto, e alcuni temi accennati dalla sceneggiatura (il cucciolo di mangusta preso in giro dai compagni, il desiderio di vendetta del leone nei confronti del cacciatore che ha ucciso suo fratello, la sua scelta - non spiegata - di non nutrirsi di carne) non vengono poi approfonditi, puntando la narrazione tutto sul climax che prepara lo scontro finale con gli uomini.

E' certo una scelta di campo, quella fatta dagli autori della sceneggiatura, di rendere il film immediatamente fruibile per il suo pubblico naturale, sacrificandone qualcosa in termini di spessore ma rendendo chiari e diretti i suoi intenti pedagogici. Va tuttavia sottolineata la bella resa, visiva e soprattutto emotiva, del finale, che aggiunge un'inattesa "coda" alla conclusione della vicenda e sposta il messaggio del film su un tono quasi utopico: un appello universale alla convivenza e all'equilibrio tra specie naturali, declinato in toni fiabeschi ma emotivamente molto potente, tale da riecheggiare addirittura alcuni momenti delle opere del maestro Hayao Miyazaki e del suo Studio Ghibli. Impostazioni (e livelli qualitativi) molto diversi, certo, ma con piccoli elementi comuni che sicuramente fa piacere ritrovare.

Movieplayer.it

3.0/5